Era stata appositamente denominata San Rocco l’operazione antidroga svolta congiuntamente dai Carabinieri della Compagnia di Guastalla e dalla Polizia Locale dell’Unione Bassa Reggiana, sotto il coordinamento della Procura reggiana diretta dal Procuratore Calogero Gaetano Paci, poiché la fiorente rete di spaccio di cocaina presuntivamente posta in piedi dal quintetto finito nei guai, aveva la base operativa proprio nell’omonima frazione San Rocco del comune di Guastalla.
All’alba del due ottobre, una quarantina tra Carabinieri di Guastalla e agenti della Polizia Locale dell’Unione Bassa reggiana, all’esito di una complessa attività investigativa antidroga, avevano dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Tribunale di Reggio Emilia su richiesta della Procura reggiana nei confronti di 5 cittadini nordafricani accusati a vario titolo del reato di concorso in detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti. Tre persone arrestate (un 35enne finito in carcere, una 34enne e un 27enne ai domiciliari) e un 38enne tre sottoposto alla misura cautelare non custodiale dell’obbligo di dimora nel comune di Guastalla e obbligo presentazione alla P.G..
Quel giorno un 26enne colpito dall’obbligo di presentazione alla P.G. non era stato rintracciato. Nella mattinata del 4 ottobre quest’ultimo, accompagnato dal suo legale, si è presentato spontaneamente ai carabinieri della radiomobile di Guastalla che hanno quindi eseguito la misura cautelare emessa a carico dell’uomo accusato, unitamente agli altri correi del reato di detenzione ai fini di spaccio.
L’indagine aveva preso spunto dalle segnalazioni di diversi cittadini che lamentavano una fiorente attività di spaccio con fulcro proprio nella frazione San Rocco di Guastalla e che portava la Polizia Locale dell’Unione Bassa reggiana a verificare la bontà delle segnalazioni, riscontrate attraverso lo svolgimento di mirati servizi di osservazione. Congiuntamente ai carabinieri della compagnia di Guastalla si accertava che l’illecita attività era presuntivamente compiuta dagli odierni indagati che erano soliti muoversi oltreché a piedi o in bicicletta anche per mezzo di alcune autovetture in loro disponibilità. I riscontri ottenuti attraverso le indagini “tradizionali” venivano implementati attraverso attività tecniche di captazione, grazie alla quale emergeva un fittissimo flusso telefonico avente per oggetto la cessione di cocaina. Gli accertamenti relativi al procedimento, in fase di indagini preliminari, proseguiranno per i consueti approfondimenti investigativi al fine di consentire le valutazioni e determinazioni inerenti all’esercizio dell’azione penale.