Un 26enne ed un 36enne di nazionalità indiana, ma entrambi con cittadinanza italiana, sono i due indagati dalla Polizia di Stato per il tentato omicidio del cittadino nigeriano trovato esanime la notte dello scorso 13 gennaio nei pressi della sua abitazione ubicata in via Zanichelli.

Le indagini della Squadra Mobile, coordinate dalla Procura della Repubblica reggiana diretta dal Procuratore Dott. Calogero Gaetano Paci, hanno avuto uno sbocco all’alba di sabato mattina, quando gli uomini della Polizia di Stato hanno rintracciato i due indagati nelle loro abitazioni di Bagnolo in Piano e di Brudio ed hanno dato esecuzione all’ordinanza applicativa della custodia cautelare in carcere per l’esecutore materiale e a quella degli arresti domiciliari con braccialetto elettronico per il suo complice.

Il GIP presso il Tribunale di Reggio Emilia ha infatti condiviso la ricostruzione dei fatti operata dalla Procura che ha ricondotto il tentato omicidio ad una condotta non connotata da premeditazione, bensì frutto della degenerazione di una lite scaturita nel contesto dello spaccio delle sostanze stupefacenti.

Le indagini hanno avuto inizio subito dopo l’intervento delle Volanti e del personale sanitario intorno all’una di notte del 13 gennaio presso l’abitazione della persona offesa. L’uomo presentava una profonda ferita da arma taglio all’altezza del torace, lato sinistro. I soccorsi tempestivi ed un intervento chirurgico salvavita del personale dell’Ospedale cittadino ha evitato il peggio.

L’uomo, infatti, dopo qualche giorno di terapia intensiva, è stato dichiarato fuori pericolo ed è stato dimesso con prognosi di 40 giorni.  Lo stesso è stato sentito più volte dalla Polizia di Stato e dal Pubblico Ministero ed ha fornito preziose indicazioni sull’identificazione dell’autore dell’accoltellamento.

Ad inchiodare alle loro responsabilità i due indagati è stata l’analisi del telefono ritrovato nella disponibilità della vittima, poiché colui che avrebbe tentato di porre fine alla sua vita lo aveva chiamato poco prima dei fatti non ricevendo alcuna risposta.

Lo studio dei tabulati telefonici con l’indicazione delle celle d’aggancio dei telefoni, le risultanze dell’attività di intercettazione telefonica, l’escussione di numerose persone informate dei fatti hanno consentito di raccogliere i gravi indizi di colpevolezza a carico dei due arrestati, compendiati nell’informativa conclusiva che l’Autorità Giudiziaria ha condiviso pienamente.

I due indagati, dunque, dovranno rispondere del reato di tentato omicidio e nelle prossime ore compariranno davanti al GIP per l’interrogatorio di garanzia. Essendo il procedimento penale nella fase delle indagini preliminari, vige la presunzione di non colpevolezza degli indagati, sino alla sentenza definitiva.