Aumentano gli iscritti Cgil Emilia Romagna che arriva a quota 797.560 tessere tra chi è andato in pensione e chi ancora lavora registrando un + 5.326 di incremento (+0,67%) sull’anno precedente. Sono i dati presentati stamattina in conferenza stampa dal segretario generale Massimo Bussandri e dal segretario organizzativo Gianluca Zilocchi.
Zilocchi ha evidenziato come quasi la metà degli iscritti, il 47%, “si colloca nella fascia fra i 51 e i 65 anni, l’età dove fino a pochi anni fa si andava in pensione dato che riflette l’andamento demografico del mondo del lavoro”. Il segretario organizzativo ha anche sottolineato la crescita degli iscritti tra i lavoratori giovani fino ai 35 anni e evidenziato con preoccupazione il dato che mostra un leggero calo tra le iscritte donne (dal 52,86% al 51,48%), “dovuto a una maggiore precarietà che affligge le lavoratrici che quindi sono le prime a essere espulse dal mondo del lavoro”.
Secondo il segretario Bussandri: “un altro dato fortemente positivo, accanto all’ aumento di 10.500 tra i lavoratori attivi, è la crescita registrata soprattutto tra i giovani e anche il fatto che la crescita della nostra organizzazione in questo territorio regionale è generalizzata in tutti i settori produttivi e in tutte le province. Avere raggiunto il dato di quasi 800.000 iscritti in Emilia Romagna ci carica di una responsabilità enorme perché vuol dire che, se contiamo solo i maggiorenni, quasi un cittadino su 4 di questa regione è iscritto alla CGIL. Sono dati che dovremo far valere in questa crisi manifatturiera devastante per difendere uno a uno i posti di lavoro e per rivendicare una riscrittura del Patto per il lavoro per il clima che sia ancora più tutelante nei confronti delle persone che lavorano. Il nostro tesseramento – prosegue Bussandri – è in qualche modo anche la fotografia di quello che è il lavoro nella nostra regione penso ad esempio al fatto che il 25% dei nostri iscritti attivi sono stranieri, perché evidentemente il contributo dei lavoratori stranieri al nostro sistema produttivo, al nostro mondo del lavoro è di quelle dimensioni ed è paradossale che chi sostiene per un quarto il nostro sistema produttivo in Emilia – Romagna, ma lo stesso penso che possa valere per altri territori del nostro paese, non abbia in molti casi il diritto di cittadinanza.
Durante la conferenza stampa è stato annunciato il raggiungimento della quota di mille comitati referendari costituiti in tutta la regione.