Come ogni mese, anche mercoledì 16 ottobre alle ore 21 si riunirà il gruppo di lettura adulti presso la Biblioteca Comunale di Palazzo Frattini per condividere opinioni e riflessioni intorno al libro “La storia di un matrimonio” di Andrew Sean Greer.
A Guastalla esiste ormai da diversi anni un gruppo di lettura creato in seno alla Biblioteca Comunale di Palazzo Frattini. Si è costituito a fine novembre 2015 quando ad accompagnare i partecipanti era arrivata nella nostra città Simonetta Bitasi, consulente per il programma di Festivaletteratura di Mantova e lettrice ambulante (www.lettoreambulante.it). Nel momento della creazione del Gruppo di Lettura guastallese, ai partecipanti era stato consegnato il ‘compito’ del mese, ovvero la lettura di un libro. Da allora i lettori si sono riuniti una volta al mese, salvo il periodo legato alle restrizioni per la pandemia, per condividere la lettura di altri libri che, di volta in volta, vengono suggeriti da qualcuno dei partecipanti o dalle responsabili della Biblioteca Comunale. E il gruppo poi sceglie fra varie proposte. Si tratta sempre di autori tra i più rilevanti della letteratura contemporanea mondiale.
Chiunque ami leggere e desideri condividere questa passione è invitato all’appuntamento. La partecipazione è gratuita ma è gradita la prenotazione.
Per maggiori info: 0522.839759-755
IL LIBRO DEL MESE: “LA STORIA DI UN MATRIMONIO”
Dal titolo potrebbe sembrare un libro banale. Non lo è. Ambientato negli anni ’50, narra la storia di una coppia americana con una vita apparentemente normale, fino al momento in cui uno sconosciuto bussa alla loro porta. Una piccola perla che tiene il lettore saldamente incollato alle pagine.
“Crediamo tutti di conoscere le persone che amiamo”. Così Pearlie Cook comincia a raccontarci gli incredibili sei mesi che sono stati, per il suo matrimonio, una sorta di inesorabile lastra ai raggi X. Siamo nel 1953, in un quartiere appartato e nebbioso di ex militari ai margini di San Francisco, e tutto nella vita dei Cook parla ancora della guerra: la salute cagionevole di Holland, i ricordi tormentati di lei, le loro abitudini morigerate e un po’ grigie. Una vita per il resto normalissima, come sottolinea la voce ammaliante di Pearlie mentre la sua testa scoppia di pensieri che, forse, via via che si disvelano preferiremmo non ascoltare. Eppure li leggiamo con avidità, rassicurati dal fatto che lei, palesemente, ha intenzione di dirci proprio tutto. Perché, allora, ci sentiamo invadere da un’ansia arcana, da un senso di vertigine e di smarrimento, come davanti a certe atmosfere torve di Edgar Allan Poe? Non solo per il susseguirsi di colpi di scena che ci avvincono a ogni riga sino a condurci all’unico finale davvero imprevedibile. Non solo per l’uomo venuto dal passato, per la lettera che colpisce come un pugno, per i terribili segreti che si dischiudono a uno a uno. Sarà allora per la dolorosa lucidità con cui la donna riesce a indagare la distanza che separa ciascuno di noi dagli altri?