Nella giornata di ieri i Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Reggio Emilia, unitamente ai colleghi della locale Compagnia Carabinieri, hanno dato corso in città e provincia all’esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal GIP del Tribunale di Reggio Emilia su richiesta della Procura reggiana – Sostituti Forte e Berardi – concorde con gli esiti investigativi dei carabinieri del nucleo investigativo del Comando Provinciale di Reggio Emilia in relazione alla simulazione di un maxi furto ad un’azienda di autoricambi della Val d’Enza finalizzato a frodare la compagnia assicurativa di circa 30.000 euro, tanto il danno lamentato in sede di denuncia.
Condotta simulatoria che ha trovato anche il supporto di un carabiniere infedele che ha curato il relativo sopralluogo e in qualche modo “certificato” l’effettiva commissione del reato con conseguente risarcimento assicurativo.
L’illecita attività è stata scoperta grazie alle indagini del Nucleo Investigativo di Reggio Emilia che nella mattinata di ieri hanno proceduto, in esecuzione della citata ordinanza di custodia cautelare in carcere, ad arrestare due fratelli crotonesi N.A. 36enne residente a Bibbiano e G.A. 32enne residente a Reggo Emilia, ristretti al termine delle formalità di rito in carcere con le accuse di concorso in simulazione di reato e in corruzione ipotesi per le quali è indagato sia il prestanome che gestiva l’azienda dei due fratelli, un 59enne campano abitante a Montecchio Emilia che lo stesso carabiniere, Appuntato in servizio presso una stazione del reggiano. Per tali condotte a lui riconducibili il GIP ha emesso la misura interdittiva della sospensione dall’esercizio di un pubblico ufficio o servizio per la durata di un anno.
Le indagini concernenti la simulazione del furto per frodare l’assicurazione sono partite lo scorso mese di febbraio, quando le illecite attività dei due fratelli calabresi sono entrate nella lente d’ingrandimento dei Carabinieri. I due fratelli, infatti, erano già noti all’Arma sia per i loro precedenti di polizia, che per contatti con esponenti della criminalità organizzata n’dranghetista, che si avvalevano di teste di legno e prestanome per la gestione di attività a loro riconducibili. Per una di queste, quella di autoricambi con sede in Val d’Enza, i due fratelli, con la condotta del compiacente prestanome che gestiva l’azienda, avevano pianificato la simulazione di un maxi furto di accessori e ricambi per auto con il fine di venire indennizzati dall’assicurazione.
Nel corso delle indagini del Nucleo Investigativo risultano indagati, per altre illecite condotte, non collegate però a quella che ha dato corso alle indagini in oggetto, altri due militari: un Appuntato in servizio nella stessa stazione del primo e anch’egli raggiunto da analogo provvedimento interdittivo, di 9 mesi e un Appuntato, indagato, però attualmente non più in servizio presso questa provincia: le ipotesi loro contestate sono di falsità ideologica commessa da un pubblico ufficiale in atti pubblici in relazione a false attestazioni per attività di servizio dichiarate in atti ma di fatto non eseguite.