L’assessore Bortolamasi e il curatore Losavio davanti alle opere di Carlo Zinelli

“Carlo Zinelli, disegno dunque sono / Fausto Gilberti, disegno quando posso” è il titolo della mostra che inaugura sabato 25 gennaio, alle 17.30, aprendo il programma 2025 delle esposizioni nel complesso di San Paolo a Modena.

Dopo le opere di Zinelli, che tornano in città dopo quasi dieci anni dalla partecipazione al Festivalfilosofia 2015, in dialogo con i disegni di Gilberti, in calendario ci sono, infatti, “Dov’è la tavola dei colori?!!”, viaggio surrealista in una cinquantina di opere del maestro Mac Mazzieri (a cura di Anima&Colors, dal 28 marzo al 20 giugno); la mostra collegata a Dig, Festival del giornalismo d’inchiesta che, dal 25 settembre, porterà al San Paolo i lavori dell’artista, ancora non rivelato, che rappresenterà il nuovo “watchdog” e, infine, “Carlo Mattioli. Colors” con le opere del maestro modenese in esposizione dal 25 ottobre (a cura di Fondazione Carlo Mattioli).

Il programma di esposizioni al San Paolo è stato annunciato questa mattina, venerdì 24 maggio, nel corso dell’anteprima della mostra dei disegni di Zinelli e Gilberti, dall’assessore alla Cultura del Comune di Modena Andrea Bortolamasi che ha messo in evidenza il valore del complesso di San Paolo “come luogo di cultura in città, con una sua specificità legata alle arti figurative e visive. La programmazione annuale – ha aggiunto – rappresenta un ulteriore strumento di promozione e valorizzazione degli spazi, un calendario di qualità sul quale vogliamo continuare a investire”.

Curata da Andrea Losavio (D406 disegno contemporaneo), la mostra di disegni, aperta fino al 2 marzo, tesse un filo tra i due artisti: Carlo Zinelli, artista “irregolare”, nato nel 1916 e morto nel 1974, che era stato contadino, macellaio, soldato, matto. Fausto Gilberti, pittore, disegnatore e autore di libri per adulti e bambini, artista colto che nelle sue tante pubblicazioni spiega il lavoro di altri artisti che hanno fatto la storia con linguaggi difficili rendendoli semplicissimi.

Carlo, che inizia a dipingere nel 1957, quando era già da dieci anni internato nel manicomio di San Giacomo alla Tomba grazie all’atelier d’arte creato da Michael Noble e dalla moglie Ida Borletti, non avendo bisogno di spettatori, come spiega Lorenza Roverato nella presentazione della mostra, orchestrava le sue storie disegnando con la tempera sul foglio, unicamente per se stesso e in totale libertà. Il suo segno è sintetico, le sue figure a volte spezzate. Uomini e donne affaccendati in misteriose mansioni, animali rivisitati in contesti bizzarri, le grandi orbite vuote che sottolineano una comunicazione impossibile.

Anche le figure di Fausto, scrive sempre Roverato, sono ridotte al minimo, ma i personaggi stralunati che si stagliano su fogli bianchi hanno orbite “abitate” da piccole pupille curiose che coinvolgono lo spettatore, innescando la sua complicità e trascinandolo nel racconto. E, nonostante le differenze sembrino abissali, tra i due si percepisce un’affinità: la verve narrativa, anche se rivolta a interlocutori diversi, la sintesi del segno, il contesto sempre indefinito in cui si trovano le figure, l’attenzione all’equilibrio della composizione, la ricerca di una “risoluzione sorridente” della storia.

La mostra è realizzata in collaborazione con Fondazione culturale Carlo Zinelli, famiglia Zinelli, Lorenza Roverato, Giorgio Tavernari. A ingresso gratuito, è aperta il martedì, mercoledì, venerdì e sabato dalle 10 alle 12.30 e dalle 15.30 alle 19.30; la domenica dalle 16 alle 19.30.