ROMA (ITALPRESS) – L’accordo raggiunto in Europa sul Recovery fund “ci vedeva destinatari di 209 miliardi. Ma oggi ci troviamo di fronte all’ennesima discussione tra Paesi frugali e non e al dubbio se queste somme arriveranno, quando e a quali condizioni. E’ incredibile. Sembra di essere nel gioco dell’oca: si torna alle posizioni precedenti”. Lo dice la presidente del Senato Elisabetta Casellati in una intervista al “Corriere della Sera”. “Dalla fine del lockdown si parla di ripresa, ma oggi, dopo 5 mesi, tante parole e niente fatti – aggiunge -. Non c’è una visione strategica del Paese, una visione lungimirante del futuro e dello sviluppo. Si mettono delle toppe, ma in realtà non ci si occupa dei veri problemi la cui soluzione identifica una chiara linea politica. E’ come nascondere la polvere sotto il tappeto. Faccio un esempio, i banchi con le rotelle non possono essere la risposta alle sfide strutturali della scuola. E tutto questo incide sul dibattito europeo. Senza la politica, con la ‘P’ maiuscola, capace di costruire il ‘Progetto Italià dei prossimi 30 anni, anche un bazooka, qualora ci fosse, diventa una pistola ad acqua”. Per Casellati «c’è una sola grande priorità, ed è quello che io chiamerei il “Progetto Italia”. Ciò significa rilanciare il Paese facendo ripartire le leve dell’economia: infrastrutture, investimenti, imprese. Questo serve per dare lavoro, lavoro, lavoro. E soldi, soldi, soldi nelle tasche degli italiani. E poi basta con le troppe carte della burocrazia, un freno per la produttività. Il Piano per la ripresa si chiama “Generazione futura”. E’ stato pensato per i giovani, non perchè arrivi nel futuro, ma perchè prepari il futuro. Proprio loro, che sono stati gli invisibili della pandemia, devono essere protagonisti della rinascita insieme alle donne che, con la scuola a singhiozzo, continuano a sopportare il peso maggiore dell’organizzazione familiare». «Sulla proroga” dello stato di emergenza “prima di tutto occorre avere informazioni corrette, senza nascondere i risultati del Comitato tecnico. Se non abbiamo accesso alle informazioni, non possiamo dire nulla. Abbiamo bisogno di verità. Gli italiani sono stanchi di oscillare tra incertezze e paure, in una confusione continua di dati che impedisce tra l’altro di programmare il lavoro».
(ITALPRESS).