Dopo un lungo ping pong e numerose smentite, è ufficiale: il “riallineamento” delle accise sulla benzina e sul gasolio è diventato realtà. Con il parere favorevole della Commissione Finanze del Senato, il Governo ha deciso di procedere con un “tendenziale riallineamento” delle aliquote di accisa applicate al diesel e alla benzina, giustificato dalla necessità di considerare l’impatto ambientale di ogni prodotto. I proventi di questi aumenti, secondo le dichiarazioni ufficiali, saranno destinati a finanziare il trasporto pubblico locale, in particolare il rinnovo del contratto degli autoferrotranvieri.
Questa decisione arriva dopo due anni di pressioni da parte della Commissione europea, che ha esortato l’Italia a ridurre le agevolazioni sui prodotti nocivi per l’ambiente. L’alibi del riallineamento delle accise si tradurrà in un rincaro di 1-2 centesimi per litro di gasolio, gravando ulteriormente sulle tasche degli automobilisti e sul settore dell’autotrasporto. Attualmente, le accise ammontano a 0,728 euro per ogni litro di benzina e 0,617 euro per litro di gasolio. Con questo incremento, i costi per gli automobilisti con auto a gasolio supereranno i 240 milioni di euro.
È importante sottolineare che, sulle accise, si applica anche l’IVA, attualmente fissata al 22%. Questo significa che anche un lieve aumento delle accise si traduce in un aggravio significativo per chi utilizza quotidianamente un mezzo a gasolio.
“Stiamo assistendo – commenta Franco Giberti, Presidente Provinciale FAIB Confesercenti Modena – all’ennesimo caso in cui il Governo afferma di non voler aumentare le tasse, mentre in realtà introduce un rincaro delle accise sul gasolio, colpendo duramente sia i cittadini che le imprese. Questo “riallineamento” si traduce in un aumento dei costi per il settore dell’autotrasporto, con inevitabili ripercussioni su tutta la filiera dei prezzi e, di conseguenza, in un incremento dei costi per beni di consumo, dall’abbigliamento agli alimentari. A questo si deve aggiungere che il risicato guadagno dei gestori diminuirà ulteriormente. Infatti l’attuale situazione – continua Giberti – è particolarmente preoccupante per i gestori degli impianti di distribuzione carburante, che già faticano a mantenere i loro risicati margini di pochi centesimi di euro ed in più sono alle prese con una “rimodulazione” dei contratti. Molti di loro hanno registrato una significativa diminuzione delle vendite e, con l’aumento delle accise, è probabile che la situazione si aggravi ulteriormente”.
“Una possibile soluzione per mitigare questi aumenti sarebbe stata l’introduzione dell’accisa mobile, un sistema che prevede la riduzione dell’IVA in relazione all’aumento del prezzo del carburante. Questa misura, che da anni viene proposta dai benzinai, consentirebbe di ridurre l’impatto sugli automobilisti e sull’autotrasporto, mantenendo sotto controllo l’aumento dei prezzi. Ricordiamo che l’Italia è uno dei Paesi europei con la tassazione più alta sui carburanti: a gennaio l’incidenza era di oltre 1 € per litro sulla benzina (pari al 58%) e di 0,929 € al litro sul gasolio (pari al 54%). Questo significa che, ad esempio, se il prezzo self del gasolio alla pompa è di 1,727 €, di questi quasi 1 euro sono accise e IVA, mentre al gestore rimangono mediamente dai 3,5 ai 4,5 centesimi lordi al litro” conclude Giberti.