Struttura sovraffollata dove, in un anno, sono stati registrati 270 episodi di autolesionismo e 40 tentati suicidi. L’attività della Casa circondariale Sant’Anna di Modena, però, è stata caratterizzata anche da ascolto e attenzione per le condizioni di detenute e detenuti e la tutela dei loro diritti, con 73 colloqui, corsi professionalizzanti e percorsi di studio.

Sono i principali aspetti emersi dalla relazione della criminologa Giovanna Laura De Fazio, a oltre un anno dalla sua nomina a Garante per il Comune di Modena dei diritti delle persone private della libertà personale. Il documento è stato illustrato in commissione consiliare Servizi nella seduta di oggi, mercoledì 23 ottobre, presieduta da Vittorio Reggiani, a cui hanno preso parte anche Alessandra Camporota, assessora alla Sicurezza urbana integrata, Polizia Locale, Coesione sociale, Integrazione e Cittadinanza, Volontariato e Terzo Settore; Annalisa Righi, dirigente del Settore Servizi sociali, sanitari e per l’integrazione; e Barbara Papotti, dirigente responsabile del Servizio gestione Servizi diretti e indiretti.
Alla relazione annuale, prevista dal regolamento istitutivo del Garante, segue adesso una seduta tematica sulle carceri del Consiglio comunale, in programma nelle prossime settimane, secondo il percorso definito da una mozione approvata a settembre dalla stessa Assemblea che ha visitato, venerdì 11 ottobre, proprio il penitenziario di Modena, con la partecipazione della stessa De Fazio.

L’intervento della Garante, eletta a luglio 2023 dal Consiglio comunale, dopo un iter avviato nel 2021, e chiamata a operare per cinque anni, ha riguardato soprattutto, appunto, l’attività nel carcere di Sant’Anna, svolta in collaborazione con la rete territoriale dei Garanti regionali e comunali e con altre istituzioni del territorio, come Unimore, con cui si è stabilita l’attivazione di tre tirocini, di cui due già completati, presso l’ufficio della Garante.
La relazione evidenzia come fino a luglio, su una capienza regolamentare dell’istituto di 372 persone, le presenze registrate ammontavano a 536 detenuti, pari quindi a 164 persone in più. La composizione della popolazione penitenziaria, in particolare, vede una percentuale di persone ristrette di nazionalità straniera intorno al 60 percento del totale, con una prevalenza di persone provenienti da Marocco, Tunisia e Albania, ma anche da Nigeria e Pakistan. Il documento mette inoltre in evidenza il numero di eventi critici registrati durante l’anno all’interno della struttura, tra cui 270 episodi di autolesionismo e 40 tentativi di suicidio.

In particolare, sono stati 73 i colloqui svolti nel corso dell’anno nel penitenziario, per la maggior parte richiesti dagli stessi detenuti, tra cui anche due colloqui di gruppo con detenute. Più in generale, le tematiche dei colloqui hanno riguardato condizioni detentive, accesso ai servizi sanitari, aiuto nel rapporto con i figli o la possibilità di ottenere lavoro all’interno o all’esterno della struttura per aiutare i familiari.
Proprio a questa richiesta rispondono i corsi professionalizzanti attivati, di cui alcuni già conclusi come quelli riguardanti, per la sezione femminile, cure estetiche, preparazione pasti e sartoria (rifinanziato e nuovamente in partenza); mentre quelli per la sezione maschile hanno interessato la produzione di pasta fresca e sono in partenza corsi di ristorazione, agricoltura, competenze in area edile, operatori di calzature e call center. L’obiettivo è di rendere queste esperienze vere e proprie attività lavorative interne, per migliorare le capacità economiche dei detenuti e quindi anche l’accesso a prodotti come quelli sanitari e di cura della persona, specie per le donne. Alla Casa circondariale attivati, inoltre, corsi di studio che vanno dall’alfabetizzazione fino alla formazione universitaria.
Tra le iniziative organizzate, la relazione menziona anche il convegno dello scorso aprile dedicato al trattamento dei cosiddetti “sex offender”, ovvero a chi ha compiuto reati di natura sessuale, a cui il penitenziario di Modena riserva una specifica sezione (circa cento persone), l’incontro, a maggio, con i Garanti regionali e il Garante Regione Emilia-Romagna per organizzare azioni di sensibilizzazione per la prevenzione dei suicidi in carcere e anche la consegna ai detenuti, a luglio, del Codice ristretto, ovvero una guida ai loro diritti, curata dal Garante regionale.