Compiuto interamente di truppe tedesche, a differenza del precedente perpetrato dai fascisti reggiani, l’eccidio di San Michele della Fossa viene eseguito secondo modalità ormai sperimentate dalle autorità d’occupazione in altre occasioni, come le rappresaglie di Calerno e Cadè sulla via Emilia, all’inizio dell’anno.

Alle azioni dei partigiani contro le truppe tedesche si risponde con la fucilazione di ostaggi prelevate dalle carceri di Reggio Emilia o di Parma. Essi erano partigiani o sospetti tali che in quanto già detenuti non avevano alcuna responsabilità diretta sulle azioni contro gli occupanti.

Buona parte delle vittime non sono reggiani, ma prigionieri provenienti dalle vicine provincie, in questo caso da Piacenza e La Spezia, ben sei su otto caduti.

I due reggiani sono Guido Signorelli, nome di battaglia Ivan, 21 anni di Rio Saliceto, dal primo maggio 1944 membro della 77° brigata SAP e “Gianfletter “ Ottorino Vecchi, 20enne di Jano di Scandiano, dal giugno 1944 partigiano della 76° brigata SAP. Entrambi operai delle Officine metalmeccaniche Reggiane. Le altre vittime: Luigi Brandolisio di La Spezia, Annibale Bruschi di Rottofreno (PC), Renato Corradini di La Spezia, Angelo Grassi di Castel San Giovanni (PC), Elio Sesenna di Fiorenzuola d’Arda (PC) e un ignoto.

L’Amministrazione comunale e Istoreco, nell’80° anniversario di quei tragici fatti, nel ricordare le vittime della violenza nazista e fascista, desiderano rimarcare la ferma convinzione che la conoscenza del passato, dei meccanismi che hanno favorito vent’anni di dittatura, soprusi e il divampare di una feroce guerra mondiale, possa contribuire alla costruzione di una società che ripudia la violenza e il razzismo, favorendo il dialogo e la convivenza, per comunità più coese e solidali.