In breve.
La vittoria di Caselli è, nella sostanza, indiscutibile. A nulla vale ricordare che 140 voti sono pochi, che il nuovo sindaco è stato eletto “solo” da 1/3 degli elettori Sassolesi, che l’astensione ha colpito più noi (ha colpito anche Caselli ma su di lui sono giunti molti più voti da Scalabrini, Pecoraro, Conto Anch’io, ecc.), che alla vittoria ha contribuito anche il trasformismo di Pecoraro (ognuno nella vita fa quello che vuole, ma la sua scelta non ha alcuna valida giustificazione sul piano politico e della decenza) o, peggio, che non saremmo stati compresi.Il voto ha mostrato invece l’esito di una lunga stagione di progressivo logoramento del centro sinistra sassolese. Centro sinistra via via meno capace di costruire alleanze e presenza nella società, di proporre una missione ed un progetto condiviso dalla maggioranza dei cittadini di Sassuolo. Questo esito ha origini sia nazionali che locali. Scelta del Pd a favore della propria suicida “autosufficienza”, minoritarismo di una parte della sinistra, debolezza del progetto col quale il Pd si rivolge alla città, gravissima immaturità del gruppo dirigente sassolese del PD.
Pattuzzi ha operato bene ma un sindaco da solo non può reggere all’assenza e alla fragilità del proprio partito e della coalizione.
Le posizioni di Rifondazione comunista e Verdi a Sassuolo, attestati su scelte di rancorosa inutilità, sono poi speculari “all’autosufficienza” del PD. Dietro tutto ciò, sia chiaro, ci sono i cambiamenti reali intervenuti nella nostra società, nelle relazioni economiche e culturali, nei rapporti di lavoro: ruolo dell’immigrazione, riposizionamento del settore ceramico su scala mondiale, acuta e crescente disoccupazione alle porte, esaurirsi degli ammortizzatori sociali (col governo nazionale che non compie nessuna scelta per prorogarli), ripensamento delle politiche urbanistiche e dello stato sociale, solitudine dei lavoratori e di parte dei ceti medi.
Caselli ha vinto quindi soprattutto per l’assenza di una missione forte del centro sinistra. Nonostante il suo progetto sia confuso e segnato da velleità e sottovalutazioni (è un progetto più contro che per, fotocopia degli stessi fenomeni sui cui vive il consenso del governo nazionale), ha interpertato – molto a torto, ma non importa – il disagio e il desiderio di indicazioni “forti” che provengono da ampi settori della collettività sassolese. Nessuna sottovalutazione è più possibile per noi.
Quel che serve: progetto comune del centro sinistra, a Sassuolo come in Italia, ricostruzione di legami non effimeri coi cittadini e il mondo dei lavori (dipendenti, precari, autonomi), indicazioni chiare su come pensiamo di affrontare i problemi.
Propongo, per queste ragioni, al PD di Sassuolo e alla coalzione che ha sostenuto Pattuzzi di organizzare assieme incontri pubblici nei quali affrontare i nodi che il voto ha mostrato; per porre le basi – il più rapidamente possibile – di una futura vittoria del centro sinistra nella nostra città e in Italia.
PS: invitiamo il neo-Sindaco Caselli a scoraggiare e condannare, come già in parte ha fatto, atteggiamenti nostalgico-fascisti tipici di un passato che vorremmo tutti superato.
(Contributo di Mauro Sentimenti, capolista Sinistra per Sassuolo)