La Ginecologia del Policlinico di Modena, diretta dal Professor Antonio La Marca, si distingue una delle poche in Italia a disporre sia della radiofrequenza che delle micro-onde come energia ablativa per il trattamento dei fibromi uterini. Questa innovazione tecnologica consente di offrire alle pazienti una procedura ultra mini-invasiva, riducendo al minimo i tempi di degenza  e migliorando il recupero post-operatorio.

L’esperienza accumulata dall’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Modena è stata fondamentale per diventare un punto di riferimento internazionale anche per la formazione medica. Fino alla fine dell’anno, il Professor La Marca e la sua equipe ospiteranno, con cadenza mensile, piccoli gruppi di medici provenienti da diversi paesi europei e da varie regioni d’Italia con l’obiettivo di far conoscere e diffondere questa tecnica, permettendo a un numero crescente di pazienti in tutto il mondo di accedere a un trattamento così poco invasivo. Il primo gruppo in visita è stato accolto lo scorso 29 marzo.

Il fibroma uterino è un tumore benigno che colpisce tra il 50% e il 70% delle donne in età riproduttiva. Sebbene in molti casi sia asintomatico, nel 30% delle pazienti può provocare sanguinamento eccessivo, dolore pelvico e complicazioni ostetriche come infertilità e aborti ricorrenti. In passato, il trattamento principale prevedeva l’isterectomia, ma negli ultimi anni la ricerca si è concentrata su soluzioni meno invasive che permettano di preservare la fertilità.

La termoablazione o miolisi con radiofrequenza e micro-onde rappresenta un’alternativa innovativa. La procedura consiste nell’inserimento, sotto guida ecografica, di un particolare ago all’interno del fibroma, con la successiva applicazione di energia ablativa che induce la necrosi del tessuto. Questa tecnica, già impiegata con successo nel trattamento di tumori a polmoni, reni e fegato, è stata recentemente adattata alla ginecologia grazie allo sviluppo di strumenti adeguati.

«Eseguo personalmente questa metodica chirurgica ultra mini-invasiva e trovo che rappresenti davvero una grande innovazione tecnologica – spiega il Professor La Marca, – la paziente resta solo poche ore in ospedale e non necessita di recupero post-operatorio, poiché la procedura, nella quasi totalità dei casi,  non è seguita da dolore o sintomi particolari. La metodica è perfetta per quelle donne con al massimo uno o due fibromi nello spessore della parete uterine e  che vogliono evitare un intervento più invasivo, ad esempio perché desiderano una gravidanza nel breve termine».

Inoltre, la termoablazione non si limita ai soli fibromi uterini, ma rappresenta una potenziale svolta anche per l’adenomiosi uterina, una condizione diffusa per la quale finora non esisteva una soluzione chirurgica adeguata. «Siamo davvero davanti a una svolta epocale nel trattamento della patologia uterina», conclude il Professor La Marca.