L’Ospedale Civile di Baggiovara diventa per un giorno il set di un cortometraggio che racconta la storia di Alessia Bellino, ragazza modenese colpita all’improvviso da encefalite autoimmune, e seguita proprio dall’equipe della Neurologia diretta dal prof. Stefano Meletti. Il cortometraggio dal titolo “Il buio e la luce” è prodotto da Progettarte in collaborazione con Maria Rita Storti e parte dalla storia di Alessia, raccontata nel volume Dalla Corsia alla Corsa (Progettarte 2021), sceneggiato dall’autore e regista Francesco Zarzana. La storia di Alessia può far conoscere non solo questa malattia ma può essere di ausilio e speranza a quanti ne sono affetti e alle rispettive famiglie.
A interpretare Alessia sarà la nota attrice francese Manon Elezaar che ha accettato con entusiasmo questo ruolo, ritenendolo un utile “servizio”. Un’altra attrice francese – Mathilde Mosnier – interpreta l’infermiera mentre all’attore Fabrizio Coniglio interpreterà il medico che l’ha avuta in cura. Il cortometraggio – che oltre all’Ospedale Civile vede come location il Parco Ferrari e tanti angoli del nostro centro storico – verrà ufficialmente presentato al Buk Film Festival ai primi di giugno 2022 e sarà iscritto ai più importanti festival internazionali.
Il set è stato allestito in ossequio alle misure di contenimento della pandemia. La troupe è stata sistemata la troupe è stata sistemata in alcuni spazi lontani dal flusso di pazienti, dove è stato ricreato un ambulatorio in tutto e per tutto credibile.
“Per noi è un onore essere tra le location di questo cortometraggio – commenta il dottor Claudio Vagnini, Direttore generale dell’Azienda Ospedaliero – Universitaria di Modena – che affronta un tema sanitario di grande importanza, quello delle encefaliti, patologie rare e di grande complessità e ci aiuta a raccontare una storia di speranza per i pazienti e i loro famigliari. Per questo do’ con piacere il benvenuto ad Alessia e a tutta la produzione”.
La vera storia di Alessia Bellino, ragazza modenese colpita all’improvviso da encefalite autoimmune, diventa un cortometraggio dal titolo “Il buio e la luce” prodotto da Progettarte in collaborazione con Maria Rita Storti, che racconta come un percorso di guarigione da una malattia così difficile possa essere paragonato a una vera e propria maratona, fatta di allenamento, tappe, fatica, poi infine il traguardo. Metafora della corsa anche nei momenti di difficoltà e crisi, l’ospedale, le cure affettuose dell’infermiera, le visite del medico che la cura e le sue preoccupazioni sulla malattia, con stanchezza e rabbia quando non riesce nel riconoscimento di sé e della propria identità, del proprio mondo. “La storia di Alessia mi ha molto colpito – dichiara l’autore e regista Francesco Zarzana – e penso che grazie a quest’opera si possa far conoscere non solo questa malattia ma può essere di ausilio e speranza a quanti ne sono affetti e alle rispettive famiglie. La presenza di due importanti artiste francesi – continua Zarzana – ne connota il livello internazionale dell’opera, che vuole essere universale, per inviare in tutto il mondo questo messaggio di speranza. Il corto, che avrà una durata di circa venti minuti, oltre alla versione italiana avrà anche una versione francese e una con i sottotioli in inglese”.
“L’encefalite – spiega il prof. Stefano Meletti, Direttore della Neurologia dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Modena, Ospedale Civile di Baggiovara – è un’infiammazione dell’encefalo che, se interessa anche il midollo spinale, è detta di encefalomielite. Le sue cause sono molteplici, molte sono autoimmuni, altre derivano da patologia neoplastica. Talvolta difficili da individuare, e gli esiti sono spesso gravi, per cui potrebbe essere difficoltoso tornare al lavoro o agli studi. Fortunatamente, negli ultimi 15 anni la scienza ha fatto molti passi avanti nel riconoscere l’origine di queste patologie. In particolare, la forma specifica che aveva colpito Alessia (encefalite con anticorpi contro il recettore NMDA del glutammato), oggi è ben conosciuta, ma allora è stato uno dei primi casi descritti in letteratura scientifica. A volte questi quadri venivano interpretati come malattie psichiatriche ritardando di mesi la diagnosi corretta. Oggi invece siamo molto più pronti nel diagnosticare questi quadri clinici e quindi siamo in grado di approntare una terapia adatta al tipo di encefalite. L’encefalite può influenzare abilità quali la concentrazione, l’attenzione, il pensiero, la memoria, il giudizio e il controllo del comportamento, lasciando un’eredità di problemi aggiuntivi come l’epilessia o la stancabilità. Sebbene prese singolarmente si tratta di patologie rare, nel loro complesso un centro medio-grande come il nostro vede circa 20 pazienti ogni anno. Insieme al personale medico e al personale infermieristico, oggi rappresentato dalla coordinatrice Lucia Ruggeri, dò il ben venuto alla troupe e ad Alessia”.
Già in passato Alessia Bellino, che a distanza di 7 anni dalla malattia sta bene, ha recuperato la sua vita e lavora nell’ambito della comunicazione in una cooperativa sociale modenese, si è spesa in iniziative e testimonianze pubbliche, tramite tv locali e nazionali, stampa e social, per raccontare la sua storia e mettersi a disposizione di altri survivor e dei loro familiari. Alessia ha già collaborato con l’Ospedale Civile per la Giornata Mondiale delle Encefaliti (22 febbraio), con il CSI e il Comune di Modena per la Giornata delle Malattie Rare e con l’Encephalitis Society del Regno Unito per promuovere la conoscenza della malattia durante convegni ed eventi. Nel 2020 il suo racconto “Dalla corsia alla corsa” ha vinto il concorso letterario del Festival Buk di Modena e nell’anno successivo è stato pubblicato da Progettarte Edizioni l’omonimo libro, che ha ispirato questo cortometraggio.
“Quando Francesco Zarzana mi ha parlato dell’idea del corto – afferma Alessia Bellino – sono stata fin da subito entusiasta. Sono felice che grazie al libro la mia storia possa essere letta, commentata e condivisa, ma lo sono ancora di più ora che diventerà un cortometraggio, perché significa rendere il contenuto e il messaggio della storia più comprensibile, visibile e condivisibile in modo universale. Il corto renderà lo spettatore partecipe in prima persona del percorso di guarigione e di rinascita narrato nel libro e permetterà a chiunque di immedesimarsi, del tutto o in parte, nelle tappe della maratona per guarire che mi ha portata fin qui, a condividere la mia storia perché possa essere d’ispirazione e d’incoraggiamento per altre persone. Quel che ci auguriamo è proprio che questa storia possa essere d’aiuto a tutte le persone che stanno correndo la loro personale maratona verso una guarigione, un recupero o un traguardo”.