Sono stati vissuti dei momenti davvero coinvolgenti e toccanti questa mattina in occasione della posa delle prime Pietre di inciampo nel territorio comunale di Casina, a Migliara. Le due Pietre sono state posate davanti alle abitazioni dalle quali furono prelevati e avviati alla deportazione Vado Comi, in via Migliara 10/1, e Cesare Zannetti, in via Migliara 17. Tante persone hanno preso parte all’evento, tra amministratori comunali, ricercatori di Istoreco, parenti dei due deportati commemorati, i ragazzi della 3^A delle scuole medie di Casina, e cittadini del paese.

A introdurre la cerimonia è stata la vicesindaco Ilaria Cilloni, che due anni fa ha dato impulso alla ricerca che ha portato all’individuazione dei due deportati casinesi. “E’ stata davvero una mattinata bellissima – spiega la Cilloni – che ha coronato una ricerca alla quale abbiamo lavorato a lungo, e oggi è arrivato questo riscontro estremamente positivo, perché la comunità ha compreso e condiviso l’importanza di ricordare queste due persone che hanno vissuto la tragedia della deportazione senza poter fare ritorno. Abbiamo assistito a interventi estremamente profondi e toccanti, da parte dei famigliari arrivati anche da lontano, da Como e Milano, mentre un discendente di Zannetti da Roma, Carlo Zannetti, musicista, non potendo essere presente ha mandato un brano suonato da lui e cantato dalla moglie, un’Ave Maria in ricordo del suo congiunto. Molto toccanti sono stati anche i pensieri dei ragazzi delle scuole, e anche di Giovanna Caroli, dalla cui ricerca storica locale è partita l’individuazione delle storie di Comi e Zannetti”.

Particolarmente significativo è stato l’intervento di Fosco Bonini, nipote di Zannetti: “Dopo 80 anni Cesare è tornato, conservate questo ricordo per il futuro. Se lui è tornato dopo tutta la cattiveria che ha vissuto significa che c’è ancora voglia di vivere e di crescere. A voi ragazzi dico: innamoratevi della vita come avrebbe fatto lui”. Anche la dirigente scolastica Sara Signorelli ha sottolineato l’importanza di “dare un’identità a queste pietre, far capire le persone dietro ai nomi, così da renderle vera testimonianza”. Bonini ha voluto donare anche a Carla Sassi, pronipote di Zannetti ancora residente a Casina, la medaglia d’onore della Presidenza del Consiglio dei Ministri assegnata al deportato.
A chiudere la mattinata è stato il ringraziamento ai partecipanti del sindaco Stefano Costi, che ha a sua volta accentuato le emozioni e l’importanza del momento vissuto, e la benedizione di don Marcello Mantellini, parroco di Casina. Presenti anche i rappresentanti dei carabinieri e della polizia municipale.

Le ricerche partite due anni fa hanno coinvolto Istoreco e gli uffici comunali attraverso un’indagine che ha permesso di trovare informazioni negli archivi storici del territorio, nell’Archivio sui crimini del Terzo Reich di Bad Arolsen, in Germania, così come testimonianze raccolte attraverso il dialogo con i famigliari e altri testimoni del periodo. Come altri cittadini della montagna, Vado Comi e Cesare Zannetti vennero deportati nel campo di lavoro di Kahla, in Turingia, e non ne fecero ritorno. Tra il 1944 e la primavera del 1945 in questa fabbrica sotterranea la Germania nazista tenne in schiavitù migliaia di prigionieri italiani, belgi, francesi, olandesi, russi e polacchi rastrellati e deportati con l’obiettivo di costruire i moderni caccia a reazione Messerschmitt 262 del Reich all’interno di gallerie pensate per non essere individuate dagli Alleati, che in quegli anni compivano incursioni aeree sul territorio tedesco. Migliaia di persone morirono per malattia e per le condizioni durissime, che ebbe un’incidenza di vittima tra le più alte nei campi di lavoro nazisti. Comi e Zannetti furono presi nel corso di un rastrellamento dell’estate 1944. Cesare Zannetti quando fu deportato aveva 37 anni, non era sposato; le ricerche sulla sua sorte hanno portato molti anni dopo la famiglia a sapere che era morto, probabilmente di malattia, all’interno del campo il 6 febbraio del 1945. Vado Comi invece alla data della deportazione aveva solo 19 anni, e risulta morto di stenti a Kahla il 15 gennaio del 1945.
Le Pietre d’inciampo sono un progetto creato nel 1995 dall’artista Gunter Deming, e si sono diffuse rapidamente in tutta Europa: un piccolo blocco quadrato di pietra ricoperto di ottone lucente viene posto davanti la porta della casa nella quale ebbe ultima residenza un deportato nei campi di sterminio nazisti: ne ricorda il nome, l’anno di nascita, il giorno e il luogo di deportazione, e la data della morte.