Oltre un milione e mezzo di prestazioni aggiuntive erogate nel 2024, grazie a un investimento di oltre 50 milioni di euro di risorse regionali. Ben superiori allo stanziamento dello 0,4% sul Fondo Sanitario Nazionale previsto dal Governo, che ammonterebbe a circa 38 milioni.

È il primo bilancio del piano straordinario di abbattimento delle liste d’attesa in sanità predisposto dalla Regione Emilia-Romagna dallo scorso aprile. Un intervento finanziato esclusivamente con stanziamenti interni, in attesa del provvedimento annunciato dal Governo nello scorso giugno.

“Di fronte all’impegno messo in campo dalla Regione in questi mesi, stupiscono ancora di più le parole del ministro Schillaci che richiama le Regioni a un utilizzo più accurato delle risorse in termini di sanità- sottolineano il presidente, Michele de Pascale, e l’assessore alla Sanità, Massimo Fabi-. Ricordiamo al ministro e al Governo che aspettiamo da sei mesi che l’annuncio di un provvedimento sulle liste d’attesa si tramuti in qualcosa di concreto: a oggi, invece, mancano ancora i decreti attuativi e non risulta alcun incremento di trasferimento di fondi alle Regioni da utilizzare contro le liste d’attesa”.

Quanto afferma l’esecutivo nazionale riguardo gli stanziamenti per ridurre le liste d’attesa, infatti, non costituisce un reale incremento di finanziamento per le Regioni, dato che con il proprio decreto il Governo ha semplicemente dato alle Regioni stesse l’indicazione a usare per le liste d’attesa una parte dei finanziamenti già assegnati nelle precedenti finanziarie. “Scaricare la colpa sulle Regioni, peraltro in larga parte guidate dalle stesse forze politiche che governano il Paese, purtroppo non risolve il problema- proseguono de Pascale e Fabi-, e invece si continua a negare l’evidenza del palese sottofinanziamento del sistema pubblico, di cui pagano le spese quei milioni di italiane e italiani che rinunciano quotidianamente a curarsi”.

I dati attuali confermano che il programma di incremento di 1,6 milioni di prestazioni è stato rispettato, con un primo significativo miglioramento dei tempi di attesa, l’introduzione sistematica delle pre-liste di presa in carico e la disponibilità delle agende a 24 mesi. “E lo diciamo consapevoli che noi stessi, come Regione dobbiamo fare di più, rafforzando la medicina del territorio e le politiche di prevenzione- chiariscono de Pascale e Fabi-, ma questo deve avvenire dentro un piano nazionale vero, condiviso dal Governo centrale con i territori. Invece si resta in uno scenario inaccettabile, che priva milioni di cittadine e cittadini del diritto primario alla cura e alla salute, denunciato in maniera esemplare anche dal Presidente della Repubblica Mattarella nel discorso di fine anno”.