Un’importante campagna di scavo archeologico avviata in questi giorni sull’isola siciliana di Stromboli, la più settentrionale dell’arcipelago delle Eolie, si basa sul lavoro e la competenza di ricercatori e studenti dell’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia. Vi partecipano oltre trenta giovani del corso di laurea triennale in Scienze dei Beni Culturali e del corso di laurea specialistica in Scienze per la Conservazione e il Recupero del Patrimonio Archeologico.
Lo scavo, iniziato il 17 giugno scorso, esplora due nuove aree, della superficie complessiva di circa 150 mq, nei pressi della Chiesa di San Vincenzo dove sono state precedentemente rinvenute le tracce di un villaggio preistorico di capanne risalente all’età del Bronzo antico/medio (prima metà del II millennio a.C.) con rilevanti testimonianze di epoche successive, tra le quali una necropoli di età greca. Tale indagine ha lo scopo di raggiungere una migliore definizione della planimetria e della cronologia del villaggio preistorico, dati preliminari a una complessiva comprensione dello sviluppo storico delle popolazioni locali.
Il progetto è il frutto della collaborazione tra il Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia ed il Servizio Beni Archeologici della Soprintendenza ai Beni Culturali di Messina (dott. sse Gabriella Tigano e Maria Clara Martinelli), e si avvale dell’attivo supporto della Circoscrizione Comunale di Stromboli (dott. Carlo Lanza) e dell’Associazione Preistoria Attuale.
Agli studenti modenesi ed agli esperti italiani e stranieri che partecipano alla campagna di scavo è affidata la ricostruzione delle modalità di vita degli antichi abitanti di Stromboli e l’indagine è volta ad approfondire vari aspetti, quali l’ambiente naturale, i metodi di sussistenza, le materie prime, la tecnologia, le produzioni artigianali, l’organizzazione topografica e sociale dell’abitato, la sequenza cronologica, i contatti e i commerci intrattenuti dai residenti con le popolazioni dell’area mediterranea.
Il carattere di questa ricerca è quindi fortemente interdisciplinare, nello spirito che da sempre caratterizza gli studi eoliani, come testimoniato ad esempio dallo studio archeometrico delle ceramiche iniziato negli anni ’60, dal prof. John Williams che attualmente collabora con l’équipe universitaria modenese. Gli specialisti dell’Ateneo di Modena e Reggio Emilia sono affiancati in quest’opera da esperti del CNR (ICEVO-Roma) e di altre Università italiane (Firenze, Pisa, Urbino, Messina) ed estere (Sorbona di Parigi, Bangor, Sheffield e Liverpool): un egeista, un conservatore restauratore, due disegnatori di reperti archeologici, un paleobotanico, un topografo, due geoarcheologi, un archeometra, un petrologo, un vulcanologo e un sedimentologo.
Era il 1980 quando a Stromboli vennero alla luce le tracce di questo villaggio preistorico di capanne e le successive testimonianze. La scoperta andò ad arricchire l’eccezionale patrimonio archeologico delle Isole Eolie, frutto della pluriennale attività di ricerca di Luigi Bernabò Brea e Madeleine Cavalier, che ha permesso di definire una sequenza di riferimento per tutto il sud Italia a partire dal Neolitico (7000 a.C.).
Villaggi come quello di San Vincenzo, caratterizzati da capanne ovali realizzate in blocchi di pietra lavica, sono conosciuti anche a Lipari, Panarea, Salina e Filicudi. Proprio su quest’ultima isola, sul promontorio di Capo Graziano, si trova il sito che ha permesso la definizione della facies culturale omonima e a cui appartiene l’insediamento di San Vincenzo. A questa fase risalgono le prime testimonianze di contatti tra il mondo egeo-miceneo e il basso Tirreno: in alcuni di questi villaggi sono stati rinvenuti beni di prestigio provenienti dal mediterraneo orientale. Il villaggio di Stromboli è situato in posizione strategica di controllo delle vie marittime come avamposto orientale dell’arcipelago, con una visuale che spazia dallo Stretto di Messina al Promontorio di Tropea.
L’intervento di scavo eseguito nel 1980 da Madeleine Cavalier a Stromboli riuscì a stabilire la natura e la cronologia del deposito archeologico, mettendo in luce parte di un villaggio, ma la stessa autrice sottolineava come il sito “…ricchissimo di frammenti ceramici …dovrà essere oggetto di ricerche sistematiche in un prossimo futuro”.
Le attuali ricerche, dirette dalla prof. ssa Sara Tiziana Levi dell’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia dove insegna Metodologia della Ricerca Archeologica, sono dunque la prosecuzione ed il completamento delle ricerche iniziate trent’anni fa.