“Considero inaccettabile e molto grave il fatto che la proprietà non si sia presentata al tavolo di confronto e non si sia presa la responsabilità di partecipare alla discussione. È un atto unilaterale ingiustificabile. Per questo chiederemo immediatamente la convocazione di un tavolo nazionale da parte del Ministero dello Sviluppo economico, vista la distribuzione dei dipendenti in varie sedi del Paese e per mettere in campo tutti gli strumenti a disposizione che tutelino la produzione e un marchio storico per noi inscindibili con la professionalità dei dipendenti”.
Così l’assessore regionale allo Sviluppo economico e Lavoro, Vincenzo Colla, commenta l’esito dell’incontro riguardante la vertenza della Azienda Manifattura Riese (ex Navigare), convocato in seguito alla comunicazione di messa in liquidazione dell’azienda e la contestuale cessazione delle attività, dopo che la Luchi Fiduciaria ha acquisito l’80% delle quote societarie dal Fondo Consilium, mentre il rimanente 20 % rimane nelle mani della Navy Group. La storica azienda con sede legale a Rio Saliceto e stabilimento con vendita a Carpi, prospetta il licenziamento di 83 lavoratori.
All’incontro, il secondo in Regione dopo quello del 12 maggio scorso, erano presenti la vicesindaca di Carpi, Stefania Gasparini, il sindaco di Rio Saliceto Lucio Malavasi, il liquidatore Maurizio Corvaja, rappresentanti di Unindustria Reggio Emilia, Filctem e Filcams Cgil, Femca Cisl e una delegazione dei lavoratori.
La riunione ha evidenziato la completa insoddisfazione da parte delle Istituzioni e delle rappresentanze dei lavoratori per l’assenza dei rappresentanti della proprietà, che impedisce un confronto per ricercare una soluzione di continuità produttiva e occupazionale.
La situazione è resa ancora più grave dopo che il 14 maggio, fra la prima e la seconda convocazione del tavolo istituzionale, la proprietà ha comunicato l’apertura di un procedimento di licenziamento collettivo di tutti i dipendenti che riguarda 43 persone della sede di Carpi e altri 40 dei vari negozi in Italia.
Le Istituzioni e le parti sociali hanno concordato di ritenere inaccettabile il mandato del liquidatore, apparso evidente, di licenziare i dipendenti, restituire la sede e valorizzare solo il marchio.
È stata quindi avanzata la richiesta di poter affrontare la vertenza con la proprietà per discutere di tutti gli strumenti, anche di difesa del reddito e di accompagnamento transitorio, utili a tutelare una produzione di valore del Made in Italy.
“Nel frattempo- ha aggiunto Colla- chiedo alla proprietà di sospendere la procedura di licenziamento collettivo in attesa della convocazione al Ministero, quale gesto indispensabile per evitare una cesura sociale di tale postata”.
(l’immagine si riferisce allo sciopero di aprile)