“C’è voluta la rappresentazione plastica di una classifica del più prestigioso quotidiano economico nazionale, Il Sole 24 Ore, per far prendere atto della drammaticità del problema, ormai cronico, dell’estremo sovraffollamento delle classi modenesi, per quanto il problema sia in realtà di carattere nazionale”. Così Claudio Riso segretario sindacato scuola Flc/Cgil Modena.
“Credo però sia opportuno sottolineare come Il Sole 24 Ore non faccia altro che certificare quello che da troppo tempo i sindacati della scuola denunciano: non ci interessa ovviamente la primogenitura della denuncia, quanto evidenziare l’annosità di un problema che viene sistematicamente eluso da chi è chiamato a fare scelte politiche in grado di cambiare il segno di questa tendenza.
Non è ovviamente in discussione l’attivismo e il protagonismo delle Amministrazioni del territorio – che comunque non hanno alcun potere di intervento nei meccanismi di definizione del numero di alunni per classe – nella ricerca di nuovi spazi. Così come non può essere consolatorio pensare a quando, tra qualche anno, si paleseranno gli effetti del calo demografico anche sugli iscritti nelle scuole di secondo grado.
Appena una settimana fa i lavoratori della scuola sono scesi in sciopero contro un provvedimento, il Dl 36 che, tra le altre cose, porterebbe nei prossimi anni al taglio di quasi 10.000 cattedre in tutta Italia.
E credo che il punto sia esattamente questo: i lavoratori della scuola, nello specifico i docenti, operano in condizioni di disagio, perché fare didattica a classi di 27/28 studenti vuol dire non riuscire a tenere conto delle specificità e delle particolarità. Gli studenti ne subiscono le conseguenze, le denunce e le rivendicazioni dei lavoratori e del sindacato cadono nel nulla.
In sostanza da anni ormai, dal 2009, da quando cioè è entrato in vigore il Dpr 81/2009 che definisce i criteri per la costituzione delle classi e che assurdamente permette di poter sforare tutti i tetti – al Nord come nel Sul del Paese – tutti i governi che si sono succeduti, di centrodestra, di centrosinistra o tecnici, hanno praticamente avallato questo sistema che risponde ad una logica tutta ragionieristica e di risparmio. E se da una parte i vari governi hanno mantenuto questa situazione, non ci risulta affatto che le diverse parti politiche, a Roma o in periferia, abbiano mai chiesto di modificare questo impianto normativo.
In sostanza quindi, i risultati di queste classifiche altro non sono se non il prodotto di una politica autoreferenziale che decide sulla base della calcolatrice e non in base a ciò che serve e che è necessario. Questo è quanto è successo fino ad oggi ed è qui che vanno cercate le responsabilità.
Se però dall’evidenza e dalle conferme che arrivano a mezzo stampa si decide, come sembra, di voler passare all’iniziativa e “farne una questione nazionale”, non si può non concordare e sostenere ogni iniziativa in tal senso.
Con una raccomandazione, che è anche un auspicio: sono anni che il sindacato unitariamente denuncia queste situazioni. Se si vuole davvero prendere di petto questo problema servono alleanze di sistema, serve fare rete e spingere tutti nella stessa direzione. Serve investire sul personale, a partire dai percorsi di stabilizzazione delle migliaia di precari, e servono investimenti su strutture e infrastrutture.
Le intenzioni vanno bene, i risultati si misurano alla prova dei fatti” – conclude Claudio Riso, Flc/Cgil Modena.