In occasione della Giornata Mondiale dell’Endometriosi l’Azienda Ospedaliero – Universitaria di Modena e l’Azienda USL di Modena accendono i riflettori su questa patologia ancora sotto diagnosticata che, secondo i dati della letteratura scientifica interessa circa il 10% della popolazione femminile in Europa. In Italia la stima riguarda quasi 3 milioni di donne e in Emilia-Romagna potrebbero esserne affette circa 98.000 donne, ovvero il 10% di quelle in età fertile (12-50 anni) e sempre sul territorio regionale sono stati 896 i ricoveri per interventi chirurgici di endometriosi nel 2022. La rete provinciale modenese è incardinata sul Centro “Endometriosi e dolore pelvico cronico” del Policlinico di Modena, punto di riferimento di secondo livello dell’Area Vasta Emilia – Nord e l’Ambulatorio io Endometriosi e dolore pelvico cronico dell’Ospedale di Carpi che è centro di primo livello.

“L’endometriosi – spiega il prof. Antonio La Marca, Direttore dell’Ostetricia e Ginecologia dell’AOU di Modena e docente UNIMORE – è la presenza di endometrio, mucosa che normalmente riveste esclusivamente la cavità uterina, all’esterno dell’utero. Questo provoca dolore mestruale, dolore nei rapporti sessuali e può provocare infertilità nel 30-40% dei casi. Si tratta quindi di una malattia subdola, con aspetti misconosciuti per la sua complessità, che colpisce la donna, la vita della famiglia, le relazioni sociali. Una patologia che richiede un approccio multidisciplinare che deve coinvolgere diversi specialisti, da quelli ospedalieri a quelli che operano sul territorio, dal ginecologo al radiologo, dall’urologo al chirurgo generale, dall’anatomopatologo all’epidemiologo e allo psicologo”.

L’attività ambulatoriale specialistica per la malattia endometriosica esegue più di 1000 prestazioni all’anno a fronte di un enorme impegno di trattamento chirurgico che dall’apertura del nostro Centro, nel 2017, ha visto eseguire più di 1000 procedure chirurgiche per curare questa complessa patologia in un’ottica di approccio multidisciplinare – aggiunge il dottor Carlo Alboni, responsabile della Struttura Semplice di Chirurgia Ginecologica mini-invasiva e robotica del Policlinico e referente del Centro Endometriosi e dolore pelvico cronico.

Il centro “Endometriosi e dolore pelvico cronico è attivo dal 2017 presso l’Azienda Ospedaliera-Universitaria di Modena. Oltre al dott. Carlo Alboni vi operano la dottoressa Marianna Cannoletta e il dottor Antonino Farulla. L’attività ambulatoriale si inserisce all’interno di un PDTA (percorso diagnostico terapeutico) regionale di cui è centro di riferimento per tutta l’Area Vasta Emilia Nord (AVEN). Questo garantisce la centralizzazione degli interventi chirurgici più complessi presso il centro provinciale a più alta esperienza, con un approccio multidisciplinare integrato su tutto il territorio. A Modena, ogni anno vengono seguite un migliaio di pazienti in ambulatorio, molte delle quali affette da endometriosi di grado moderato e severo. molte delle quali affette da quadri clinici di grado moderato e severo. Ogni anno vengono eseguiti numerosi interventi chirurgici per questa patologia che spesso può richiedere approcci anche molto complessi ed in equipe multispecialistica. L’approccio chirurgico, nella quasi totalità dei casi endoscopico, viene offerto sia in laparoscopia che in robotica.

Il percorso Modenese è attivato nell’ambito di un sistema a rete regionale suddiviso per centro di riferimento di primo, secondo e terzo livello. Modena è centro di riferimento di secondo livello per l’Area Vasta Emilia Nord. L’altro centro di riferimento è Rimini per l’Area Romagnola. C’è poi il Sant’Orsola di Bologna che è il centro regionale di terzo livello. L’Emilia – Romagna è stata la prima regione in Italia ad adottare una delibera che ha definito il PDTA e una delle poche che lo ha attuato nella pratica.

A questi numeri si aggiungono quelli dell’ambulatorio Endometriosi e dolore pelvico cronico, attività di primo livello afferente a all’Unità Operativa di Ginecologia e Ostetricia del Ramazzini diretta dal dottor Paolo Venturini che nel 2024 ha effettuato 110 visite.

 

Il centro “Endometriosi e dolore pelvico cronico” del Policlinico: un approccio multidisciplinare e la tutela della fertilità

Nel centro di riferimento per l’endometriosi del Policlinico di Modena le pazienti possono ricevere una presa in carico globale e livelli di cure di alta qualità, con particolare riferimento al trattamento sia medico che chirurgico della patologia così come è presente l’articolazione funzionale con il centro di medicina della riproduzione per la presa in carico della paziente con lo scopo di preservare la fertilità

La paziente che vi afferisce viene presa in carico e seguita a lungo termine su tutti gli aspetti della patologia e per tutte le diverse fasi della vita femminile (gestione del dolore, ricerca di graviza, accompagnamento alla menopausa). Ogni anno vengono svolte più di 1000 visite ambulatoriali (sono state eseguite più di 9 mila visite dall’apertura del centro), in cui la paziente viene valutata da un ginecologo esperto nella diagnosi ecografica di endometriosi, presa in carico e seguita nel suo percorso terapeutico con visite di controllo, durante le quali viene calibrato il tipo e la necessità dell’approccio terapeutico in relazione all’obiettivo clinico primario della paziente. Oltre alle visite di controllo, per qualsiasi dubbio o domanda, le pazienti possono fare affidamento anche alla mail del centro endometriosi, a cui rispondono i medici dell’equipe.

 

I casi più complessi vengono discussi durante gli incontri multidisciplinari a cadenza mensile del PDTA aziendale delle pazienti affette da Endometriosi, in cui specialisti diversi si incontrano per valutare la migliore proposta terapeutica per ogni paziente. La filosofia del centro ha sempre la paziente, i suoi bisogni e i suoi desideri al centro, e non la lesione in sé. Per questo è fondamentale la collaborazione con diverse figure professionali come specialisti della fertilità, radiologi, chirurghi generali, urologi, fisiatri e fisioterapisti, nutrizionisti per prendere in carico a 360 gradi i bisogni di ogni paziente e garantire il miglior progetto di cura a lungo termine. Questo si riflette anche all’interno della sala operatoria, in cui ogni anno si sottopongono a intervento chirurgico per endometriosi più di 160 pazienti (più di 1000 interventi dall’apertura del Centro), di cui il 40% con endometriosi profonda (la forma più debilitante della patologia). Gli interventi vengono svolti da chirurghi ginecologi esperti in trattamento mini-invasivo (laparoscopico e robotico) dell’endometriosi, che nei casi di coinvolgimento multiviscerale vengono affiancati da chirurghi non ginecologi (chirurghi generali, toracici, urologi) in interventi in multiequipe per garantire una eradicazione completa di tutte le lesioni.

 

A volte l’endometriosi dà segni di sé procurando infertilità femminile. È quindi fondamentale la collaborazione tra i ginecologi esperti in endometriosi e quelli esperti nella cura dell’infertilità. La presenza all’interno del policlinico del centro per la procreazione assistita permette quindi un accesso prioritario alle terapie per la fertilità per le pazienti che con endometriosi vedono a repentaglio la capacità riproduttiva. Presso il nostro Policlinico è adesso anche possibile ricorrere alla preservazione della fertilità, ovvero al congelamento degli ovociti, per quelle giovani pazienti che presentano forme di endometriosi particolarmente aggressive per le ovaie.

Essendo l’endometriosi una patologia gravata da un importante ritardo diagnostico, dall’equipe del centro vengono organizzati incontri di sensibilizzazione e aggiornamento anche per i medici di medicina generale, che spesso sono le prime figure a cui le pazienti riferiscono sintomatologia sospetta.

La cura della paziente va oltre il semplice setting ambulatoriale e chirurgico, infatti dal 2024 nell’ambito dei progetti dell’umanizzazione delle cure, è nato il progetto “Endogym“, in cui le pazienti con endometriosi e dolore pelvico cronico possono seguire sedute di fisioterapia e incontri di yoga per alleviare la sintomatologia dolorosa. “La fisiopatologia dell’associazione tra endometriosi e dolore è poco conosciuta – ricorda il dottor Carlo AlboniSi ritiene che l’infiammazione sia una delle principali cause di dolore nell’endometriosi, associata ad un’alterata sorveglianza immunitaria del microambiente peritoneale. Il dolore pelvico cronico influisce profondamente sulla vita delle donne: porta ad affaticamento, ansia e in alcuni casi a depressione a causa dell’impatto che la malattia determina sulla qualità di vita delle pazienti. Lo yoga e il trattamento antalgico dei muscoli del pavimento pelvico sono pratiche utili a trattare il dolore cronico che in queste pazienti coesiste con il dolore dei visceri colpiti in modo diretto dalla malattia endometriosica che gisce come malattia infiammatoria cronica dell’intera area pelvica. In questi casi spesso l’impatto maggiore del dolore lo si ha sulla possibilità di avere rapporti sessuali senza dolore, molte di queste pazienti purtroppo, se non vengono curate, smettono di avere una vita sessuale a causa del dolore”.

 

L’Ospedale Ramazzini di Carpi

All’Ospedale di Carpi è attivo da anni l’ambulatorio endometriosi e dolore pelvico cronico, attività di primo livello afferente all’Unità Operativa di Ginecologia e Ostetricia del Ramazzini diretta dal dottor Paolo Venturini e inserita nella rete regionale dell’endometriosi dell’Emilia-Romagna. L’équipe medica, dedicata specificamente alla diagnosi e al trattamento della malattia endometriosica, è composta da ginecologi formati presso i principali centri di riferimento nazionali, in particolare la responsabile dell’ambulatorio Alba Manzo, Matteo Generali, Tabatha Petrillo e Rosamaria Pellegrini. L’ambulatorio, grazie a percorsi dedicati, collabora con le radiologie degli ospedali dell’Area Nord, con le chirurgie degli ospedali di Carpi e di Mirandola, con l’Urologia dell’Ospedale di Carpi e con i consultori dell’Area Nord, oltre che con i centri regionali di secondo e terzo livello. Nel 2024 sono state eseguite 110 visite, con il 40% di prime diagnosi e il 60% di follow-up.