Il ruolo delle condizioni ambientali nel decorso clinico dell’anemia falciforme (drepanocitosi) è al centro di uno studio, coordinato dall’Oncoematologia Pediatrica dell’Azienda Ospedaliero – Universitaria di Modena, diretta dal prof. Lorenzo Iughetti, pubblicato sul numero di settembre della rivista CHILDREN.
Lo studio si intitola “Environmental factors in Northern Italy and sickle cell disease 2 acute complications: a multicentric study” e ha visto la collaborazione di ARPAE (Agenzia regionale per la prevenzione, l’ambiente e l’energia dell’Emilia-Romagna), ARPA Veneto e Lombardia, Servizio Trasfusionale dell’Azienda Ospedaliero – Universitaria di Modena, diretto dal dottor Giovanni Battista Ceccherelli, insieme alle Oncoematologie Pediatriche dell’Azienda Ospedaliero – Universitaria di Parma (diretta dalla dottoressa Patrizia Bertolini), dell’Azienda Ospedaliero – Universitaria di Padova (diretta dalla prof.ssa Alessandra Biffi) e della Fondazione Monza e Brianza per il Bambino e la sua Mamma. Modena ha raccolto ed elaborato i dati dalle altre Aziende Ospedaliero – Universitarie, ARPAE quelli ambientali e metereologici dalle altre Regioni.
“L’anemia falciforme o drepanocitosi – spiega il prof. Lorenzo Iughetti, Direttore dell’Oncoematologia Pediatrica dell’AOU di Modena e docente UNIMORE – è una malattia ereditaria, caratterizzata dalla caratteristica forma a falce dei globuli rossi. La conseguenza è l’aumento della viscosità del sangue con “impilamento” dei globuli rossi nelle piccole vene periferiche. Ne conseguono crisi dolorose acute e talvolta danni d’organo, che possono coinvolgere tutti i distretti del corpo, a qualsiasi età, infantile e adulta. Negli ultimi decenni il tasso di mortalità si è significativamente ridotto e il numero di bambini in grado di raggiungere l’età adulta è in continua crescita. I principali fattori che hanno contribuito al miglioramento della prognosi sono stati l’introduzione dello screening neonatale, la profilassi antibatterica precoce e una strategia di accompagnamento dei pazienti seguiti da equipe dedicate”.
Lo studio è stato condotto retrospettivamente utilizzando i dati raccolti durante un periodo di cinque anni (dal 1° gennaio 2011 al 31 dicembre 2015), considerando la frequenza delle visite in reparto per dolore da nuova insorgenza che richiedesse l’uso di analgesici, dei pazienti seguiti per anemia falciforme (SCD) nelle città di Modena, Parma, Monza e Padova, tutti situati nella Pianura Padana nel nord Italia. Sono stati inclusi anche pazienti giovani adulti ancora seguiti dal centro pediatrico.
“Lo studio – ha aggiunto il dott. Giovanni Palazzi, medico dell’Oncoematologia Pediatrica dell’AOU di Modena – ha evidenziato il ruolo della temperatura, della pressione atmosferica, delle escursioni termiche, dei valori di umidità e dei livelli di ozono nell’influenzare il decorso clinico dei pazienti con drepanocitosi. Era già noto come le temperature estreme (troppo caldo o troppo freddo) influenzino le crisi dolorose. Ora abbiamo maggiormente chiarito l’impatto dei singoli eventi atmosferici sulla malattia”.
Le variabili ambientali sono state raccolte da ARPAE, e analizzate anche sulla base di precedenti studi. Quasi tutti i parametri sono misurati di routine nelle stazioni meteorologiche e di qualità dell’aria. I dati clinici includevano 615 accessi di 198 pazienti con drepanocitosi durante un periodo di follow-up di 5 anni (1/1/2011–31/12/2015, 1826 giorni in totale).
“La miglior conoscenza delle modalità di azione di questi fattori potrà aiutarci – conclude la Dottoressa Maria Elena Guerzoni, pediatra dell’AOU di Modena e prima firmataria dell’articolo – nella educazione dei pazienti alla prevenzione delle crisi, nel ridurre gli accessi ospedalieri e nel contribuire allo sviluppo di nuove terapie”.
“La nostra struttura – precisa Patrizia Bertolini, direttore dell’Oncoematologia pediatrica dell’Ospedale Maggiore di Parma – ha partecipato a questo studio, perché la patologia da anemia falciforme rappresenta una problematica significativa nell’area geografica che afferisce al nostro centro. Nella pianura padana c’è una forte immigrazione da aree dove questa malattia è endemica e i pazienti con anemia falciforme sono aumentati progressivamente negli ultimi anni. Lo studio ha confermato quanto già ipotizzato e cioè che le variazioni climatiche influiscono sulla comparsa di crisi da falcizzazione, con quadri clinici anche severi. Sui pazienti seguiti a Parma ha coordinato lo studio la dr.ssa Angelica Barone, referente del nostro centro per queste patologie che appartengono alle anemie ereditarie”