Un giorno storico per il Comune di Casalgrande.

Il 29 gennaio del 2025 risulterà per sempre scolpito nel percorso sociale e della memoria di questo territorio.

Da oggi, infatti, Casalgrande è il 135esimo Comune della provincia di Reggio a potersi fregiare dell’onore di avere una Pietra d’Inciampo in memoria di un proprio concittadino caduto durante la Seconda Guerra Mondiale.

E’ successo in via Rio Rocca 7 a Sant’Antonino, una delle 8 frazioni del Comune. In quella via, sulle colline che circondano Casalgrande, abitava, con la sua famiglia Dannunzio Ferioli.

Ebbene, alle 9.30 di oggi, mercoledì 29 gennaio, si è tenuta la cerimonia della posa della pietra d’inciampo in sua memoria, alla presenza del Sindaco Giuseppe Daviddi, dei membri della Giunta Comunale e del Presidente del Consiglio Comunale, Luciano Ferrari, dei consiglieri di maggioranza e opposizione, nonché di tutte le autorità civili, religiose e militari.

Un momento reso possibile grazie al fondamentale contributo di Istoreco,con la presenza graditissima del Direttore Matthias Durchfeld, in collaborazione con ANPI, e alla presenza di rappresentanti dell’Associazione Nazionale Alpini, del Gruppo Alpini di Casalgrande, e dell’Associazione Nazionale dei Carabinieri.

Una mattinata che ha visto un altro passaggio importante alla Sala Espositiva ‘Gino Strada’, dove si è tenuto un approfondimento storico a cui ha partecipato la classe 3a H della Scuola Secondaria di Primo Grado di Casalgrande, in cui è stata raccontata la biografia ed il percorso di Dannunzio Ferioli e in cui, Durchfeld ha tenuto a sottolineare come: “Le Pietre d’Inciampo sono più 100 mila in tutta Europa. E’ un’opera d’arte, nata dall’idea dell’artista tedesco Gunter Denning. Sono pezzi unici, fatti a mano, che mantengono, proprio in questa unicità, un elemento storicistico determinante: quello dei nomi. Su ogni Pietra d’Inciampo, infatti, c’è scritto il nome della persona a cui è dedicata. Perché la storia, più che con i racconti, si fanno coi nomi. I nomi di chi non c’è più: sono loro che definiscono i confini e le motivazioni di quegli avvenimenti”.

Daviddi, Vecchi, Corti, Zanni e Amato

Hanno detto

“La posa di una Pietra d’Inciampo a Casalgrande rappresenta un momento di grande rilevanza, non solo per la comunità locale ma per tutta la nostra memoria collettiva – ha dichiarato il Sindaco di Casalgrande, Giuseppe Daviddi -. Le pietre d’inciampo sono il più vasto monumento antifascista in Europa”.

“Il percorso di Dannunzio Ferioli è un esempio di resistenza e coraggio che non possiamo dimenticare ma che, al contrario, abbiamo il dovere di far vivere nella nostra quotidianità – ha proseguito -. In un momento in cui il mondo sta attraversando sfide legate alla libertà, ai diritti umani, e alla giustizia, eventi come la posa di una Pietra d’Inciampo sono un richiamo potente a non dimenticare mai il prezzo che è stato pagato per arrivare alla nostra democrazia”.

“La memoria, quindi, non è qualcosa che appartiene solo al passato, ma un impegno che ci riguarda ogni giorno – ha concluso il Primo Cittadino -. Questo tipo di riflessioni e azioni quotidiane, ispirate da figure come Dannunzio Ferioli sono la vera eredità che possiamo lasciare alle future generazioni”.

“Ricordare significa richiamare al cuore e ciò che si custodisce nel cuore e di cui si fa memoria ci insegna a pensare a riflettere, a trasformare il dolore in consapevolezza e in azione, a lottare contro l’indifferenza e l’odio, fonti di ogni male e a cercare la pace in ogni piccolo gesto – ha aggiunto l’Assessore con delega alla Cultura, Graziella Tosi  -. E tutti noi, ciascuno nel proprio ruolo, siamo chiamati a proporre azioni di speranza per costruire un futuro degno dei sacrifici di chi ci ha preceduto”.

In Rappresentanza della Regione Emilia Romagna, era presente il Capo di Gabinetto del Presidente della Giunta, Luca Vecchi che ha portato i saluti e l’attenzione del Governatore Michele De Pascale evidenziando come: “La posa delle pietre d’inciampo a livello provinciale ha rappresentato l’operazione più significativa in investimento della memoria, perché la forza diffusiva e capillare di questa va oltre il singolo momento. Al contrario, lascia qualcosa che resta nel tempo”.

Per il Presidente della Provincia, Giorgio Zanni: “Essere qui oggi, per questo importantissimo momento di memoria e condivisione, è una scelta. Non si passa da questa via per caso. Non si raggiunge questo posto, se non si vuole davvero essere parte di questo momento alto di storia e impegno civile”.

Il Presidente dell’Unione Tresinaro Secchia, nonché Sindaco di Viano, Fabrizio Corti ha posto l’accento “Sull”impegno della comunità, che è quello di ‘inciampare’ costantemente su questi piccoli ma importantissimi monumenti. Sono questi oggetti di inestimabile valore ad essere il miglior antidoto all’indifferenza. E non essere indifferenti significa anche sostenere con convinzione questo bellissimo progetto delle Pietre d’inciampo”.

A prendere la parola anche Maichol Amato, consigliere comunale del Comune di Baiso che ha fatto le veci del Sindaco, Fabio Spezzani: “Il nostro impegno, anche attraverso la nostra presenza oggi, è quello di dare un futuro di speranza alle nuove generazioni, in cui la memoria è il motore che impedirà che quel passato atroce possa tornare a fare capolino nelle nostre esistenze in futuro”.

 

Chi era Dannunzio Ferioli

Dannunzio Ferioli  è nato il 14 maggio 1922, a Casalgrande. Il padre era Vincenzo Ferioli, casalgrandese pure lui e la madre Angiolina Piccinini di Nonantola.  Altre due figlie componevano la famiglia: Minerva e Vanda.

La famiglia Ferioli si è spostata molto di frequente tra gli anni della guerra e gli anni ’60, tutti però sul territorio casalgrandese. Nel 1937, e fino al 1950, la loro residenza era in via Rio Rocca n. 7, a Sant’Antonino.

A 15 anni Dannunzio viveva con la sua famiglia proprio lì, dove oggi abbiamo posato la pietra, anche se della sua abitazione non rimane alcuna traccia. Altre case sono sorte e altre persone abitano da decenni quelle terre.

Quasi tutte le informazioni che abbiamo di Dannunzio le possiamo estrarre dal foglio matricolare e sono di due tipi: la carriera militare, con i vari spostamenti e una descrizione fisica, che ci permette di immaginarci un po’ com’era fatto, in assenza di fotografie.

Dalle poche righe di descrizione, Danunzio era alto 1 metro e 66, aveva i capelli neri e ondulati, occhi neri, naso e viso piccoli. Sapeva leggere e scrivere, aveva frequentato fino alla terza elementare, faceva il falegname.

Venne chiamato alle armi il 24 gennaio 1942, doveva ancora compiere vent’anni. La sua ultima assegnazione all’interno dell’esercito fu: soldato, Arma del Genio e Chimici, 29esimo battaglione Genio. Passò da Genova a luglio del ’42, il 20 ottobre dello stesso anno partì via terra alla volta della Grecia, destinazione isola di Creta. Venne imbarcato al Pireo il 26 dicembre 1942 e sbarcò a Iraklion, Creta, il 27 dicembre 1942.

Dei mesi successivi sappiamo che rimase sull’Isola di Creta, come tanti altri soldati italiani.

L’armistizio dell’8 settembre del ’43 segnò un punto di svolta non solo nella storia mondiale e italiana, ma anche nella vita dei singoli soldati, compreso Danunzio.

Le testimonianze dell’epoca ci raccontano che sull’isola non arrivavano notizie chiare, i canali di comunicazione erano spesso interrotti, incerti, i vertici militari presenti sull’isola non comunicarono ai sottoposti cosa stesse succedendo né impartirono ordini chiari. In questo stato d’incertezza prevalse la prontezza dell’esercito tedesco, che prese il controllo della parte italiana dell’isola e impose drastiche condizioni ai soldati italiani:

– allearsi all’esercito di Hitler e combattere coi nazisti;

– dichiararsi prigionieri e accettare il trasferimento presso i campi di concentramento.

 

Sappiamo che Danunzio scelse di non allearsi coi tedeschi. Non potremo mai sapere come avvenne quella scelta, ma sappiamo per certo che non scelse di entrare nelle fila dei nazisti.

Fu dichiarato prigioniero dall’8 settembre 1943 al 18 ottobre 1943.

Quel giorno tutti i prigionieri dell’isola vennero imbarcati sulla nave Sinfra, diretta in Germania, carica di armi per l’esercito tedesco e di uomini per i campi di concentramento.

Non lontano dalla costa, però, l’esercito britannico avvistò l’imbarcazione e, sapendola carica di armi a vantaggio del nemico, decise di bombardarla, sacrificando la vita di tutti i prigionieri passeggeri.

Il bombardamento provocò prima un incendio e poi l’affondamento della nave. Nessun soccorso arrivò ai pochi naufraghi sopravvissuti, prima del giorno dopo.

Chi si salvò non furono che poche centinaia. Fra di loro non c’era Danunzio, che da allora risulta disperso nelle acque greche.