Lunedì 27 dicembre a Guastalla è stato reso omaggio a Quarto Camurri, presso il cimitero comunale alla tomba e in Piazza Matteotti alla stele commemorativa del centenario della nascita.
Alla cerimonia hanno preso parte Ivano Pavesi, in rappresentanza del comune di Guastalla, Albertina Soliani, Presidente dell’Istituto Alcide Cervi, Claudio Malaguti, Presidente di ANPI Guastalla, Adelmo Cervi, figlio di Aldo Cervi, le rappresentanze di amministrazioni comunali e sezioni ANPI della Bassa Reggiana, Giorgio Benaglia (Sindaco in una precedente amministrazione che già contribuì a valorizzare la figura di Quarto Camurri), le forze dell’ordine, le rappresentanze sindacali CGIL e CISL e cittadini guastallesi. Erano presenti, commossi, i familiari di Quarto Camurri.
Negli interventi commemorativi è stato sottolineato il ruolo fondamentale di Quarto e dei fratelli Cervi per la causa della democrazia e della libertà: furono tra i primi martiri della Resistenza che da allora iniziava a diffondersi con forza nel popolo italiano, ma dal loro esempio e dalla loro lotta è nata la nostra Costituzione, in tutti i suoi contenuti, i principi, i diritti, i doveri, la solidarietà.
La cerimonia si è svolta dapprima con la commemorazione presso il cimitero di Guastalla, dove riposa Quarto, per spostarsi in un secondo momento in Piazza Matteotti, dove è presente la stele che ricorda il centenario della sua nascita. Gli interventi dei relatori hanno sottolineato che la stele, dotata di QRCode (per visualizzare informazioni e fotografie della vita di Quarto) rappresenta non solo un momento celebrativo, ma reca con sé un messaggio rivolto a tutti i cittadini, ed ai giovani in particolare: l’ impegno di Quarto e la sua scelta, portati avanti assieme ai fratelli Cervi, di partecipare alla Resistenza, hanno vinto contro la dittatura fascista. Ma è necessario continuare la loro lotta: tocca ai cittadini di oggi difendere la libertà conquistata allora con il costante impegno e la partecipazione di oggi: una cittadinanza attiva e consapevole dei diritti da difendere e dei doveri da sostenere ed onorare, non dimenticando di impegnarsi anche in favore dei cittadini di tutte le nazioni del mondo, minacciate da conflitti, disuguaglianze, negazione di diritti, pandemie e cambiamenti climatici.
Alcuni aspetti della vita di Quarto.
Quarto nacque a Guastalla il 5 novembre 1921. Piazza Matteotti (allora chiamata Piazza Giordano Bruno per poi divenire nel ventennio fascista Piazza del Littorio) vide trascorrere la infanzia e la giovinezza di Quarto, figlio di Vincenzo e di Antonietta Ledi, in una famiglia composta da sei figli.
Quarto dovette da subito impegnarsi per aiutare la famiglia, come riparatore meccanico e distribuendo giornali. Non rinunciò però del tutto allo spirito della giovinezza, formando con altri ragazzi un gruppo di quartiere per trascorrere il tempo libero: la “Squadra volante”.
Presto però arrivò la chiamata in guerra: nel 1941 Quarto, ventenne, venne arruolato nell’esercito italiano ed inviato in Sicilia, in zona di guerra. Da lì mantenne una corrispondenza con l’amata madre che, dapprima rimasta a casa con i figli più piccoli, si trasferì in seguito con la famiglia a Reggio Emilia.
Dopo lo sbarco degli Alleati in Sicilia e l’armistizio dell’8 di settembre, Quarto si ritrova a casa, rigetta la camicia nera della milizia che i fascisti gli volevano imporre ed entra in contatto con il distaccamento partigiano di Aldo Cervi in montagna, nei pressi del Monte Ventasso, sull’Appennino Reggiano.
Le memorie di papà Alcide Cervi raccontano l’incontro dapprima prudente di Quarto con i figli, fino ad arrivare alla sua integrazione. Scrive Alcide: “si chiama Quarto Camurri ed è un bravo ragazzo”.
Quarto è l’esempio di una generazione di giovani italiani che in poco tempo apre gli occhi sulla violenta realtà che il fascismo voleva imporre.
Fu arrestato assieme ai sette fratelli Cervi ed al papà Alcide nella cascina di Gattatico e condotto nelle carceri di Via dei Servi. Lì venne interrogato dai fascisti quale “italiano rinnegato”, colpevole di avere rifiutato la chiamata alle armi del “nuovo fascismo” della RSI (Repubblica Sociale Italiana, o di Salò).
Condivise con i Cervi il loro tragico percorso: dopo l’arresto sarà fucilato il 28 dicembre 1943 al Poligono di tiro di Reggio Emilia: è l’ottava vittima della folle e crudele rappresaglia compiuta dai fascisti reggiani, una “lezione” che i fascisti volevano impartire ai giovani che intendevano abbandonare la RSI.