veduta aerea del fiume Po (foto Davide Bertuccio)

Il livello del fiume Po si è alzato di oltre 2 metri nelle ultime 24 ore sotto la spinta della nuova ondata di maltempo che ha colpito la penisola con precipitazioni intense, dopo un lungo periodo di caldo e siccità. È quanto emerge dal monitoraggio della Coldiretti sul livello idrometrico al Ponte della Becca sugli effetti dell’ultima perturbazione che ha provocato esondazioni di fiumi e torrenti, allagamenti, frane e smottamenti.

Lo stato del più grande fiume italiano – sottolinea la Coldiretti – è rappresentativo della sofferenza dei corsi d’acqua che si sono gonfiati per le piogge del ciclone Poppea con straripamenti ed esondazioni.

Siamo di fronte – sottolinea la Coldiretti – ad una evidente tendenza alla tropicalizzazione con una più elevata frequenza di manifestazioni violente, sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi ed intense ed il rapido passaggio dal caldo al maltempo che ha provocato danni nelle città e nelle campagne con tetti scoperchiati, alberi abbattuti e campi allagati.

Il ciclone infatti arriva in un  2023 si classifica fino ad ora in Italia nella top ten degli anni più caldi di sempre con una temperatura superiore di 0,67 gradi la media storica che lo classifica al terzo  posto tra le più alte mai registrate nel periodo dal 1800, quando sono iniziate le rilevazioni, secondo l’analisi della Coldiretti sui dati Isac Cnr nei primi sette mesi del 2023 dalla quale si evidenzia peraltro che per il nord Italia si è trattato del secondo anno più caldo, con l’anomalia del periodo che è stata di ben +0,86 gradi superiore la media.

Il 2023 – continua la Coldiretti – è stato segnato dal clima pazzo con all’inizio una grave siccità che ha compromesso le coltivazioni in campo e poi per alcuni mesi dal moltiplicarsi di eventi meteo estremi, precipitazioni abbondanti e basse temperature ed infine dal caldo torrido a luglio e a fine agosto.

Un’annata nera per l’agricoltura italiana con danni che, tra coltivazioni e infrastrutture, supereranno i 6 miliardi dello scorso anno, con un taglio del 10% della produzione di grano, del 14% di quella di uva da vino fino al 63% delle pere mentre il raccolto di miele è sceso del 70% rispetto allo scorso anno, secondo l’analisi Coldiretti e si registrano un calo anche per il pomodoro.

“L’agricoltura è l’attività economica che più di tutte le altre vive quotidianamente le conseguenze dei cambiamenti climatici, ma è anche il settore più impegnato per contrastarli – sottolinea Marco Allaria Olivieri, direttore di Coldiretti Emilia Romagna –. Si tratta di una nuova sfida per le imprese agricole che devono interpretare i cambiamenti radicali del clima e gli effetti sui cicli delle colture, sulla gestione delle acque e più in generale sulla gestione aziendale. La sfida dev’essere però accompagnata e sostenuta. Infatti, come Coldiretti Emilia Romagna, abbiamo lavorato con la Regione e l’assessore all’Agricoltura, Alessio Mammi, per far sì che le misure del Piano di Sviluppo Rurale Regionale per la prevenzione dei danni venissero emanate e che anche in futuro ci siano sempre più strumenti di sostegno alle aziende agricole per la lotta al cambiamento climatico”

“Servono – aggiunge Nicola Bertinelli, presidente di Coldiretti Emilia Romagna – investimenti per la manutenzione, risparmio, recupero e regimazione delle acque, un impegno per la diffusione di sistemi di irrigazione a basso consumo, ma anche ricerca e innovazione per lo sviluppo di coltivazioni resistenti”.