Restituire ai reggiani il diritto di vivere senza paura in zona stazione, il diritto di attraversare piazza Secchi senza dover camminare a passo svelto, il diritto di muoversi in viale IV Novembre senza dover abbassare gli occhi e tapparsi il naso è in estrema sintesi l’obiettivo che tutti dovremmo avere. Per trasformare quello che è diventato un incubo in un esempio di rigenerazione vincente, replicabile nelle 10, 100, 1.000 zone stazione di tutt’Italia”.

Così la segreteria di Cisl Emilia Centrale prende posizione, ancora una volta, a “favore del mix che deve investire sulla sicurezza urbana con una solida presenza di forze dell’ordine  e procedere di pari passo con l’azione di rigenerazione sociale. Puntare solo sull’inclusione non ci porterà da nessuna parte. Lo diciamo ancora più chiaramente: è lunare pensare che possa esserci una cura sociale in zona stazione senza combattere spaccio, violenza e microdelinquenza. Solo così potremo difendere le conquiste sociali e i presidi di comunità che fino ad oggi sono stati ottenuti, come Ca’ Reggio,  il doposcuola di via Turri e il punto di aiuto ai senza fissa dimora in viale IV Novembre”.

Cisl lavora e ha i suoi uffici in via Turri, il sindacato conosce sulla sua pelle i problemi della zona stazione. “E per questo non abbiamo condiviso il documento firmato da una decina di realtà, un attacco preventivo contro il Sindaco Marco Massari accusato di intelligenza col nemico Matteo Piantedosi, Ministro dell’Interno. Non possiamo condividere che la zona stazione diventi il teatro di uno scontro politico nazionale, lo strumento per fare propaganda contro il decreto sicurezza che, bello o brutto che sia, ad oggi è tutto ciò che mette a disposizione lo Stato – prosegue il sindacato –. Anche per noi è uno strumento negativo quando limita il diritto di sciopero, ma qui stiamo parlando d’altro. La zona stazione non ha bisogno di un comitato elettorale e referendario, ha bisogno di investimenti e del massimo dell’unità istituzionale, civica e di tutte le forze che lo Stato può mettere in movimento. Crediamo che sia stato doveroso da parte del Sindaco incontrare il Ministro Piantedosi, perché così lavorano le Istituzioni quando c’è un problema enorme di ordine pubblico da risolvere”. Secondo Cisl è “perlomeno ingeneroso accusare questo Sindaco che sta faticosamente cercando di far decollare i protocolli sulla zona stazione, dopo anni di gravi ritardi amministrativi. Accusare Massari, poi, di voler militarizzare la zona stazione solo perché sta dialogando con lo Stato, cercando di mettere in movimento senza isterismi le risorse governative, non è accettabile”.

FEBBRAIO MESE DELLA SVOLTA
E’ chiaro che se la zona stazione è così in ginocchio ci sono responsabilità diffuse. C’è moltissimo da fare. “Febbraio deve essere il mese della svolta: il Comune può e deve  lavorare ad una regia che sappia tenere dentro, davvero, Associazioni, Comitati e Sindacati. Ripartiamo rapidamente da qui, senza fughe in avanti, e insieme – evidenzia Cisl –. Nessuno escluso, nemmeno le forze politiche di opposizione. A chi si impegna dando cuore e anima nell’azione sociale serve un supporto amministrativo più solido, e confidiamo che con l’arrivo dei nuovi dirigenti comunali si possa vedere, finalmente, un cambio di passo. Occorre, inoltre, superare la cronica lentezza comunale, ad esempio facendo decollare la task force dotata di risorse proprie e coordinata dal Sindaco, promessa lo scorso novembre, e facendo partire il rafforzamento dei presidi sociosanitari annunciati”.

 

IL DIRITTO ALLA SICUREZZA

Ma il nodo di partenza è sempre quello: serve più sicurezza urbana. Per Cisl il presidio fisso interforze resta una necessità, soprattutto in attesa del nuovo comando di Polizia locale nella zona stazione. Così come il Sindacato continua a pensare che l’esercito, senza poteri di polizia, “sia poco più di una passata di fard su un volto pieno di lividi. E a chi accusa il Comune di voler militarizzare la zona stazione e di voler le zone rosse, agli atti delle dichiarazioni ufficiali non c’è nulla di tutto questo. Il vero problema, casomai, è la difficoltà a parlare di sicurezza da parte di culture politiche e sindacali che faticano a declinare la sicurezza come un diritto – chiosa Cisl Emilia Centrale – Il diritto perso da chi abita in zona stazione e ha dovuto svendere un appartamento perché in quella zona le case non valgono più nulla. E nulla come il diritto alla sicurezza appartiene alle persone socialmente ed economicamente più fragili”.