Il dibattito sul cosiddetto disegno di Legge Zan tiene banco ormai da mesi sui mezzi di comunicazione e nelle agende politiche; era quindi solo questione di tempo, prima che approdasse anche nelle scuole. È infatti notizia di questi giorni che al liceo Formiggini di Sassuolo, durante una lezione della finalmente resuscitata Educazione Civica, l’insegnante abbia illustrato il contestato disegno di Legge per rispondere, sembra, alle sollecitazioni di un alunno ad approfondire l’argomento.
Il punto, ora, non è che si sia parlato di un tema d’attualità sicuramente collegato alla materia, sebbene probabilmente un po’ al limite rispetto ai programmi di studio. È corretto, anzi auspicabile, che la scuola non si limiti a impartire nozioni preordinate, ma stimoli la curiosità e la discussione, veri motori della crescita individuale. Chi eccepisce, infatti, che trattandosi di proposta e non ancora di norma, esulasse dalla materia, rischia di spostare l’attenzione dal vero quid, verso un particolare risibile e secondario.
Liberta d’espressione e di insegnamento sono diritti garantiti dalla Costituzione: giusto, quindi, senza andare fuori tema, aver proposto una riflessione su un argomento tanto discusso e delicato. Ma proprio in nome di quelle libertà, che a parere di una parte, non solo della politica ma anche dell’intera società, il DDL Zan mette a rischio, sarebbe stato corretto e opportuno che l’insegnante strutturasse un dibattito, un confronto tra sostenitori e detrattori.
Un tema così divisivo, che corre sul sottile filo dell’equilibrio tra tutela di una (supposta) parte debole e diritto all’espressione di idee che possano anche solo criticare le peculiarità di quella parte, si sarebbe dovuto affrontare in maniera più responsabile e cauta. Ancor più in una situazione in cui sono coinvolti studenti adolescenti.
E la difesa dell’insegnante da parte della preside della scuola, che ha affermato che il DDL è stato presentato senza dare interpretazioni, rimarca in maniera ancora più netta l’inopportunità dell’iniziativa: una proposta di Legge che ha generato polemica e aspre discussioni proprio sull’interpretazione dei molti passaggi generici che lasciano troppa discrezionalità applicativa, doveva appunto prevedere un contraddittorio e focalizzarsi in particolare sulle differenze interpretative del testo.
Si tratta, in definitiva, di un’occasione persa per approfondire il tema nel rispetto di tutti i punti di vista, che per i ragazzi avrebbe potuto rappresentare, invece, una bella lezione di pluralismo e di metodo democratico e libero – principi questi, sì, dell’Educazione Civica – per affrontare le questioni complesse che potrebbero in futuro incontrare nella propria vita.
Simone Zanin
Responsabile territoriale Nazione Futura Sassuolo