È ai nastri di partenza la rassegna “Eventi Cionini Pop – Up” che, durante il mese di febbraio, porterà al teatro Andrea Rompianesi, presso la Casa nel Parco in largo Bezzi 4, tre imperdibili autori che incontreranno il pubblico e presenteranno i loro ultimi lavori.
Sabato 15 febbraio, a partire dalle ore 17, sarà protagonista Vera Gheno, linguista e saggista che si occupa prevalentemente di comunicazione digitale e di diversità, equità e inclusione.
Dialogando con Alice Barbolini ed Alessio bastai della redazione Nèa Quotidiano, l’autrice presenterà il suo ultimo libro “Grammaticanti”.
Martedì 25 febbraio, a partire dalle 21 sempre al teatro Andrea Rompianesi, invece, il protagonista sarà Paolo Condò, giornalista sportivo e scrittore nonché membro della giuria del Pallone d’Oro.
La rassegna inizierà già sabato prossimo, 1 febbraio, a partire dalle ore 17 e sempre al teatro Andrea Rompianesi quando, in dialogo con Barbara Fontanesi, Nadeesha Uyangoda presenterà il suo libro Corpi che contano (66thand2nd, 2024) in un appuntamento realizzato in collaborazione con l’Associazione culturale Biasin.
Nadeesha Uyangoda è nata in Sri Lanka, ma vive in Brianza da quando aveva sei anni. È un’autrice freelance che da tempo si occupa di identità, razza e migrazioni. I suoi lavori sono stati pubblicati da Al Jazeera English, Not, «Rivista Studio», «The Telegraph», Vice Italia, openDemocracy.
Il libro: Corpi che contano
Percepire il proprio corpo, prenderne coscienza, mapparne le cicatrici, provando a ricordarsi di quando da bambini si pedalava in bicicletta o si nuotava in piscina, confrontando la propria esperienza limitata con quella dei grandi atleti che hanno fatto delle loro abilità fisiche una professione, e servirsi di questa nuova consapevolezza per scardinare pregiudizi di razza, genere e classe. Partendo da una simile urgenza, Nadeesha Uyangoda indaga il tema complesso del rapporto tra corpo e pratica sportiva, alternando il racconto autobiografico alla narrazione di alcuni momenti storici chiave, in cui lo sport – strumento di dominio politico e di egemonia culturale, ma anche grimaldello per abbattere muri e smontare falsi miti – ha contribuito in modo determinante a costruire le nostre identità.
Esistono davvero gli sport «da femmine» e quelli «da maschi»? Quanto è radicato il razzismo nelle piste di atletica o nei campi da calcio? È vero che certi gruppi etnici hanno una naturale predisposizione alla velocità, alla resistenza, alla sopportazione del dolore? Quanto incide la condizione economica nel determinare l’accesso allo sport? E perché lo ius soli sportivo ha saputo guadagnarsi una certa dignità nel dibattito pubblico, al contrario della sua applicazione generalizzata?
Il corpo dell’atleta – allenato, modificato, disciplinato, valutato e mercificato: reso un oggetto – diventa così un prezioso canovaccio su cui vengono incisi i segni della cultura e della biologia, «il confine ultimo tra individuo e società».