Fra aprile e giugno le vendite del commercio al dettaglio in Emilia-Romagna sono rimaste sostanzialmente invariate (+0,03%). Ma in termini reali sono diminuite, perché nello stesso arco temporale i prezzi sono aumentati dell’1,9%. La dimensione del punto vendita non ha inciso significativamente sui risultati.

Le vendite dello specializzato alimentare si sono ridotte dell’1%. Sostanzialmente stabili, +0,3%, quelle del dettaglio specializzato non alimentare.

Per la prima volta dopo due anni ininterrotti di forte aumento, le vendite a valori correnti di iper, super e grandi magazzini hanno smesso di crescere (+0,2%).

Fra aprile e giugno si sono registrate 390 nuove imprese e 614 cessazioni.

Le persone occupate nel settore, dati al 31 marzo 2024, sono aumentate di 2.975 unità (+2,1%) quasi interamente dipendenti.

È quanto emerge dall’analisi sull’andamento del commercio al dettaglio in sede fissa in Emilia-Romagna svolta dal Centro studi di Unioncamere Emilia-Romagna.

 

L’andamento

Nella scorsa primavera le vendite a prezzi correnti degli esercizi al dettaglio in sede fissa dell’Emilia-Romagna sono rimaste sostanzialmente invariate (+0,03%) rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, così come avvenuto anche nel trimestre precedente.

Ma l’andamento dell’inflazione dei prezzi al consumo, seppure in rientro, ha segnato un aumento dell’1,9% nel trimestre in Emilia-Romagna. Quindi, le vendite correnti del dettaglio dovrebbero essere diminuite nuovamente in termini reali.

Lo conferma l’analisi sui giudizi delle imprese dove il 30% ha dichiarato una diminuzione delle vendite ed il fatto che solo il 3% ritiene di avere giacenze di magazzino scarse per soddisfare le richieste dei clienti (percentuale che però è raddoppiata rispetto a fine marzo).

Circa 23 imprese su 100 prevedono un aumento del fatturato nei prossimi mesi, percentuale che è la più bassa dall’estate del 2020.

 

Le tipologie del dettaglio

Le vendite dello specializzato alimentare si sono ridotte dell’1% rispetto a giugno 2023, ma in termini reali sono diminuite e si è aggravato l’andamento dei giudizi delle imprese.

Leggera variazione positiva, +0,3%, per le vendite del dettaglio specializzato non alimentare.

Tra i prodotti non alimentari, le vendite di abbigliamento e accessori hanno subito una flessione del -0,8%, che però risulta maggiore in termini reali considerando l’andamento dei prezzi al consumo per l’abbigliamento e calzature.

In calo del -2,6% le vendite a valori correnti di prodotti per la casa ed elettrodomestici.

É andata meglio per gli altri prodotti non alimentari dove le vendite sono aumentate mediamente dell’1,5% e si è allargata la quota delle imprese che hanno espresso giudizi positivi.

Per la prima volta dopo due anni ininterrotti di forte aumento, le vendite a valori correnti di iper, super e grandi magazzini si sono sostanzialmente arrestate la scorsa primavera (+0,2%), risultato non positivo dal punto di vista reale considerando l’aumento dell’inflazione dell’1,9%. Il rallentamento si riflette nella diminuzione al 32% del numero delle imprese della distribuzione organizzata che hanno segnalato un aumento negli affari.

 

La dimensione delle imprese

La scorsa primavera le vendite della piccola distribuzione (da 1 a 5 addetti) hanno subito una flessione tendenziale dello 0,5%, quelle di media dimensione (da 6 a 19 addetti) hanno ottenuto un lieve incremento (+0,8%), quelle di maggiore dimensione (con almeno 20 addetti), hanno avuto un risultato solo marginalmente positivo (+0,3%). La percentuale delle grandi imprese che hanno segnalato un aumento tendenziale del valore delle vendite è scesa di 16,8 punti percentuali al 45,3%, il valore più basso degli ultimi due anni.

La scorsa primavera, la variazione delle vendite correnti in termini reali è risultata così negativa per tutte le classi dimensionali delle imprese tenuto conto dell’andamento dell’inflazione.

 

Il Registro delle imprese

In Emilia-Romagna, fra aprile e giugno le iscrizioni di imprese del commercio al dettaglio sono state 390, sostanzialmente invariate rispetto allo stesso periodo dello scorso anno e ben lontane dai livelli anteriori al 2019. Le cessazioni dichiarate sono aumentate salendo a 614.

Le variazioni, soprattutto conseguenti ad un’indicazione del settore di attività successiva all’iscrizione, ma anche a una sua modifica, hanno portato a operare nel commercio al dettaglio solo altre 228 imprese (+0,54%), il secondo dato più contenuto degli ultimi dieci anni.

Nel complesso, quindi, la scorsa primavera il saldo delle dichiarazioni delle imprese del commercio al dettaglio è ulteriormente peggiorato ed è risultato pressocché nullo (+4 unità).

 

Gli addetti

Secondo i dati di fonte Inps, tratti dal Registro delle imprese gli occupati nel commercio al dettaglio nei primi tre mesi dell’anno sono aumentati di 2.975 unità (+2,1%) portando il valore complessivo a 145.059. L’incremento è stato determinato da una marcata accelerazione della crescita dei dipendenti (+2.958 addetti, +3%) ma anche dall’eccezionale deciso arresto della tendenza negativa per gli indipendenti che sono rimasti invariati a quota 41.882.

Lo studio completo su: www.ucer.camcom.it/