Circa 4.000 persone ogni anno a Bologna entrano in contatto con i servizi dedicati alla grave emarginazione adulta. Sono persone molto diverse tra loro, che hanno in comune sofferenza e solitudine: non hanno una casa nel senso più esteso del termine, cioè non hanno un tetto, un sistema di relazioni, un luogo dove incontrare altre persone, non hanno strumenti per costruirsi rapporti sociali. I servizi a loro dedicati devono dunque misurarsi con nuovi bisogni e nuove sfide. In più, il sistema ha dovuto fare i conti con la pandemia, che ha inevitabilmente introdotto nuove modalità e imposto regole diverse dal passato. Per fare un bilancio delle azioni compiute nell’ultimo triennio e per tracciare una visione per il futuro, il Comune di Bologna insieme ad Asp Città di Bologna, il gestore individuato per il servizio di contrasto alla grave emarginazione adulta, ha deciso di offrire agli addetti ai lavori, agli enti e alle istituzioni coinvolte nel sistema dell’accoglienza, una mattinata di confronto in diretta sul canale YouTube del Comune di Bologna martedì 20 luglio a partire dalle 9.30. Sarà l’assessore comunale a sanità e welfare, Giuliano Barigazzi, ad aprire i lavori, insieme a Rosanna Favato, amministratrice unica di Asp Città di Bologna. Accanto a Comune e Asp ci saranno i rappresentanti del consorzio di cooperative sociali L’Arcolaio, che si è aggiudicato l’appalto di Asp per la gestione operativa dei servizi. Al confronto parteciperanno anche l’Azienda Usl di Bologna e i soggetti del Terzo settore e del volontariato della città, parte integrante del welfare di comunità.
La grave emarginazione adulta: i dati
Il sistema informativo digitale di cui il Comune si è dotato consente di tenere traccia di tutte le persone che vengono in contatto con i servizi sociali, dal singolo accesso allo sportello fino alla presa in carico. Le persone senza dimora intercettate dal servizio di contrasto alla grave emarginazione adulta sono state 3.610 nel 2018, 2.524 nel 2019, 3.753 nel 2020. La città di Bologna rimane il punto di riferimento principale per la ricerca di risposte e servizi, ma la geografia dell’homelessness si sta diffondendo anche nel territorio metropolitano. Il target a cui si rivolgono i servizi di contrasto alla grave emarginazione adulta sono persone adulte senza dimora, italiane e straniere, otto su dieci hanno tra 30 e 64 anni, sono uomini e donne, singoli e coppie, che vivono in modo temporaneo o permanente sul territorio del Comune di Bologna. In comune hanno situazioni di sofferenza, fragilità e solitudine, dovute a ragioni molto diverse: sono molto giovani e non hanno casa; sono anziani; sono persone senza regolare permesso di soggiorno; persone Lgbtqi; persone con problemi di abuso e dipendenza da sostanze; persone che hanno bisogni socio-sanitari urgenti; persone appena dimesse da strutture sanitarie ma non sanno dove andare; donne vittime di abusi e violenze. Tre su dieci sono italiani, due su dieci vengono da Paesi europei (soprattutto dall’est Europa) e gli altri arrivano da lontano. Le persone che entrano in contatto con i servizi di contrasto alla grave emarginazione adulta sono per la grande maggioranza uomini (80%), ma sebbene solo due su dieci siano donne, su queste incide uno stato di fragilità molto spesso superiore poiché provengono da percorsi di vita molto più complessi, caratterizzati da episodi di violenza, esclusione, allontanamento dai figli o dal nucleo familiare.
Il sistema dei servizi di contrasto alla grave emarginazione adulta
Le pratiche di contrasto alla grave emarginazione adulta prevedono molteplici servizi con un obiettivo trasversale e primario: il ripristino e lo sviluppo di capacità e competenze, il potenziamento delle autonomie personali e della partecipazione. Le persone senza dimora devono poter integrarsi nuovamente con tutte le altre per costruire una nuova coesione sociale.
Tutti i servizi del Comune di Bologna, gestiti da Asp Città di Bologna insieme al consorzio di cooperative sociali L’Arcolaio, mettono al centro la persona e la sua capacità, e cercano di favorire l’assunzione di responsabilità, la fiducia e la stima di sé, dando gli strumenti per tornare a camminare da soli.
L’impianto dei servizi oggi è composto da:
- servizi di prossimità e a bassa soglia di accesso (help center, servizio docce, unità di strada);
- strutture di accoglienza temporanea (circa 120 posti);
- strutture di accoglienza notturna (circa 260 posti);
- progetto Housing first (gestisce inserimenti in appartamenti indipendenti per 74 persone);
- laboratori di comunità;
- interventi rivolti ai nuclei e agli adulti singoli di etnia sinta all’interno delle aree sosta;
- servizi dell’area esecuzione penale rivolti ai detenuti (all’interno del carcere e per chi è in uscita);
- il piano freddo di comunità.
Oltre a questi, agisce in modo trasversale il servizio sociale bassa soglia che si occupa di persone adulte che stanno attraversando un momento di difficoltà dovuto a una mancanza di risorse o di riferimenti significativi, che si trovano a Bologna temporaneamente e si rivolgono all’help center.
Qualità e accoglienza: proposte per il futuro
Il triennio 2018-2020 è stato particolarmente intenso anche a causa delle misure imposte dalla pandemia, che inevitabilmente ha costretto il sistema dei servizi a una revisione dei comportamenti consolidati (come per esempio l’ingresso dei volontari nelle strutture al momento dei pasti) e della logistica. La gestione sanitaria è stata più facile con gruppi più ridotti di persone, per questo la prima sfida è quella di differenziare e moltiplicare i luoghi di accoglienza, privilegiando le piccole strutture.
Non è secondario poi il tema della cura e della bellezza degli spazi: stare in un posto gradevole e non disagiato aiuta a sentirsi accolti e parte di una comunità, come ha dimostrato l’ultimo piano freddo.
Proprio durante l’inverno scorso si sono concretizzati gli esempi migliori da tener presenti nel prossimo futuro: integrazione con cittadine e cittadini coinvolti dalla possibilità di segnalare via email situazioni di fragilità in strada, formazione per i volontari, strutture rinnovate e più accoglienti. In generale tutte le esperienze di contaminazione e costruzione di alleanze sul territorio, con il volontariato, l’associazionismo, i singoli cittadini, hanno dimostrato di essere efficaci: significa che questa rete dovrà essere sempre più ampia.
L’integrazione socio-sanitaria è un altro punto da ampliare sempre di più, e l’esperienza del Covid lo ha confermato, visto il dialogo costante con il Dipartimento di Sanità pubblica dell’Azienda Usl di Bologna. In generale, comunque, le persone in difficoltà hanno spesso bisogno di cure sanitarie, quindi un percorso che tenga insieme le diverse esigenze è risultato spesso la ricetta migliore.
Il tassello fondamentale dei progetti di contrasto alla grave emarginazione adulta continua a essere il lavoro di comunità perché non agisce solo sulle persone in difficoltà ma guarda a tutta la cittadinanza, a cominciare dal volontariato e della società civile con cui si mettono in campo lungo tutti i mesi dell’anno sperimentazioni e azioni positive.
“Il futuro continua ad andare nella direzione del welfare di comunità – afferma l’assessore a sanità e welfare, Giuliano Barigazzi – dove la collaborazione tra Pubblica Amministrazione, Terzo settore e società civile è rappresentata dalla co-progettazione, dalla fiducia reciproca, dagli obiettivi condivisi. Questa collaborazione deve diventare un sistema, deve costituire un metodo sistematico per la costruzione delle politiche di welfare per la nostra comunità”.