“Nonostante il progressivo de-finanziamento che gli enti locali subiscono, l’Amministrazione comunale ha scelto di mantenere i servizi dal punto di vista quantitativo e qualitativo: una scelta politica molto chiara”, ha sottolineato l’assessora alle Politiche educative e Rapporto con l’Università Federica Venturelli rispondendo, nella seduta del Consiglio comunale di mercoledì 19 febbraio a un’interrogazione di Federica Di Padova del Partito democratico.

La consigliera con un’istanza dedicata alle “conseguenze a Modena dei tagli del Governo sulla scuola pubblica” ha chiesto, in particolare, “di conoscere lo stato di copertura del servizio 0-3 a Modena e gli obiettivi per i prossimi anni; se l’Amministrazione ha già fatto delle previsioni rispetto alle conseguenze dei tagli lineari sul territorio e di avere un primo quadro delle difficoltà che potrebbero caratterizzare l’avvio del prossimo anno scolastico”.
L’assessora ha quindi precisato che negli ultimi tre anni sono stati aumentati i posti nido pubblici/convenzionati di 153 unità, anche grazie all’utilizzo di fondi regionali, e si è proceduto con Fism ad avviare un percorso per 70 ulteriori posti nido attraverso la conversione di posti d’infanzia, che, aggiunti ai 1.600 posti pubblici e convenzionati e ai 538 nel privato, fanno arrivare la disponibilità complessiva a 2.208 posti. La percentuale di copertura rispetto al numero di bambini residenti in fascia di età di nido (3.720 al 31 dicembre 2024) è quindi del 45 per cento rispetto ai posti pubblici e convenzionati e raggiunge il 59 per cento se si considerano anche i posti privati.
“Una percentuale nettamente superiore rispetto agli standard italiani e in linea con le indicazioni dell’Europa che aveva prima previsto il traguardo del 33% e che poi ha fissato l’obiettivo del 45% da raggiungere entro il 2030”, ha affermato Venturelli aggiungendo: “Ma non vogliamo fermarci qui; l’obiettivo è di continuare ad aumentare l’offerta: una prima risposta è l’ulteriore apertura di una sezione lattanti a settembre, in linea con lo scorso anno, che ha visto l’avvio di due sezioni, al Barchetta e al Villaggio Giardino. Per l’anno educativo 2026/2027 sarà inoltre pronto il nido Magenta (60 posti) in via di realizzazione con risorse Pnrr.
Sui tagli alla scuola, “il Governo deve chiarire se vuole veramente invertire il trend della denatalità e se ritiene o non che investire sull’infanzia sia investire sul futuro”, ha affermato l’assessora proseguendo: “La nuova legge di bilancio, oltre a non prevedere risposte sul fronte dell’adeguamento degli stipendi dei docenti, stabilisce una riduzione drastica della dotazione organica per i prossimi anni, mentre di fronte al calo delle nascite, ridurre il numero degli alunni per classe, per una didattica di qualità, dovrebbe rappresentare una delle priorità. Minime le risposte sul tema del precariato: 2.000 assunzioni sul sostegno, quando i precari sono circa 250.000.
Sui tagli previsti dalla Finanziaria al Fondo per la povertà educativa minorile, l’assessora ha ricordato i progetti avviati a Modena negli ultimi otto anni grazie a quelle risorse, insieme a fondazioni bancarie e terzo settore: “Il mancato rinnovo del fondo rischia di compromettere il futuro di bambini e adolescenti”.
Decurtato dal 2023 anche il Fondo nazionale per il sistema integrato di educazione e di istruzione dalla nascita ai sei anni, che nel 2022 era di 309 milioni e oggi ha totalizzato un taglio di 28 milioni (oltre 2 solo per la Regione Emilia Romagna): “Una decurtazione che mette a repentaglio gli enti locali che sempre di più devono far leva sulle risorse proprie per il sistema 0/6”.
Con la trasformazione in interpellanza, è intervenuto Ferdinando Pulitanò di Fratelli d’Italia invitando “a contestualizzare i numeri e ad essere intellettualmente onesti” e ricordando i tagli alla scuola realizzati da diversi Governi dal 2012 al 2017 (“nel 2012 quello di 500 milioni di euro del Governo Monti è stato e i tagli portati a 556milioni dal governo Draghi”). “Invece – ha aggiunto – “questo Governo ha sbloccato il contratto collettivo portando un aumento di 160 euro in busta paga ai docenti il cui numero quest’anno rimarrà invariato”.
Per Andrea Mazzi (Modena in Ascolto) “occorre dare atto che il Governo attuale sta mettendo in campo sull’istruzione diversi strumenti: fondo per il contrasto della povertà alimentare a scuola (500mila euro), per migliorare l’offerta formativa dei docenti (quasi 94milioni), per il sostegno alle attività educative formali e non formali (3 milioni), per il sostegno psicologico agli studenti, per le attività sportive, per la valorizzazione del sistema scolastico, oltre all’aumento posti dell’organico di sostegno (2000 nel triennio) e al contributo per le scuole paritarie (50 milioni)”.
Grazia Baracchi di Spazio democratico ha parlato, invece, “di sciatteria dei governi nei confronti della scuola” che porta a gravi difficoltà: dal caos creato dalla sovrapposizione di normative e concorsi ordinari, straordinari e concorsi Pnrr, (è di pochi giorni fa la notizia di quello sospeso dal Tar) con evidenti ricadute sulla continuità didattica e quindi su ragazze e ragazzi. “Tutto ciò appesantisce la vita scolastica, come il paventato taglio del personale Ata, fortunatamente scongiurato, che avrebbe messo a rischio l’apertura delle scuole, e l’aver cambiato il sistema delle valutazioni in corso d’anno con la conseguenza che alunni e alunne vengono valutati in modo diverso nello stesso anno scolastico”. Infine, ha messo in guardia dall’accorpamento delle scuole, che risulterebbero avere plessi a grande distanza, ma anche rispetto al cambio di rapporto docenti/alunni, che varrebbe anche nelle scuole d’infanzia, con ricadute, ad esempio, sull’inserimento dei bambini disabili”.
L’interrogante Federica Di Padova (Pd) ha ribadito che “nido e scuola d’infanzia sono scelte educative a cui le famiglie devono poter essere messe nelle condizioni di accedere, quindi un diritto”, trattandosi di una scelta pedagogica supportata dalle evidenze emerse in studi e ricerche sul tema. Ha anche invitato a considerare il calo demografico come occasione per puntare “alla qualità dell’offerta didattica in una scuola dove aumentano i bisogni educativi speciali per la maggiore sensibilità e capacità di diagnosticare patologie e disturbi dell’apprendimento” e ha infine ricordato che la Buona scuola ha portato alla stabilizzazione di insegnanti che erano precari da oltre 15 anni”.