Giulia Casamassima, responsabile Sanità Fp Cgil di Modena

Nel comparto della sanità, la conciliazione vita-lavoro è diventata una delle priorità. “Per questo che ci sorprende che il contratto collettivo nazionale della sanità pubblica, che alcune sigle erano pronte a sottoscrivere, non solo non preveda nuove tutele, ma presenti passi indietro, peggiorando una situazione che, numeri alla mano, è sempre più complicata” afferma Giulia Casamassima, responsabile Fp Cgil Sanità di Modena, che esprime la contrarietà del sindacato nei confronti del nuovo contratto collettivo del comparto sui si sono interrotte le trattative con Aran.

Tra i motivi del “no” della Fp Cgil e alte sigle al nuovo CCNL le mancate agevolazioni – se non proprio gli impedimenti – in tema di caregiving famigliare, ovvero la possibilità di conciliare l’attività professionale con la necessità di prendersi cura di genitori anziani o parenti con disabilità.

“Le garanzie dell’attuale contratto – prosegue Casamassima – non vengono riproposte nel nuovo, ad esempio la possibilità di ottenere il part time per le lavoratrici e i lavoratori che si trovano nella condizione di dover assistere un proprio caro non autosufficiente. La necessità di implementare gli organici è un problema che si trascina da anni, ma la soluzione alla carenza di personale non può essere quella di togliere diritti, né chiedere ulteriori sacrifici alle operatrici e agli operatori del settore”.

Un altro punto sul quale la Fpc Cgil si è opposta con forza è la proposta di togliere la possibilità per due congiunti che lavorano entrambi nel settore sanitario di usufruire di turni opposti per esigenze famigliari, ad esempio per poter gestire i propri figli. “Anche nel modenese abbiamo diversi casi di genitori entrambi occupati in professioni sanitarie e non prevedere la possibilità di turni combinati presuppone una visione miope delle reali esigenze di queste persone. A nostro parere, la proposta di contratto che ci è stata fatta non viene incontro ai bisogni dei lavoratori e delle lavoratrici, ma piuttosto fa gravare sulle loro spalle mancanze che dovrebbero essere colmate in ben altre sedi. Ottenere un part time nella sanità pubblica è diventato un vero e proprio percorso a ostacoli, che penalizza lavoratrici e lavoratori. La carenza del personale pesa molto anche su questi aspetti; siamo di fronte ad una situazione che diventa sempre più complicata e continuiamo a non dare risposte adeguate. Così non va!”.

A tutto questo si saldano i numeri, preoccupanti, degli infortuni sul lavoro, anche quelli in itinere. Il dato, che riguarda l’intera provincia e non è legato soltanto alle professioni sanitarie, denuncia tuttavia una situazione ancora molto difficile anche per le donne che hanno subito 5.025 infortuni a fronte dei 9.598 degli uomini nel corso del 2024.

“Quello degli infortuni sul lavoro – conclude Casamassima – rappresenta un dato da tenere in grande considerazione e che va letto in rapporto alle carenze di personale. Non possiamo abbassare la guardia, anzi il problema va posto con forza. Un contratto giusto va anche nella direzione di ridurre questo problema, e di ridurre quindi i conseguenti costi sociali. Concedere il part time a chi lo desidera e sviluppare strumenti di conciliazione vita-lavoro, va anche nella direzione di diminuire gli infortuni e quindi di migliorare la produttività”.