In data 15 giugno 2021 è stato rinnovato il Protocollo per la gestione dei beni sequestrati e confiscati alle associazioni mafiose, presso Villa Celestina a Bologna, bene confiscato alla criminalità organizzata e restituito alla collettività, sottoscritto dal Tribunale, da CGIL – CISL – UIL, da Libera, Avviso Pubblico, Cooperare con Libera Terra, dalla Città Metropolitana, dalla Regione Emilia Romagna, da numerose istituzioni e associazioni di rappresentanza imprenditoriale presenti sul territorio.

La normativa italiana sul recupero sociale dei beni confiscati è considerata una buona pratica e la più avanzata a livello internazionale, ma vi sono ampi margini per rendere i procedimenti di assegnazione dei beni più snelli e celeri, tenuto conto delle tante necessità ed emergenze sociali alle quali è possibile rispondere attraverso il loro riutilizzo.
L’obiettivo che si propone il Protocollo è quello di tutelare i beni e salvaguardare la continuità produttiva delle aziende strappate alle mafie, coniugando il principio della legalità con il rispetto dei diritti e delle libertà di lavoratrici e lavoratori che, loro malgrado e senza alcuna colpa, vengono coinvolti nei sequestri delle aziende.
Libertà e diritti negati da criminalità organizzata e mafia e che sono responsabili invece di fenomeni purtroppo sempre più presenti di gravissimo sfruttamento lavorativo in innumerevoli settori della nostra economia.
Per rispondere a queste prime e fondamentali esigenze è nato il protocollo con il Tribunale di Bologna, che ieri pomeriggio è stato rinnovato.
Il nuovo Protocollo, in continuità con quello siglato nel settembre 2017 e stilato come allora, col coordinamento scientifico della prof.ssa Stefania Pellegrini dell’Università di Bologna, tiene conto altresì delle novità apportate dalla legge 161/2017 che ha portato all’istituzione di una sezione specializzata presso il Tribunale di Bologna per le misure di prevenzione a competenza distrettuale, quindi per tutta la regione Emilia Romagna.
Una gestione proficua dei beni e delle aziende sequestrate significa, confrontarsi con il Tribunale competente e con gli Amministratori Giudiziari responsabili dei beni confiscati, con le istituzioni, i Sindacati e le Associazioni imprenditoriali, al fine di valutare un percorso virtuoso capace, da un lato, di garantire la prosecuzione dell’attività economica, dall’altro di salvaguardare lavoratrici e lavoratori occupati. In questo senso, nel protocollo viene sancita la necessità, per noi fondamentale, di agire affinché non solo ai lavoratori venga garantita la piena tutela contrattuale ma anche, qualora si rivelasse necessario, di aprire appositi percorsi formativi finalizzati all’aggiornamento professionale atti ad instradarli verso
eventuali nuove opportunità di lavoro.
Tutto ciò in linea con i principi condivisi sia nel Patto per il lavoro regionale che in quello metropolitano.
Le aziende sequestrate e confiscate sono un bene di tutti e se ben gestite, già nella fase del sequestro ed in vista di una loro definitiva acquisizione al patrimonio dello Stato, ma anche in caso di restituzione al proposto, rappresentano una concreta opportunità di lavoro ed una risorsa da non sprecare, e su cui invece investire.
Il protocollo stabilisce che nella sede del Tribunale di Bologna venga istituito un tavolo tecnico istituzionale.
Ne faranno parte il presidente del Tribunale, che lo presiede, i segretari di Cgil Cisl e Uil e gli altri soggetti firmatari. Ha il compito di definire linee di azioni ed analisi sullo stato e sulle problematiche delle aziende sequestrate e monitorare l’andamento della gestione e dello sviluppo produttivo delle imprese affidate agli Amministratori Giudiziari, con lo scopo di ridurre tempi di gestione dei sequestri e favorire l’utilizzo dei beni immobili per fini sociali.
In questi anni, si sono fortemente incrementati i patrimoni confiscati e sequestrati, a partire da Aemilia e nelle tante altre inchieste che ne sono seguite, e anche oggi siamo in presenza nella nostra economia, anche per gli effetti determinati dalla pandemia Covid-19, di un pericolo rilevantissimo di infiltrazione.
Questo rinnovato strumento deve dare sempre più incisività all’azione di contrasto alla criminalità organizzata e alle mafie, colpendo quanto di più preme ai malavitosi e cioè i loro interessi economici, i beni, le aziende e tutti i patrimoni accumulati attraverso l’attività criminale.
A tal proposito il sequestro e la confisca dei beni, il loro riutilizzo ai fini sociali per il bene delle comunità, la salvaguardia produttiva delle imprese sottratte a criminalità e mafie e la salvaguardia delle lavoratrici e lavoratori occupati, l’affermazione di un lavoro con libertà e diritti, che le mafie negano, hanno un fondamentale valore, sia sul lato pratico che su quello simbolico.
Per le Associazioni e le Organizzazioni Sindacali la sottoscrizione di questa importante intesa è il risultato che consolida il rapporto già in essere con il Tribunale di Bologna, vuole essere una risposta concreta della società civile alla lotta alla criminalità organizzata per la gestione dei beni confiscati, ma soprattutto delle aziende sequestrate in una logica di mantenimento occupazionale nella legalità.