La rappresentanza d’impresa e manageriale non si limita alla difesa degli interessi specifici di una categoria, ma contribuisce alla stabilità economica e sociale del Paese. Gioca infatti un ruolo chiave nel garantire un dialogo costruttivo tra il mondo del lavoro, le istituzioni e gli stakeholder economici, facilitando l’adozione di politiche equilibrate e sostenibili. Attraverso la contrattazione collettiva e il confronto con le autorità pubbliche, le associazioni datoriali e quelle manageriali aiutano a creare condizioni favorevoli per lo sviluppo delle imprese e la promozione dell’innovazione.

Tema quanto mai attuale se si pensa alla grande sfida della digitalizzazione: il 61% delle PMI italiane (contro il 57,7% nell’UE) ha adottato almeno 4 su 12 attività digitali (Osservatorio 4.Manager su dati Istat 2023). Tuttavia, le piccole imprese sono penalizzate in digitalizzazione avanzata, con solo il 14,6% che condivide dati elettronici con la catena di approvvigionamento e il 5,0% che utilizza l’AI, frenata soprattutto dalla mancanza di competenze.

Questi gli elementi sottolineati dai rappresentanti di Federmanager e Confindustria nel corso del convegno “Il valore della rappresentanza”, che si è svolto a Bologna l’8 aprile presso l’Auditorium di Confindustria Emilia Area Centro. L’incontro, organizzato da Federmanager Bologna – Ferrara – Ravenna e Confindustria Emilia Area Centro, si è posto l’obiettivo di mettere in evidenza l’importante e quanto mai attuale funzione delle organizzazioni datoriali e delle associazioni manageriali.

I numeri dimostrano quanto sia estesa e rilevante la presenza delle organizzazioni di rappresentanza in Italia, sia dal lato imprenditoriale che da quello manageriale. Nel caso di Confindustria, rappresenta oltre 150.000 imprese per un totale di circa 5,4 milioni di lavoratori, mentre Federmanager, rappresenta oltre 180.000 dirigenti, quadri e alte professionalità delle imprese industriali pubbliche e private.

In un contesto globale sempre più competitivo, hanno sottolineato i promotori, rafforzare il ruolo della rappresentanza significa non solo tutelare le singole categorie, ma anche contribuire alla costruzione di un sistema produttivo più resiliente e innovativo.

Entrambe le organizzazioni, Confindustria e Federmanager, per favorire questo processo, si avvalgono, sia a livello nazionale, sia a livello territoriale, di numerose commissioni interne che si occupano di vari ambiti, al fine di produrre analisi dei settori produttivi, proposte di politiche industriali e fiscali, indicazioni su tecnologie emergenti e trasformazione digitale, ma anche consulenze strategiche per la formazione delle competenze, le politiche ambientali ed energetiche, di internazionalizzazione e commercio.

I relatori

Hanno aperto i lavori Tiziana Ferrari, Direttore Generale Confindustria Emilia, Maurizio Marchesini, Vice Presidente per il Lavoro e le Relazioni Industriali Confindustria e Valter Quercioli, Presidente di Federmanager. Sono intervenuti Vincenzo Colla, Vicepresidente e Assessore a Sviluppo economico e green economy, Energia, Formazione professionale, Università e Ricerca Regione Emilia-Romagna, Daniele Damele, Presidente Fasi, Massimo Sabatini, Direttore Generale Fondirigenti, Giuseppe Straniero, Presidente Previndai e Massimiliano Panarari, Professore di Sociologia della comunicazione presso l’Università di Modena e Reggio Emilia e docente in Luiss Guido Carli e Bocconi. Conclusioni a cura di Massimo Melega, Presidente Federmanager Emilia-Romagna.

La Regione e gli Organi di rappresentanza del mondo manifatturiero

A rappresentare la Regione Emilia-Romagna il Vicepresidente Vincenzo Colla, che ha dichiarato: “Se di modello emiliano-romagnolo si può parlare, esso risiede nelle relazioni fra pubblico e privato, fra istituzioni e rappresentanze. Un dialogo fondamentale che esercitiamo a monte, per condividere le strategie dello sviluppo territoriale, come ben rappresenta il Patto per il Lavoro e per il Clima regionale. Un’assunzione comune di responsabilità che ci ha permesso di governare anche e soprattutto i momenti di crisi e difficoltà, come recentemente sono stati casi del sisma, della pandemia, dell’alluvione. Un patrimonio che non è solo di tenuta per la manifattura e il nostro sistema economico, ma di tenuta democratica per le nostre comunità, e che sarà sempre più importante per attraversare il periodo di grandi incertezze geopolitiche che stiamo affrontando.”

Colla ha poi lanciato una proposta, per agevolare il grande cambiamento in atto lato innovazione: “E’ forse il momento di chiamare i manager di filiera. La media e grande impresa deve costruire dei manager di filiera per fare entrare la sua piattaforma tecnologica dentro le piccole e medie imprese, perché se perdiamo quelle piccole e medie imprese che rappresentano il 90 % delle imprese del Paese, anche il capo filiera si troverà in difficoltà.” “Affronteremo anche il tema dell’economia sociale – ha proseguito – perché l ‘impresa non si fa nel deserto. L’economia di mercato e l’economia sociale devono stare insieme, perché se non hai filiera dell’istruzione, se non hai sanità, se non hai servizi, se non hai bellezza, se non hai cultura, non sei attrattivo.

Rappresentanza chiave per un sistema industriale forte e competitivo

Nel suo intervento Maurizio Marchesini, Vice Presidente per il Lavoro e le Relazioni Industriali Confindustria ha sottolineato: “La rappresentanza è la chiave per un sistema industriale forte e competitivo. Essere parte di un’associazione come Confindustria significa agire con visione collettiva, superando logiche individuali per dare più forza alla voce delle imprese. Il confronto tra realtà diverse è fonte di crescita e arricchimento, e il nostro ruolo è costruire un dialogo efficace con le istituzioni, in Italia e in Europa. Solo così possiamo contribuire a uno sviluppo solido, sostenibile e orientato al futuro.”

Rappresentanza e policy: strumenti e organismi associativi per la produzione di idee

“Il valore aggiunto della rappresentanza del management industriale – ha dichiarato Valter Quercioli, Presidente Federmanager – risiede nel vasto patrimonio di conoscenze e competenze nella gestione strategica ed operativa delle aziende di tutti i settori e quindi nel contributo di prima mano che può offrire alle Istituzioni e alla Politica. Alla luce dei mutevoli scenari geopolitici ed europei e ai conseguenti impatti su produzione e commercio estero, il Paese può contare su Federmanager per disegnare e mettere a terra politiche industriali e di supporto economico ed occupazionale di sicura efficacia. A tal fine, l’interlocuzione continua a tutto tondo tra Istituzioni, Politica, Associazioni di rappresentanza del management e Associazioni datoriali è decisiva per il successo di tali politiche. Federmanager è fortemente impegnata a diffondere una cultura manageriale contemporanea, che abbraccia gli orientamenti di maggior importanza per i cittadini, i lavoratori e le imprese: innovazione, sostenibilità, diversificazione commerciale, mercato del lavoro, inclusione dei talenti e delle diversità. Sono queste le fonti del valore aggiunto industriale di oggi e del domani prevedibile. Federmanager – ha concluso il Presidente – è un grande polo di competenze manageriali contemporanee a disposizione della crescita delle imprese e del Paese.”

Il rilievo generale ed il ruolo pubblico della rappresentanza sociale

“Esiste ancora uno spazio per i corpi intermedi nell’epoca del trionfo della disintermediazione? Si tratta di un tema che Confindustria e Federmanager si pongono con attenzione da parecchio tempo – ha affermato Massimiliano Panarari, Professore di Sociologia della comunicazione presso l’Università di Modena e Reggio Emilia e docente in Luiss Guido Carli e Bocconi -, all’insegna di un approccio che intende avvalersi opportunamente delle tecnologie digitali (in primis per gli iscritti e la comunicazione associativa), ma che punta a ribadire il fatto che il sistema-Paese ha necessità di coesione ed efficienza. E, dunque, di riportare al centro il valore della rappresentanza di chi declina gli interessi economici in una chiave di interesse generale e di visione complessiva del posizionamento dell’Italia in questo mondo in vorticoso cambiamento. Dove c’è bisogno, a ogni livello, di un ruolo maggiore delle parti sociali e dei sistemi competenti, e non di una caotica orizzontalizzazione in stile ‘uno vale uno’.

Gli enti paritetici di sistema: un formidabile apparato al servizio di manager e aziende

I lavori sono stati l’occasione per sottolineare il contributo degli enti paritetici di sistema. Quattro quelli costituiti da Federmanager e Confindustria: 4.Manager, Previndai, FASI e Fondirigenti. Come sottolineato nei loro interventi da Daniele Damele, Presidente Fasi, Massimo Sabatini, Direttore Generale Fondirigenti e Giuseppe Straniero, Presidente Previndai, tali enti rappresentano un modello di collaborazione tra organizzazioni datoriali e associazioni manageriali, volto a fornire servizi essenziali per la crescita delle imprese e la tutela dei manager. Ooperano in diversi ambiti, tra cui formazione continua, assistenza sanitaria, previdenza complementare, welfare e politiche attive del lavoro, contribuendo allo sviluppo di competenze strategiche e alla competitività del sistema produttivo. Grazie alla loro struttura condivisa, garantiscono un equilibrio tra le esigenze aziendali e quelle dei manager, favorendo un dialogo costruttivo e soluzioni efficaci per affrontare le sfide del mercato.

Tra le ultime iniziative attivate, un percorso di alta formazione promosso da 4.Manager per fornire un mix di competenze tecniche avanzate e soft skill relazionali, necessarie alle imprese per perseguire la competitività e la capacità di innovare in modo sostenibile. L’Osservatorio 4.Manager evidenzia infatti che un’azienda su due segnala una carenza di competenze come ostacolo principale all’utilizzo dell’AI, con forte divario tra grandi e piccole imprese. Purtroppo il nostro Paese si posiziona agli ultimi posti per mancanza di competenze digitali secondo il Digital Economy and Society Index (DESI, indice introdotto dalla Commissione Europea nel 2014 per misurare i progressi dei Paesi europei in termini di digitalizzazione dell’economia e della società). Il dato è alla base della forte difficoltà che le organizzazioni riscontrano nell’affrontare la trasformazione digitale.

Valore della rappresentanza contribuisce alla costruzione del bene comune

Ha portato il suo contributo ai lavori la Senatrice della Repubblica Elena Murelli, che ha dichiarato: “Il dialogo tra le istituzioni, le imprese, le rappresentanze sociali non è solo auspicabile ma è necessario. La rappresentanza è in sostanza un motore di sviluppo, coesione e competitività. Il contributo delle parti sociali nelle scelte strategiche del Paese, penso ad esempio alla formazione, alla gestione delle crisi aziendali, alla contrattazione collettiva, rappresenta un patrimonio di competenze e di mediazione che va assolutamente valorizzato.”