Nei primi mesi dell’anno, il Comando Provinciale della Guardia di Finanza, in collaborazione con il Comune di Bologna, ha svolto un’articolata analisi di rischio orientata all’individuazione dei gestori di strutture ricettive prive del Codice Identificativo Nazionale (CIN), per contrastare l’abusivismo nel settore delle locazioni turistiche e costituire un presidio di legalità, anche a garanzia degli utenti.

In particolare, i controlli hanno riguardato l’esistenza e la veridicità del Codice Identificativo Nazionale (CIN), codice che a partire dal 1° gennaio 2025 ogni struttura ricettiva turistica e ciascun immobile destinato a locazione breve o per finalità turistiche è obbligato a richiedere e esporre per la promozione e la pubblicità dell’offerta di ospitalità.

Grazie all’introduzione obbligatoria del CIN è stato infatti possibile mappare e controllare preliminarmente i dati dei circa 5.000 immobili che risultano attivi sul territorio comunale destinati alla locazione turistica e presenti sui principali portali di prenotazione, ricorrendo a tecniche di “web scraping” attuate dal personale qualificato Computer Forensic – Data Analysis del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Bologna.

Le informazioni così acquisite sono state incrociate con quelle presenti nella Banca Dati Strutture Ricettive (BDSR) del Ministero del Turismo, individuando oltre 200 strutture prive di CIN con annunci attivi sui portali telematici.

Su queste si sono concentrati i controlli effettuati nei giorni scorsi dai finanzieri del Nucleo Operativo Metropolitano e dagli agenti della Polizia Locale di Bologna, per verificare l’effettivo svolgimento delle attività ricettive individuate e, conseguentemente, il rispetto delle nuove disposizioni in materia di locazioni turistiche nonché degli obblighi tributari.

I primi riscontri hanno confermato la mancata attribuzione del CIN, con conseguente applicazione di sanzioni amministrative da un minimo di 800 euro a un massimo di 8.000 euro per ciascun immobile, a oltre 80 strutture ricettive individuate, di cui 47 gestite in forma imprenditoriale da un unico soggetto che ha anche omesso la presentazione delle dichiarazioni dei redditi e IVA per oltre un milione di euro di ricavi.

Nei casi più gravi è stato constatato il ricorso a codici identificativi inesistenti o attribuiti ad altri gestori, oltre all’utilizzo di un alloggio destinato all’edilizia residenziale pubblica, individuato anche grazie alla collaborazione con ACER Bologna.

I controlli, che si sono rivelati efficaci, continueranno nelle prossime settimane sulle strutture che presentano irregolarità nell’esposizione del CIN o discordanza tra CIN esposto e la banca dati del Ministero.

L’introduzione del CIN e l’obbligo di una sua esposizione anche sulle piattaforme virtuali ha finalmente consentito una maggiore trasparenza da parte degli operatori economici, contribuendo a una maggiore professionalizzazione del settore e all’emersione di un fenomeno abusivo, che oggi grazie alla collaborazione tra Ministero, Guardia di Finanza e Polizia locale si può iniziare a quantificare e perseguire con efficacia.

L’Amministrazione comunale è da sempre attiva nel garantire una regolamentazione del mercato turistico, in un settore che mai come oggi ha una ricaduta economica importante per la città ma che se non controllato e legalizzato rischia di accentuare fenomeni come la tensione abitativa e l’evasione fiscale.

Richiedere e ottenere il CIN non è, infatti, solo un passaggio formale, ma comporta l’adempimento di alcuni requisiti di natura fiscale e strutturale che sono di fondamentale importanza per la tutela degli ospiti, la sicurezza e il rispetto della legalità.

Al fine di supportare un processo di regolarizzazione del settore, il Comune di Bologna ha messo a disposizione dei titolari e gestori di strutture ricettive una pagina sul portale Iperbole che spiega i passaggi per ottenere il CIN.

A questo link maggiori informazioni https://www.comune.bologna.it/servizi-informazioni/codice-identificativo-nazionale-cin.