“È stato un silenzio assordante quello della piazza di Sassuolo. Un migliaio di luci per ricordare Elisa, i suoi due bimbi e la madre. Eravamo lì anche noi Gd Distretto Ceramico per ribadire che l’amore non è mai violento e che è compito di tutti noi farci carico quotidianamente di aiutare il prossimo ad affrontare i propri drammi personali.
Dopo il silenzio, giusto e rispettoso, ora occorre parlare incessantemente, ancor più di prima; perché nel giro di qualche giorno intorno a noi sono stati commessi quattro femminicidi. Una strage continua in Italia, che ci parla di un femminicidio ogni tre giorni. Ci dobbiamo interrogare sulle motivazioni sia come singoli individui sia come istituzioni, perché per contrastare concretamente questa efferatezza occorre farsi carico come entità collettiva di un lavoro culturale faticoso e continuo contro il patriarcato e l’idea che le donne siano di proprietà di qualcuno. È vero che esistono leggi in Italia per tutelare le donne e i propri figli dalla violenza dei compagni, o ex, e recentemente l’introduzione della legge contro lo stalking e la legge sul codice rosso sono state un ulteriore passo avanti. Si può e si deve denunciare, sempre. Purtroppo, molte volte la furia omicida è più veloce della giustizia e quindi occorre un lavoro culturale, fin dalle scuole e in ogni occasione.
A Sassuolo e nel Distretto Ceramico esistono associazioni per il contrasto alla violenza domestica: un ringraziamento è d’obbligo al TINA Centro Anti Violenza e alla Croce Rossa che fanno un lavoro prezioso da anni, compensando anche le mancanze della giunta sassolese in questo e in molti altri ambiti. Alla luce degli aumenti di casi, però, serve pensare a progetti più grandi, partendo da quello che esiste già e integrandolo con nuove strutture, nuove professionalità e un investimento maggiore nei servizi sociali in ogni campo. Pensiamo, quindi, a una vera e propria Casa delle donne nel Distretto Ceramico, e il cambio di destinazione della villa confiscata alla mafia a Maranello va proprio in questa giusta direzione. Servono anche delle residenze per i padri o compagni lasciati senza residenza che molte volte finiscono nella povertà e a vivere in auto. Occorre dare anche a loro un sostegno concreto, soprattutto psicologico perché la separazione non deve essere vissuta come una vergognosa condanna. Infine, occorre progettare un percorso dentro le scuole e di ascolto continuo nei confronti dei figli che sono vittime anche loro della violenza domestica inserendo nei programmi scolastici lezioni riguardanti l’educazione all’affettività. Il 25 novembre è un giorno per ricordare, ma le nostre azioni contro il femminicidio e la violenza in generale devono esserci ogni giorno dell’anno, perché l’unica famiglia che noi immaginiamo e vorremmo è quella dove c’è amore e rispetto, indipendentemente dal genere, dalla multiculturalità e dalla condizione economica”.
(Filippo Simeone, coordinatore Giovani democratici Distretto Ceramico)