“Gli autisti Seta hanno bocciato in modo clamoroso il pessimo accordo tra l’azienda e i sindacati Filt Cgil e Faisa. Un accordo che li etichettava come furbetti e li legava a turni pessimi, tutto questo senza aggiungere un centesimo in busta paga. Con una grandissima prova di democrazia, gli autisti hanno detto ‘no’ ad un’azienda che vuole impedire loro di avere una vita e una famiglia oltre al volante”.
Così i leader sindacali Gaetano Capozza (Fit Cisl), Carmine Bovienzo (Uil Trasporti) e Roberto Giampietri (Ugl Autoferro) commentano l’esito del referendum che oggi ha chiamato al voto i 191 autisti della flotta Seta, in ben tre seggi autorizzati dall’azienda nel deposito centrale di Reggio Emilia, in quello di Castelnovo ne’ Monti e al circolo Santo Stefano. Per quanto non fosse richiesto il quorum, hanno votato 139 autisti, il 73% degli aventi diritto. Il 95.6% (133 voti) ha respinto l’accordo sui turni di disponibilità. Solo 6 voti lo hanno promosso (4.32%).
“Seta non potrà fare finta di niente dopo la strepitosa vittoria sindacale in questa azienda dove, per troppo tempo, i vertici si sono impegnati solo sul modo più efficace per spremere i loro autisti – proseguono Capozza, Bovienzo e Giampietri –. E’ un dato di fatto che Fit Cisl, Uil Trasporti e Ugl Autoferro hanno dato voce ai lavoratori Seta. Non passano più accordicchi al ribasso, spacciati come atti di responsabilità quando, invece, sono solo nozze coi fichi secchi”.
SECONDA BATOSTA IN UN MESE
La vittoria referendaria è la seconda batosta rimediata da Seta in un mese, dopo la rivolta degli autisti che avevano fatto la fila per compilare il questionario voluto da Fit Cisl Reggio, Uil Trasporti e Ugl Autoferro. Il 58% del personale viaggiante dichiarò di voler abbandonare l’azienda.
COSA HANNO BOCCIATO GLI AUTISTI
In fila ai seggi dalle sette di stamane fino alla chiusura delle 15:30, gli autisti hanno rispedito al mittente i due punti chiave dell’accordo che disciplina le modalità di assegnazione nei turni di guida: la mancanza di un solo centesimo per gli autisti condannati a svolgere i turni stabiliti poche ore prima del servizio; le misure punitive contro gli autisti impossibilitati a svolgere un turno comunicato senza un preavviso decente.
Per Capozza, Bovienzo e Giampietri “è stato orrendo sentir definire gli autisti come ‘furbetti’, vedere un’azienda che ha cercato di farli passare come lavativi e svogliati. La realtà è ben diversa: Seta non tollera che ci sia chi deve saltare un turno perché ammalato, o perché ha in programma un permesso per portare un genitore anziano o un figlio a fare una visita medica. La soluzione che Seta aveva escogitato nell’accordo con Filt Cgil e Faisa era quella di riassegnare all’autista lo stesso turno nella stessa fascia oraria appena questo avrebbe ripreso servizio. Un modo perfetto per far capire ‘qui comando io’”.
PALLA AL CENTRO
Per Fit Cisl Reggio, Uil Trasporti e Ugl Autoferro c’è un paradosso: Seta è un’azienda che spende e spande decine di milioni di euro per nuovi autobus, non investe a sufficienza sul personale “e pretende di schierare gli autisti superstiti senza organizzare in modo decente il loro lavoro. Come se fosse il Marchese del Grillo, Seta si sente superiore a qualsiasi regola, ma agli autisti chiede di essere pronti a battere i tacchi e a rottamare la loro vita. Questa parte indecente dell’accordo è stata una delle pagine più brutte della storia sindacale nel trasporto pubblico reggiano – chiosano Fit Cisl Reggio, Uil Trasporti e Ugl Autoferro –. Con il referendum, gli autisti hanno detto basta a questa schifezza e ora la palla torna a centrocampo. Chiederemo immediatamente all’azienda di mettersi seriamente al tavolo, senza più cercare assist compiacenti”.
I tre sindacati che hanno vinto il referendum vogliono una programmazione settimanale che permetta agli autisti di organizzare la loro vita privata. E chiedono un preavviso di 48 ore per l’assegnazione del turno, oltre al pagamento di una indennità, qualora Seta non rispetti questo limite. Tradotto: i sindacati chiedono che agli autisti venga data la possibilità di conciliare i tempi di vita e lavoro, anche attraverso la diminuzione dei turni di disponibilità assegnati nella settimana lavorativa.