Il Consiglio comunale ha approvato il Bilancio consolidato 2022 del gruppo Comune di Modena. L’esame del documento finanziario, caratterizzato da un patrimonio netto consolidato che sfiora quota 1,7 miliardi di euro (nel dettaglio, 1.680.686.595 euro), è al centro della delibera, presentata in aula dall’assessore al Bilancio Gianpietro Cavazza nella seduta di giovedì 28 ottobre, che si concentra anche sulla verifica finale sulle società partecipate per l’esercizio 2022 e il monitoraggio infrannuale 2023. A favore hanno votato i gruppi di maggioranza (Pd, Sinistra per Modena, Modena civica ed Europa verde – Verdi); contrari Lega Modena, Movimento 5 stelle, Alternativa popolare, Forza Italia e Fratelli d’Italia.
Illustrando in aula il documento sul Bilancio, l’assessore ha spiegato che il risultato di esercizio consolidato è negativo per 572.277 euro, una cifra legata principalmente agli investimenti sviluppati sul territorio attraverso le attività della società di trasformazione urbana CambiaMo spa, in cui il Comune è socio insieme ad Acer. Le società comprese nel perimetro di consolidamento in cui si articola lo strumento finanziario sono alcuni tra enti strumentali controllati, società controllate e società partecipate del Comune. In particolare, i soggetti sono selezionati sulla base di un criterio di rilevanza che si misura in relazione ai principali valori di bilancio della società, rapportati con gli stessi parametri nel bilancio dell’ente locale.
Si tratta, quindi, di Amo, Emilia Romagna Teatro Fondazione, Acer Modena, Asp Charitas e Farmacie Comunali di Modena (rilevanti per parametri di bilancio superiori al 3 per cento, intesa come incidenza in percentuale rispetto alla posizione patrimoniale, economico e finanziaria della capogruppo, il Comune); Fondazione Cresci@Mo (rilevante poiché partecipata al 100 per cento); Lepida e Agenzia per l’Energia e lo Sviluppo Sostenibile – Aess (rilevanti in quanto “in house”). A questo elenco si aggiungono, in maniera volontaria, anche CambiaMo e ForModena, per un totale dunque di dieci soggetti che contribuiscono al Bilancio consolidato.
Questo documento finanziario, di cui il Comune è stato ente sperimentatore a livello nazionale, rappresenta, a consuntivo, il risultato economico e la consistenza patrimoniale di un gruppo di enti e società che fanno capo a un’amministrazione pubblica con l’obiettivo di programmare, gestire e controllare l’andamento del complesso delle partecipazioni grazie anche a una visione completa delle consistenze patrimoniali e finanziarie sopperendo così a eventuali carenze informative.
La verifica sulle società partecipate si è concentrata su Cambiamo spa, Formodena, Amo spa, Farmacie comunali, Modenafiere, Seta spa e Fondazione Cresci@mo, tutti organismi soggetti al controllo con partecipazione del Comune superiore al 10 per cento, oltre che su Lepida e Aess in quanto organismi “in house”. La normativa prevede, infatti, che l’ente locale definisca, secondo la propria autonomia organizzativa, un sistema di verifiche sulle società partecipate non quotate e gli accertamenti sono esercitati dalle strutture dell’ente locale stesso, che ne sono responsabili; sempre per questa ragione Hera e Banca Etica, soggetti in cui l’Amministrazione comunale ha una partecipazione inferiore al 10 per cento, è previsto solo il controllo degli equilibri finanziari. Nei mesi scorsi il Comune di Modena, così come la Provincia e la Camera di commercio, in ottemperanza alla normativa nazionale che regola le partecipazioni societarie degli enti locali, non hanno potuto aderire alla ricapitalizzazione di Modenafiere e hanno dovuto dismettere, quindi, la propria partecipazione dalla società. Il socio unico è Bologna Fiere spa.
Aprendo il dibattito sulla delibera prima del voto, per Giovanni Silingardi (M5s) occorrerebbe ripensare alcuni aspetti della normativa del Testo unico in materia di società a partecipazione pubblica (Tusp): “Non bisogna guardare solo alla razionalizzazione ma anche e soprattutto alla valorizzazione delle funzioni pubbliche gestite localmente: serve, quindi, consentire alle società di avere strumenti e risorse umane e finanziarie per agire in favore di benefici resi alla cittadinanza”.
Per Giovanni Bertoldi (Lega Modena) è necessario prestare molta attenzione alla privatizzazione dei servizi pubblici: “Quello che conta spesso è solo la parte economica, ma il rischio è che, nel tempo, la qualità dei servizi si abbassi”. Il capogruppo ha quindi specificato che “bisogna privatizzare solo per servizi davvero importanti: la gestione diretta, infatti, anche se può sembrare inizialmente più pensante, offre una qualità migliore”.
Per il Pd, Marco Forghieri ha affermato che “le difficoltà delle società partecipate nel raggiungere alcuni obiettivi, sono determinate anche da vincoli da rispettare e dal confronto con la competizione richiesta dal mercato”. Il consigliere ha poi puntualizzato che occorre investire nelle società pubbliche, “ma è giusto farlo a vari livelli, tanto in ambito locale che nazionale”. A questo proposito, il capogruppo Antonio Carpentieri ha specificato che “la precondizione per un migliore servizio di trasporto pubblico sono le risorse: come richiesto da tutte le Regioni è necessario che il Governo rifinanzi il fondo nazionale per il trasporto pubblico locale e consenta la sua indicizzazione”.
Nel dibattito è intervenuto anche l’assessore Cavazza. “Nelle società partecipate – ha sottolineato – è stata mantenuta la funzione pubblica, cioè l’interesse verso le esigenze della popolazione, nonostante i nuovi assetti di gestione”. Ha poi ricordato che il Comune di Modena effettua periodicamente verifiche di qualità: “Le ricerche ci parlano di livelli importanti per molti settori”.