La Polizia di Stato ha concluso un’importante indagine relativa ad un gruppo presente su una nota piattaforma di messaggistica, composto da 5 utenti e denominato “Famiglie da abusi”. Gli organi che hanno proceduto alle attività sono i Compartimenti Regionali della Polizia Postale e delle Comunicazioni di Bologna, Milano, Roma e Napoli, coordinati dal Centro Nazionale per il contrasto alla pedopornografia online (C.N.C.P.O).
Il gruppo si caratterizzava per l’incessante scambio tra i suoi partecipanti di materiale pedopornografico, anche autoprodotto.
Le conversazioni tra i sodali, utenti di un gruppo “chiuso” su una nota piattaforma social erano incentrate principalmente sulle reciproche dissolute fantasie sessuali aventi per protagonisti mogli, figlie ed altri parenti dei membri (corredate da foto e filmati realizzati in ambito familiare), nonché la condivisione di video ed immagini prettamente pedopornografici, sia reperiti in rete e/o su altri canali social, di link che rimandano a cloud virtuali di file hosting di analogo contenuto. Gli operatori della Postale sono giunti ad un’identificazione a catena dei sodali, consistita nella progressiva evidenziazione di tutte le tracce informatiche di volta in volta raccolte, grazie a cui si è ricostruita nella sua completezza la struttura del gruppo dell’orrore.
L’attività di indagine ha avuto inizio nel mese di maggio 2021 quando, nella capitale, gli agenti della Polizia Postale romana, su segnalazione internazionale veicolata dal CNCPO, hanno proceduto alla perquisizione e all’arresto di un insospettabile cittadino padre di famiglia.
L’analisi svolta sui suoi dispositivi ha condotto gli investigatori ad un altro utente, stavolta nel capoluogo felsineo, dove la Procura della Repubblica di Bologna ha aperto un fascicolo di indagine, coordinando la successiva attività d’indagine.
Anche in questo caso il target individuato era un insospettabile imprenditore edile bolognese, padre di famiglia.
Gli uomini del Compartimento Polizia Postale e delle Comunicazioni di Bologna, a seguito della perquisizione, hanno rinvenuto alcune chat, che dimostrano come l’attività principale dell’imprenditore fosse lo scambio di immagini e video, di natura pedopornografica, alcune estremamente scabrose, anche autoprodotte.
In particolare, è stato isolato un raccapricciante video di breve durata, inviato nel gruppo, che mostra l’indagato intento in pratiche sessuali alla presenza della figlia minorenne.
Il pericolo di reiterazione di reati della stessa specie, l’esclusione dell’occasionalità delle condotte che avrebbe potuto sfociare in ulteriori e più gravi episodi, hanno persuaso il Pubblico Ministero titolare delle indagini a richiedere ed ottenere dal Gip di Bologna la misura cautelare della custodia cautelare in carcere.
Gli agenti della Polizia Postale di Bologna hanno potuto finalmente porre fine alle odiose attività dell’indagato assicurando l’uomo alla locale Casa Circondariale.
Le indagini sui dispositivi in sequestro hanno anche permesso di ottenere importanti riscontri su un altro frequentatore della chat, un uomo abusante sessualmente della figlia, tratto in arresto dalla Sezione Polizia Postale e Comunicazioni di Brescia, in quanto già sottoposto ad indagini per fatti della stessa specie.
Gli investigatori della specialità, inoltre, analizzando con attenzione i dispositivi in uso all’indagato, non si sono lasciati sfuggire uno screenshot inviato da un utente iscritto alla chat degli orrori. La provvidenziale distrazione ha così permesso di identificare un altro utente, un architetto napoletano, funzionario della pubblica amministrazione.
L’uomo, sottoposto ad un provvedimento di perquisizione, è stato denunciato a piede libero perché detentore di materiale pedopornografico ma estraneo alla produzione di contenuti sessuali ritraenti minori. Durante l’attività di perquisizione informatica gli operatori hanno rinvenuto evidenze che, incrociate con gli elementi già in possesso agli inquirenti, hanno permesso di identificare il quinto sodale: un napoletano poco più che trentenne, dj di un noto locale partenopeo.
Nel corso della perquisizione delegata dall’A.G. felsinea nei confronti di quest’ultimo indagato ed eseguita, lo scorso 23 novembre, congiuntamente agli operatori del Compartimento di Napoli, gli investigatori hanno rinvenuto circa 200 files pedopornografici, oltre a diretti riscontri della sua partecipazione alla chat, dove condivideva le proprie fantasie sessuali con minori, utilizzando anche foto carpite dalla vita familiare, compresa quella di un neonato ritratto nell’atto del cambio del pannolino. Il soggetto è stato tratto in arresto per detenzione di ingente quantitativo di materiale pedopornografico e collocato in carcere a disposizione dell’A.G. di Napoli.
Con quest’ultimo arresto, gli investigatori ed inquirenti hanno chiuso il cerchio attorno al gruppo criminale che si dedicava agli spregevoli scambi di immagini.