Quanto sta accadendo in questi giorni con i contagi verificatisi nelle scuole di Carpi, alla primaria Don Milani e alla secondaria di primo grado “Margherita Hack”, ci obbliga a riflettere su quali siano stati i punti deboli e le criticità che hanno portato ad uno scenario che non si sarebbe dovuto verificare e al quale non abbiamo assistito nemmeno lo scorso anno, in assenza di vaccinazione e con tassi di positività più elevati.
Ad oggi è stato disposto l’isolamento per due classi della secondaria di primo grado, per altre cinque classi della stessa scuola è stato programmato lo screening con l’esecuzione di tamponi molecolari a operatori scolastici e alunni. Per quanto riguarda invece la scuola primaria, una sola classe ha potuto riprendere la didattica in presenza, mentre tutte le altre sono ritornate alla DaD con evidenti difficoltà delle famiglie nel poter gestire i figli a casa.
Se il tracciamento ha come obiettivo individuare e isolare rapidamente gli eventuali casi secondari e interrompere così la catena di trasmissione, qualcosa senza dubbio non ha funzionato. E proprio qui bisogna intervenire per rimediare alle falle di un protocollo che secondo noi non può andare bene così com’è adesso.
La distinzione tra contatti stretti “ad alto rischio” e “a basso rischio” prevista infatti dagli attuali protocolli è inadeguata e quasi totalmente incompatibile con il modo di vivere la classe e la vita scolastica, soprattutto nella scuola primaria e nella secondaria di primo grado.
La disposizione della classe è infatti necessaria alle finalità prettamente didattiche, ma ciò spesso è incompatibile ai fini del tracciamento, per cui il personale scolastico deve tenere continuamente sotto controllo gli spostamenti dei ragazzi nei banchi con un ulteriore aggravio di lavoro che lascia inevitabilmente spazio a errori nel contact tracing.
Altro elemento che contribuisce a complicare una situazione già molto difficile è la non sospensione della frequenza scolastica dei fratelli/sorelle, dei bambini che sono rientrati nel percorso di contact tracing che frequentano altri istituti, per cui ci si affida al buon senso delle famiglie per evitare che nel giro di pochi giorni il tracciamento debba coinvolgere più scuole. Per questi ragazzi, che si trovano a casa in via precauzionale, per cercare di contenere il focolaio, in molti casi non è stata attivata la DDI e i genitori devono occuparsi dei figli a fronte di disposizioni che consentono loro di continuare l’attività lavorativa e scolastica.
Il ritardo nell’individuare i primi casi di positività e un tracciamento che all’inizio è stato solo parziale e limitato a pochi casi, hanno quindi lasciato spazio alla diffusione dei casi di contagio, con conseguenze che oggi ricadono sulla scuola, sulle famiglie e sugli studenti.
Infine, ancora una volta ribadiamo l’urgenza e la necessità di investire davvero sulla prevenzione attraverso campagne di test a tappeto da ripetersi ciclicamente e con assiduità.
E’ evidente infatti che il sistema di monitoraggio della diffusione del virus attraverso le “scuole sentinella” così com’è non serve a niente, e d’altro canto ci chiediamo chi ha visto i risultati di questo progetto e che cosa abbia prodotto.
Il personale della scuola, con quasi il 95% di vaccinati, rappresenta senza ombra di dubbio la categoria di lavoratori che, dopo quella dei sanitari, ha risposto con un altissimo senso di responsabilità alla necessità di proteggere se stessi e la collettività tutta, e contribuire a creare le condizioni decisive per lo svolgimento della scuola in presenza e in sicurezza.
Questo sforzo non può essere vanificato da protocolli inadeguati o peggio ancora da ritardi e tentennamenti di vario genere: il vaccino è importante ma, in un ambiente come la scuola dove gli studenti sotto i 12 anni non possono essere vaccinati e tra quelli più grandi le situazioni sono molto diversificate, da solo non basta.
Non serve a niente e nessuno far finta che vada tutto bene se poi si verificano casi di questo tipo che dimostrano la debolezza di un intero sistema: si facciano quindi gli sforzi e gli investimenti necessari, a partire dal testing a tappeto e dal contact tracing vero e diffuso.