A conclusione della battaglia elettorale, voglio proporre alcune riflessioni. Mi sono speso per molti anni per aiutare i giovani a crescere, a maturare, ad avere passione nel cuore, a scegliere valori impegnativi e ricchi di senso..a prescindere dalle scelte di schieramento che faranno nella vita. Mosso da questa convinzione ho però da tempo inteso che anche la politica necessita di passione, di progetti e che essa è sempre frutto di una precisa mentalità.
L’azione politica dovrebbe essere sempre al servizio del “bene” della comunità nella quale è espletata. Da questa sua connotazione nasce lo stile che, in ogni caso, dovrebbe governarla e contraddistinguerla : cioè lo stile del servizio a questo bene… Però non è scontata la risposta alla domanda “in che cosa consista questo bene” : perciò sono legittime scelte politiche differenti originate dai differenti valori di riferimento ; legittime quando tutte hanno come fine il bene comune. Se a questo quadro di riferimento aggiungiamo solamente alcuni paletti (un po’ di equilibrio, il rispetto per le differenti opinioni, la disponibilità di maggioranze e opposizioni a collaborare, nel rispetto dei diversi ruoli e responsabilità ), avremmo già delineato i connotati di un’azione politica virtuosa, a prescindere dagli schieramenti.
Spesso, però, non è così, né da una parte, né dall’altra. Da persona che si colloca nell’area riformista del centro –sinistra, insieme a tanti altri amici, ho cercato, all’interno della mia area di riferimento, di promuovere e stimolare queste prerogative: stile di servizio alla città, passione, rispetto per le altre opzioni ( ma anche dei paletti di cui sopra…), dialogo, anche con il più lontano dalle mie idee; coinvolgimento diretto delle persone nell’azione politica.
Sono note le mie battaglie e tutto quello che ho cercato di fare, compresa una per me drammatica candidatura a sindaco nella passata legislatura, per contribuire, insieme ad altri, a far progredire l’area del riformismo e della solidarietà lungo un percorso degno delle sue tradizioni, cattolica e non; ma anche quanto tutto ciò abbia prodotto poco in termini di un effettivo cambiamento di mentalità.
Voglio ricordare questo percorso, perché è opportuno e utile che ognuno, in questo momento, si assuma fino in fondo le sue responsabilità, anche in merito alla sconfitta elettorale; è opportuno che essa venga analizzata in profondità fin dalle sue radici, per poter ripartire, insieme a tutti coloro che lo condividono, a promuovere una rifondazione dell’area riformista. Una ripartenza che, prima ancora che politica, è etica, è culturale, è progettuale, è basata sul rapporto diretto con la gente.
La prima urgenza è ridare un’anima e un progetto a chi si riconosce nella mentalità riformista, ascoltando i bisogni delle persone, avendo la capacità di indicare con chiarezza obbiettivi e soluzioni, anche coraggiose; e la capacità di proporre scelte coraggiose può averla solamente una classe politica “libera”dalla preoccupazione della sua “carriera”, perché al servizio unicamente del bene della città.
Occorre saper qualificare e rispondere alla domanda “cosa significhi, oggi, essere riformisti”; se sia possibile coniugare e tradurre in un progetto di convivenza realizzabile, la solidarietà da un lato, e dall’altro, la legittima aspirazione personale a stare meglio, a essere realizzati, a essere curiosi culturalmente ecc.; se sia possibile che anche la competenza, finalmente, possa diventare decisiva nelle scelte e nelle responsabilità politiche.
Occorre far capire che questi obbiettivi non possono essere raggiunti solamente da un gruppo di persone (i politici) pur generosi, trasparenti e competenti che siano, ma devono essere condivisi e perseguiti in modo responsabile da parte di tutti quelli che si riconoscono nell’aera riformista.
E’ dunque opportuno proporre una diffusa e permanente mobilitazione a tutti coloro che si sentono di dare qualcosa a questo progetto; il PD, da parte sua, deve accettare la sfida di riuscire a fare sentire ognuno protagonista di questo progetto.
All’inizio di questa campagna elettorale ho cercato di lanciare questo grido di allarme, sia a Graziano Pattuzzi, sia nel partito: “….dobbiamo ridare dignità ed entusiasmo nel proclamarsi riformisti; dobbiamo parlare anche al cuore, non solo, pur se giustamente, riproporre l’elenco freddo delle cose fatte…: non sono stato molto ascoltato”.
L’amico Luca Caselli, invece, ha saputo presentarsi come la risposta più efficace alla richiesta di cambiamento, che rappresenta in ogni caso l’elemento più decisivo di questo risultato.
A lui e ai suoi più stretti collaboratori, la responsabilità di attuare il loro programma nel rispetto di uno stile di governo che metta al bando atteggiamenti irresponsabili e improponibili: il centro destra può trovare le risorse politiche e professionali per lavorare e amministrare in modo degno, contribuendo così all’esercizio virtuoso dell’azione politica e amministrativa nella nostra città .
Per questo gli auguro di cuore buon lavoro!
A noi la responsabilità di convincere nuovamente i cittadini di Sassuolo che la bandiera del riformismo è ancora capace di scaldare il cuore e muovere passioni, continuando l’opera di fondazione del PD, sapendo far coesistere in modo efficace il contributo di generazioni diverse (i danni del giovanilismo presuntuoso “alla Pecoraro” sono sotto gli occhi di tutti, a partire da quelli dei suoi giovani compagni di viaggio..) e stimolando il coinvolgimento di tante e diverse competenze che dovranno spendersi in mezzo alla gente e che troveranno nel prossimo, imminente congresso, l’opportunità di esprimersi e di scegliere il percorso ad esse più confacenti.
Penso che l’idea di una “ giunta ombra “ che abbia queste prerogative possa essere presa in considerazione.
Poi fra cinque anni la parola ripasserà ai sassolesi.
Da ultimo, un doveroso ringraziamento a Graziano Pattuzzi (da parte di uno che si schierò contro la sua prima candidatura), perché ha dato l’anima e ha amministrato in modo più che dignitoso; e infine un avvertimento ai livelli provinciali del partito: se si continuerà a tenere Sassuolo ai margini e senza rappresentanza nel dibattito politico provinciale, si rivincerà fra molti anni.
Maurizio Dallari – segreteria PD Sassuolo