Leonardo Fornaciari (immagine d’archivio)

L’Emilia-Romagna è una delle regioni italiane con il maggiore potenziale economico, con Bologna (che da sola vale il 26% del Pil regionale), Modena e Ferrara che rappresentano una delle aree emiliano – romagnole economicamente più forti. [1]Proprio dello sviluppo e della attrattività di questi tre territori si è parlato oggi durante la quinta assemblea annuale di ANCE Emilia Centro, tenutasi nella terza giornata del SAIE – La Fiera delle Costruzioni: progettazione, edilizia, impianti, in corso a BolognaFiere fino al 12 ottobre 2024. Per l’occasione è stata infatti presentata la ricerca di CRESME in collaborazione con ANCE Emilia Area Centro “AREA EMILIA CENTRO 2040. Attrattività, competitività e sviluppo dei territori di Bologna, Modena e Ferrara. Dimensioni, caratteri e dinamiche del mercato delle costruzioni, delle opere pubbliche dell’immobiliare a livello territoriale”.

ANCE Emilia Area Centro, nata nel 2019 dalla fusione ANCE Bologna, ANCE Ferrara e ANCE Modena, è la prima Associazione di Costruttori del sistema confindustriale regionale e raggruppa ad oggi circa 400 imprese di costruzioni e affini del settore.

Che cosa emerge dalla ricerca CRESME e ANCE Emilia Centro? Secondo la ricerca CRESME, la sola area territoriale delle tre province di Bologna, Modena e Ferrara, con una popolazione di circa 2 milioni di abitanti, ha un valore economico di circa 73 miliardi di euro, corrispondenti a circa il 4,5% della ricchezza complessiva prodotta nel territorio italiano. Per quanto riguarda il settore delle Costruzioni, nell’area di Emilia Centro gli investimenti nel comparto sono pari a poco più di 9 miliardi di euro, che rappresentano il 44% del totale regionale e il 4% del totale nazionale.

Bologna, Modena e Ferrara sono realtà territoriali particolarmente dinamiche, in cui coesistono poli manifatturieri e produttivi avanzati e centri universitari di eccellenza. A ciò si aggiunge il fattore turismo, che crea conseguentemente nuovi paradigmi di convivenza e porta a un ripensamento delle città e delle relative esigenze abitative. La rigenerazione urbana è stata il focus principale della tavola rotonda a termine della mattinata sul tema dell’urbanistica nelle grandi città, a cui hanno partecipato, oltre a Leonardo Fornaciari, Presidente ANCE Emilia Area Centro; Raffaele Laudani, Assessore all’Urbanistica del Comune di Bologna; Laura Lieto, Vicensindaco e assessore all’urbanistica del Comune di Napoli e Maurizio Veloccia, Assessore all’urbanistica del Comune di Roma.

“Vi è grande attesa per i lavori attualmente in corso in Parlamento sul nuovo testo di legge della rigenerazione urbana. In passato, sono stati ben 76, in 26 anni, i tentativi falliti per avere una nuova legge urbanistica. Dalla tavola rotonda di oggi è emerso con chiarezza che il tema della rigenerazione urbana è più che mai cruciale e prospettico per il settore delle costruzioni – ha affermato Leonardo Fornaciari, Presidente di ANCE Emilia Area Centro. L’Italia è all’ultimo posto in Europa per numero di nuove abitazioni costruite. Mentre la popolazione diminuisce, le famiglie crescono e la questione abitativa, in molte città italiane è al centro del dibattito. Siamo nel settimo ciclo edilizio dal secondo dopoguerra e siamo ormai entrati, da tempo, in quello che viene definito il primo ciclo dell’ambiente costruito. Il 73% del valore della produzione delle costruzioni è fatto di manutenzione ordinaria e straordinaria del patrimonio esistente. E le nuove direttive europee ci impongono nuovi obiettivi in termini di performance energetiche per i nostri edifici: performance che si possono raggiungere solo intervenendo sul patrimonio costruito. Non è più possibile rinviare una legge organica sulla rigenerazione urbana. Lo cediamo suil nostro territorio: Bologna Modena e Ferrara, (le tre province di competenza di ANCE Emilia Centro) condividono in larga parte tensioni abitative che sono comuni alle città moderne. La coesistenza di poli manifatturieri e produttivi avanzati, con  centri universitari, con la promozione del turismo, creano nuovi paradigmi di convivenza che si muovono tra l’attrazione di nuovi studenti e di cervelli in città, tra le ambizioni di crescita e di inserimento nel sistema industriale e produttivo, tra le esigenze del turismo e del commercio locale; con gli affitti brevi che rubano il campo alla residenza stabile, mentre si prova a dare risposta a queste tensioni, rivolgendo giustamente il pensiero alle cosiddette fasce grigie e la promozione di edilizia ERS, si è allo stato di fronte alla amara constatazione che nè gli studenti, né le fasce grigie, ma nemmeno altre fasce di popolazione più abbienti trovano una casa adatta alle loro esigenze. È evidente che il problema di fondo è uno stock di offerta abitativa insufficiente, a tutti i livelli!  Ben venga dunque, sperando che sia la volta buona, una legge nazionale che dia spinta alla rigenerazione urbana. Ma per non rischiare che resti lettera morta, sarà assolutamente necessario accompagnarla con premialità per chi rigenera, con incentivi e agevolazioni fiscali. Se lo Stato non mette una dote finanziaria adeguata, la rigenerazione urbana delle nostre città non decollerà.”

 

[1] Dati II trimestre Unioncamere Emilia- Romagna