Indagato unitamente al padre, poiché ritenuti presunti responsabili del reato di concorso in omicidio del 63enne Stefano Daveti (foto), morto tre giorni dopo il ricovero all’Ospedale Maggiore di Parma a causa delle gravissime lesioni riportate durante un’aggressione a colpi di spranga seguita a una lite per futili motivi, lo scorso mese di gennaio era stato sottoposto alla misura degli arresti domiciliari con l’applicazione del braccialetto elettronico in esecuzione dell’ordinanza degli arresti domiciliari disposti dal GIP del Tribunale di Reggio Emilia.

Al riguardo, la titolare del procedimento, dott.ssa Maria Rita Pantani, d’intesa con il Procuratore di Reggio Emilia, Calogero Gaetano Paci, ha proposto al Tribunale di Bologna – Sezione Impugnazioni Cautelari Penali – l’appello cautelare avverso l’ordinanza adottata dal Tribunale di Reggio Emilia che rigettava la richiesta della Procura di applicazione di misura cautelare della custodia in carcere nei confronti del 49enne indagato. Il Tribunale del capoluogo felsineo, ritenuta la fondatezza del gravame rispetto alla posizione del 49enne, ha accolto l’appello della Procura e per effetto ha riformato l’impugnata ordinanza disponendo nei confronti dell’indagato l’applicazione della misura cautelare della custodia in carcere in sostituzione di quella degli arresti domiciliari invece applicatagli dal GIP del Tribunale di Reggio Emilia. L’ordinanza sarà eseguita una volta divenuta esecutiva.

Il procedimento, in fase di indagini preliminari, proseguirà per i consueti approfondimenti investigativi al fine delle valutazioni e determinazioni inerenti all’esercizio dell’azione penale.