In Emilia-Romagna sono sempre meno le persone che contraggono l’infezione da Hiv: in dieci anni, dal 2009 al 2018, le nuove diagnosi tra i cittadini residenti sono quasi dimezzate, passando da 418 a 220 e mettendo a segno, quindi, un -47%. Calo che si è fatto ancor più rilevante negli ultimi anni, considerando che nel 2015 i nuovi casi erano 291, scesi a 285 nel 2016 e arrivati, appunto, a 220 (171 uomini e 49 donne) nel 2018, con un’incidenza del 4,9% ogni 100mila abitanti.

Una buona notizia per la Giornata mondiale contro l’Aids, domenica 1 dicembre, che potrebbe essere ancora migliore se le persone arrivassero in tempi più rapidi a scoprire di avere contratto l’infezione. La diagnosi precoce consente di attivare tempestivamente cure efficaci, invece il 60% delle persone che scoprono per la prima volta di essere sieropositive lo fa nella fase avanzata dell’infezione, o quando è già in Aids conclamato.

Per questo la Regione continua a insistere sulla necessità di informare e sensibilizzare i cittadini, e lo fa con la campagna “Proteggersi sempre, discriminare mai”: comunicazione social, manifesti, video (scaricabili, con i dati, dal portale ER Salute http://salute.regione.emilia-romagna.it/aids), per coniugare l’attenzione alla prevenzione con l’impegno a contrastare il pregiudizio nei confronti delle persone sieropositive o malate di Aids. Al suo fianco ci sono le Aziende sanitarie e le associazioni di volontariato, che per l’1 dicembre hanno programmato iniziative e incontri su tutto il territorio: in molte piazze medici e infermieri del Servizio sanitario regionale saranno a disposizione per eseguire gratuitamente il test attraverso un tampone salivare o con una semplice puntura sul dito, naturalmente in forma anonima. (Sui siti delle Ausl e su quello regionale www.helpaids.it è possibile conoscere le iniziative in programma).

“Che in Emilia-Romagna le nuove diagnosi siano dimezzate nell’ultimo decennio è davvero un’ottima notizia, grazie al lavoro svolto dal servizio sanitario, alla presenza di una buona rete di servizi e assistenza e grazie anche ad iniziative di sensibilizzazione come questa- afferma l’assessore regionale alle Politiche per la salute, Sergio Venturi-. Ma non si può abbassare la guardia su un tema così importante, rispetto al quale soprattutto i giovani non sono mai abbastanza informati. La prevenzione e la diagnosi precoce sono fondamentali, e in Emilia-Romagna continuiamo a lavorare in questa direzione, come dimostra anche l’incremento progressivo del numero delle persone che vivono con una diagnosi di Aids grazie alle terapie antiretrovirali. Lo scorso anno- chiude Venturi- i nuovi casi di Aids tra i residenti nella nostra regione sono stati 47, occorre continuare a lavorare per abbassarli ancora”.

E proprio in questo ambito, con una recente delibera di Giunta, è stata rinnovata la Commissione regionale tecnico-scientifica per gli interventi di prevenzione e lotta contro l’Aids a supporto delle politiche socio-sanitarie su tale materia.

I dati in Emilia-Romagna, al 31 dicembre 2018

I dati, elaborati dal Servizio prevenzione collettiva e sanità pubblica della Regione Emilia-Romagna, fotografano la situazione dello scorso anno e dell’arco temporale 2006-2018.
Esaminando l’intero periodo di sorveglianza sanitaria, tra le persone sieropositive il 74% è maschio, il 32% ha dai 30 ai 39 anni, il 69% è italiano. La classe di età più colpita è quella tra i 20 e i 49 anni (78%), i casi di sieropositività sono invece modesti tra i più giovani e negli ultracinquantenni. L’incidenza tra i maschi è 11,8 casi ogni centomila abitanti, tra le femmine è 4,0. Le persone straniere con Hiv sono poco meno di un terzo del totale (31%), sensibilmente più giovani rispetto agli italiani e prevalentemente di sesso femminile.
La modalità di trasmissione principale (90% nel 2018) è quella sessuale. Il 50% di tutti i casi è dovuto a trasmissione eterosessuale e purtroppo la percezione del rischio tra gli eterosessuali è molto bassa: solo il 14% dei sieropositivi l’ha dichiarata come motivazione del test di diagnosi.
Le persone giunte tardi alla diagnosi lo scorso anno sono state 132: il 60% dei nuovi casi; in particolare, al momento della diagnosi il 37% delle persone era già in Aids o in una fase molto avanzata dell’infezione. I residenti in Emilia-Romagna che hanno sviluppato la malattia conclamata, quindi l’Aids, sono stati 47 nel 2018 (61 nell’anno precedente).

I dati provinciali

Le nuove diagnosi di Hiv nel 2018 sono state: 40 a Bologna (incidenza 3,9 ogni centomila abitanti); 17 a Ferrara (incidenza 4,9); 17 a Forlì-Cesena (incidenza 4,3); 34 a Modena (incidenza 4,8); 27 a Parma (incidenza 6,0); 6 a Piacenza (incidenza 2,1), 18 a Ravenna (incidenza 4,6); 31 a Reggio Emilia (incidenza 5,8); 30 a Rimini (incidenza 8,9).