Un’occasione mancata non aver sottoscritto il rinnovo del CCNL Sanità Pubblica, che in Emilia-Romagna riguarda circa 69mila lavoratrici e lavoratori, dei 600 mila a livello nazionale.
Si sta sostenendo che “0 è maggiore di 170 e che non firmare il contratto recupera il potere d’acquisto più che firmarlo!”. Solo chi nega la realtà, può affermare che la scelta messa in campo da parte di Fp Cgil, UilFpl e Nursind Up, non sia stata condizionata da “fattori politici”, il pubblico impiego, aveva atteso 10 anni il rinnovo contrattuale 2026-2018, più di quattro anni quello ancora vigente, 2019-2021.
Si è dunque da sempre dovuto lottare, con Governi di ogni colore, per avere i rinnovi contrattuali, che derivano dalle risorse stanziate nelle leggi di bilancio, e non dalla contrattazione che avviene in ARAN. Illudere lavoratrici e lavoratori del contrario è una narrazione non corretta, oltre che nel merito, anche che nel metodo.
La mancata firma ha fatto perdere dal punto di vista economico 170 euro/mese su 13 mensilità, tutti gli arretrati contrattuali, l’aumento dei fondi del salario accessorio di più di 90 euro pro/capite, e l’avvio immediato del rinnovo 2025-2027 che varrà circa 155 euro/mese, oltre che il riconoscimento del buono pasto nelle giornate di lavoro agile.
Per quanto riguarda i professionisti della Sanità, ad esempio, in particolare rispetto a chi opera all’interno dei pronto soccorso, si è perso un riconoscimento mensile medio fino a 250/mese, e la definizione di strumenti di maggiore tutela dal punto di vista del patrocinio legale in caso di aggressioni.
Alla luce dell’insediamento di nuova Presidenza nella nostra Regione, come Cisl Fp Emilia-Romagna, chiediamo che non si perda di vista quanto in realtà possiamo già contrattare a normativa vigente, per chi opera nel nostro SSR. Per noi è necessario aprire un tavolo che entri nel merito di questioni rimaste ferme, anche dall’accordo regionale sottoscritto il 19 aprile dello scorso anno, per garantire ed ulteriormente incrementare in maniera strutturale i fondi di contrattazione aziendale. Bisogna investire sugli organici, in quanto a fronte dell’apertura di nuovi servizi delle riorganizzazioni sul territorio, non si è investito sulle assunzioni, a scapito della sicurezza e certezza delle cure. Welfare aziendale e benessere organizzativo devono essere i filoni portanti del rilancio del lavoro all’interno del nostro sistema sanitario. Il problema degli alloggi, quello di trovare personale, anche nei servizi collocati nelle zone disagiate della nostra regione, le aggressioni nei confronti del personale, la questione della mensa, debbono già essere con urgenza trattati con il nuovo assessore.
Come Cisl Fp Emilia-Romagna, da anni chiediamo risposte concrete, non a caso, anche da soli abbiamo protestato a lungo sotto la Regione, prima, e subito dopo la pandemia, quando ancora l’argomento della sanità pubblica non era “cavallo di battaglia” di tutte le campagne elettorali.
Per questo anche come Cisl Emilia Romagna crediamo che il tema Salute debba essere trattato nelle sedi apposite di confronto, perché la risposta di presa in carico dei bisogni di salute dei cittadini della nostra regione deve passare da scelte di organizzazione e programmazione dei servizi in grado di dare risposte, il confronto non può essere solo a mezzo stampa, deve essere su tutto il sistema ospedaliero e territoriale con una discussione seria anche in merito al tema dei CAU.
Aspettiamo dunque una convocazione urgente dall’Assessorato alla Sanità, perché fare sindacato e politica sindacale significa mettere al centro le persone che rappresentiamo, senza demagogia e strumentalizzazioni.
(Cisl FP Segretaria Generale Sonia Uccellatori – Cisl Emilia Romagna Segretario Generale Filippo Pieri)