Un murale per Antonio Piccinini, il parlamentare socialista reggiano assassinato nel febbraio 1924 dai fascisti. È stato realizzato in queste settimane sulle pareti esterne del Foro Boario di Reggio Emilia da Youness Nazli e verrà inaugurato il 28 febbraio 2025, a 101 anni esatti dall’omicidio fascista di Piccinini.
Il tutto, grazie a un progetto che vede insieme Anpi, Arci, Auser, Boorea, Cucine del Popolo, Cgil, Filef, Circolo Arci Gardenia, Istituto Cervi, Istoreco, Legacoop Emilia Ovest, Spi Cgil in collaborazione con il Comune di Reggio Emilia e il patrocinio della Provincia di Reggio Emilia.
L’appuntamento è per la mattina di venerdì 28 febbraio 2025 per l’inaugurazione del murale dedicato ad Antonio Piccinini, alle 10.30 al Foro Boario di via XX settembre.
Interverranno l’autore Youness Nazli, un rappresentante del comitato promotore e il vicesindaco di Reggio Emilia Lanfranco De Franco.
A seguire, solo per gli studenti del vicino liceo Moro, la docente di Storia contemporanea dell’università di Bologna Dianella Gagliani terrà una lezione sulla vicenda negli spazi del liceo Moro. L’accesso è riservato esclusivamente alle classi del liceo.
Nel corso della giornata, verrà poi sistemata una corona di fiori sulla lapide in viale Trento Trieste nel quartiere Gardenia che ricorda la tragica fine di Piccinini a pochi metri dalla sua abitazione. Socialista massimalista classe 1884, segretario della federazione reggiana, consigliere e assessore provinciale, era uno dei militanti socialisti più temuto dal fascismo locale, candidato anche alle elezioni politiche dell’aprile 1924.
La sera del 28 febbraio 1924 venne sequestrato nella sua casa in Gardenia da quattro fascisti, che lo portarono in una casa isolata, lo massacrarono di botte e poi lo uccisero a colpi di pistola. Il corpo venne lasciato lungo la ferrovia Reggio-Ciano, non lontano dalla stazione di Santo Stefano, area in cui Piccinini viveva. Un monito violento agli operai che arrivavano in città. Piccinini venne candidato post mortem e venne eletto alla Camera. Poche settimane dopo, il 30 maggio, Giacomo Matteotti lo citò nel celebre discorso di denuncia che portò anche al suo assassinio.