“Luci e ombre su Seta. Bene, guardiamo la luce, al singolare: Seta finalmente ha presentato un piano di rilancio, rispettando la scadenza indicata dai Sindaci soci di Modena, Reggio e Piacenza. Le ombre, al plurale, sono in realtà tenebre: il vertice di Seta ha consegnato e discusso quel piano solo con il Consiglio d’amministrazione, imponendo che i Sindaci siano completamente tagliati fuori fino al 6 febbraio prossimo. Un fatto grave e pesante, riportato da tutta la stampa locale e che, se confermato, suona come uno schiaffo ai Sindaci e a tutte le Comunità dei cittadini che rappresentano. Cittadini che, coi loro soldi, mantengono Seta e il trasporto pubblico locale”. Così la segreteria di Cisl Emilia Centrale, commenta la notizia della clausola di riservatezza con la quale Seta ha imposto il coprifuoco sui contenuti del Piano di rilancio.

Per il Sindacato “non è con gli sgambetti istituzionali e con la mancanza di rispetto che Seta risolverà i suoi problemi. Che sono tanti e sono enormi. Citofonare per conferma le centinaia di famiglie i cui figli, a causa delle corse cancellate, viaggiano su autobus pollai. Peraltro, la clausola di riservatezza in questo caso vale zero – prosegue Cisl –. Nel Cda dell’azienda siedono i rappresentanti nominati (o confermati) dai Sindaci, in virtù di un vincolo fiduciario e di trasparenza, che non può mai venire meno. Per cui, se i Sindaci convocassero i consiglieri che hanno nominato potrebbero serenamente ottenere la visione del Piano di rilancio. E se ciò non accadesse, i manuali suggeriscono la revoca del mandato”.

Per Cisl il punto centrale è che Seta è una società pubblica, sostenuta con soldi pubblici. Fingere che sia una semplice Spa e pretendere di applicare strumenti come la clausola di riservatezza “non sta in piedi e questo è ben chiaro a chiunque si sia preso la briga di sfogliare i contenuti pre e post riforma Madia. Ma c’è di più: la violenza con cui è stata imposta la clausola di riservatezza, quasi impone ai Sindaci di intervenire a tutela della trasparenza e delle Comunità che rappresentano. Seta è un patrimonio pubblico ma anche una grande criticità e di sicuro Seta non propone soluzioni sottraendosi alle prerogative di una società pubblica”.

Se anche i consiglieri del Cda non avessero votato il piano di rilancio fatto e finito ma una proposta di piano da sottoporre ai Soci, cioè ai Sindaci, “lo stesso l’imposizione che ha escluso i Sindaci e tutta la Comunità, compresa quella sindacale, crea solo un clima di sfida operativamente inutile ed eticamente inaccettabile. Perché stiamo parlando di una società pubblica e la Comunità ha il diritto di sapere se in quel Piano ci sono, finalmente, i soldi necessari per rimettere in piedi Seta e gestire a testa alta anche il cammino per una eventuale super holding regionale”.

La parola d’ordine è: attenzione. Procedere con colpi di mano, costringere i Soci ad arrivare al meeting del 6 febbraio senza una adeguata preparazione “non è solo una figura grama per Seta, ma espone al rischio che il Piano sia rigettato, in tutto o in parte. Perdendo altro tempo prezioso per gli autisti e tutti i lavoratori che sono allo stremo”. Inoltre, nel capitale di Seta figura una società pubblica al 100% come Tper, le cui quote di maggioranza sono detenute dalla Regione. Cisl Emilia Centrale si domanda se “questo modo di procedere a sportellate contro Modena e Reggio è coerente con gli indirizzi, chiarissimi, del Presidente De Pascale, che ha parlato di dialogo e confronto positivo coi territori”.