Nuove riserve geotermiche nel territorio di Brisighella, nell’area nord modenese e nel ferrarese, preziose per ridurre il ricorso ai combustibili fossili. Un innovativo progetto regionale per individuare le aree più idonee per stoccare in profondità l’anidride carbonica e contribuire così al raggiungimento degli obiettivi del Protocollo di Kyoto e degli impegni assunti dall’Unione Europea in materia di riduzione di emissione di anidride carbonica (20% entro il 2020 e 50% entro il 2050). E ancora, un’iniziativa sperimentale nel ravennate per riempire di acqua marina i depositi di gas metano, contrastando in tal modo la subsidenza indotta dall’estrazione di gas; ma anche nuove riserve idriche di qualità e rinnovabili scoperte lungo il corso del fiume Po da Piacenza a Rimini.
Il sottosuolo si dimostra sempre più un’importante risorsa per la tutela dell’ambiente. Anche in Emilia-Romagna, dove Regione ed Enti locali hanno avviato diversi studi ed esperienze in questa direzione, si cerca di sfruttare potenzialità un tempo sconosciute per ridurre inquinamento e sfruttamento delle risorse naturali. L’occasione per fare il punto della situazione, alla luce delle ultime scoperte scientifiche e dei più recenti sviluppi della tecnologia, viene dal convegno “Il sottosuolo. Risorse e ambiente” promosso dalla Regione Emilia-Romagna oggi a Bologna. “Questo convegno – ha detto l’assessore regionale alle attività produttive Duccio Campagnoli aprendo oggi i lavori – è una straordinaria occasione di approfondimento. La legge di politica energetica della Regione Emilia-Romagna va nella direzione dello sviluppo sostenibile e del rispetto dei parametri di Kyoto. Per arrivare a questi obiettivi dobbiamo adoperare tutte le soluzioni: fondamentale è continuare la sperimentazione per ottenere tecnologie sempre più efficienti. In questa regione così laboriosa, certamente anche il sottosuolo farà la sua parte”.
Geotermia: a Brisighella, nel modenese e a Ferrara le riserve più interessanti Non sempre l’energia sprigionata dal sottosuolo è distruttiva come accade con terremoti ed eruzioni vulcaniche. Se opportunamente canalizzata, può infatti servire per scaldare le nostre case in modo ecologico. Una mappatura delle zone più “calde” del sottosuolo emiliano-romagnolo è stata realizzata in Emilia-Romagna, proprio per individuare le riserve di energia geotermica più importanti e più idonee ad essere sfruttate. Il progetto, che vede insieme alla Regione numerose Amministrazioni locali (Provincia di Modena, Comune di Ferrara, Comune di Brisighella ecc.), ha individuato potenziali riserve a profondità accessibili, in particolare nell’area nord modenese e nel ferrarese. Nella zona di Mirandola, ad esempio, già a 400 metri di profondità si trova una temperatura intorno ai 50 gradi centigradi. Le potenzialità geotermiche del sottosuolo sono ancor oggi sfruttate solo in minima parte. L’esperienze più significative di teleriscaldamento in Emilia-Romagna sono al momento solo due: a Ferrara e a Bagno di Romagna. “La geotermia assieme alle altre forme di energia rinnovabile – ha spiegato l’assessore alla difesa del suolo e della costa Marioluigi Bruschini – non è un’utopia ma una necessità economia ed ambientale immediata. In attesa dell’era dell’idrogeno è importante uno sforzo maggiore nel campo delle energie pulite, come ci suggeriscono tutti gli indicatori macroeconomici ed ambientali .
Una nuova riserva d’acqua nel sottosuolo lungo il Po: un nuovo acquifero scoperto dove scorreva il fiume Po più di 10 mila anni fa. Una riserva preziosa di acqua di buona qualità che va da Piacenza a Rimini. Largo fino a 2 chilometri e collocato a 20-30 metri di profondità, questo acquifero è stato individuato dalla Regione nell’ambito di una mappatura delle riserve idriche sotterranee presenti in tutto il territorio emiiano-romagnolo. Ora è oggetto di un monitoraggio, in quanto sembra costituire una ulteriore riserva idrica, da utilizzare, in periodi limitati di tempo, per garantire la fornitura di acqua nei periodi di maggiore domanda. Due in particolare i vantaggi: la scarsa profondità che ridurrebbe i rischi di subsidenza in caso di prelievo e la ricarica veloce direttamente dalle Alpi, a garanzia della non esauribilità della risorsa. “Questa nuova disponibilità di acqua sotterranea non deve però farci perdere di vista i tre obiettivi del Piano di tutela delle acque, che restano fondamentali: risparmio, uso plurimo e conservazione delle risorse idriche- ha sottolineato l’assessore regionale all’ambiente Lino Zanichelli, che ha annunciato lo stanziamento in “assestamento di bilancio di 1 milione 200 mila euro per la realizzazione di nuovi invasi a scopo irriguo e a basso impatto ambientale di cui il primo è in avanzato stato di realizzazione nel parmense”.
Stoccaggio di CO2 nel sottosuolo con la Regione e il Comune di Ferrara: intrappolare le emissioni di CO2 sottoterra, là dove esistono sia cavità naturali inutilizzate, che idonee strutture geologiche. E’ l’idea che sta alla base di un progetto che vede insieme Regione e Comune di Ferrara e che ha individuato i “contenitori” più idonei a questo scopo collocati a una profondità tra gli 800 e i 2000 metri e con le maggiori garanzie di tenuta. Si tratta di acquiferi salini compresi tra le province di Ravenna e Ferrara. Esperimenti di stoccaggio dell’anidride carbonica sono già stati compiuti negli Stati Uniti, in Canada e in Germania, ed è stata di recente adottata una Direttiva europea sulla cattura e lo stoccaggio di CO2, proprio per affiancare queste tecniche al risparmio energetico e all’incremento delle energie rinnovabili per il raggiungimento degli obiettivi del Protocollo di Kyoto e agli impegni assunti dall’Unione Europea.
Stop alla subsidenza con le iniezioni di acqua di mare: acqua al posto di petrolio e gas metano. Potrebbe essere questa una cura efficace contro la subsidenza. L’immissione di acqua marina infatti permette di occupare i vuoti lasciati nel sottosuolo (una delle cause dell’abbassamento del livello del terreno) dall’estrazione di gas metano. Si tratta di un progetto sperimentale in corso di attuazione in un campo pozzi del ravennate dalla Regione in collaborazione con Eni, Comune e Provincia di Ravenna.