Immaginate questo scenario: è in corso una tempesta solare e la pioggia di radiazioni che cade sul pianeta sta creando grossi problemi ai sistemi elettrici e di telecomunicazione. Contemporaneamente, un gruppo di criminali informatici approfitta delle vulnerabilità generate dall’attività solare per sferrare un attacco, riuscendo a mandare in tilt la rete GPS a livello globale. Fantascienza? Forse. O forse no.
Un gruppo di ricercatori di UCL (University College London) e dell’Università di Bologna è arrivato a ipotizzare questo quadro catastrofico studiando le possibili interconnessioni tra disastri naturali, più o meno prevedibili, e attacchi informatici mirati alle principali infrastrutture del pianeta. Nello scenario ipotizzato, a fare le spese di questo “doppio attacco” sarebbe il sistema GPS. Cosa che creerebbe non pochi problemi.
“Tutto il sistema dei trasporti, navali e terrestri, andrebbe immediatamente nel caos”, spiega Giampiero Giacomello, docente al Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali dell’Alma Mater che ha collaborato allo studio. “E questa sarebbe solo la prima conseguenza diretta. Ricordate i problemi creati dall’eruzione del vulcano islandese Eyjafjallajökull, nel 2010? Moltiplichiamoli per mille e possiamo iniziare ad avvicinarci ad un’idea di quello che potrebbe succedere”.
Verso M.OR.D.OR.
Studi che cercano di prevedere le conseguenze di eventi catastrofici, che siano naturali o causati dall’attività umana, non sono una novità. In questo caso, però, i ricercatori hanno aumentato la complessità dello scenario, immaginando un attacco pianificato che sfrutta vulnerabilità generate da cause naturali e prevedibili.
L’analisi – pubblicata sulla rivista Safety Science – ha portato alla messa a punto di M.OR.D.OR., acronimo, che richiama la minacciosa Terra Oscura del Signore degli Anelli. M.OR.D.OR. sta per Massive, Overwhelming Disruption of Operations: un modello ideato per individuare e analizzare scenari catastrofici che possono nascere dall’intrecciarsi di emergenze di diversa natura. Ad esempio, appunto, un attacco informatico che sfrutta le vulnerabilità generate da una tempesta solare.
“Dallo scenario che abbiamo ipotizzato – continua il professor Giacomello – è emerso che sarebbe stato molto difficile, forse impossibile, collegare direttamente l’interruzione del sistema GPS ad un attacco informatico deliberato. In questo caso, infatti, l’effetto della tempesta solare potrebbe agire come scudo, impedendo l’intervento efficace dei sistemi di sicurezza”.
La resilienza, da sola, non basta
La parola che viene spesso evocata quando si parla di questi temi è “resilienza”: come e quanto un sistema complesso è in grado di resistere e continuare ad operare in situazioni di crisi. Si tratta di un concetto estremamente utile per testare la sicurezza di infrastrutture sensibili, ad esempio la rete elettrica o il sistema dei trasporti. Quando però entra in scena M.OR.D.OR. le cose si complicano.
“Molto spesso – spiega ancora il docente Unibo – la resilienza delle nostre infrastrutture viene messa a punto immaginando che questi sistemi agiscano in modo isolato dal resto del mondo. Ma non è così”. Le reti, insomma, sono progettate per resistere alle criticità che possono colpirle direttamente. Ma cosa succede quando queste criticità sono esterne?
“La nostra vita quotidiana – continua Giacomello – è legata a un gran numero di infrastrutture, che nel tempo si sono sviluppate e sovrapposte tra loro in modo spesso casuale. Quando non ci sono problemi, tutto funziona come deve. Ma basta un singolo evento critico per dare vita ad una serie di effetti a cascata in grado di far saltare l’intero sistema”. Dalle telecomunicazioni alla distribuzione dei prodotti alimentari, o del carburante, dalla rete idrica fino ai sistemi satellitari: come un sasso gettato in uno stagno, le conseguenze si moltiplicano, creando onde concentriche di portata sempre più vasta.
Soluzioni?
Cosa si può fare, allora, per mettere a punto sistemi davvero resilienti? “Gli strumenti non sono molti”, avverte il professor Giacomello. “Con M.OR.D.OR. abbiamo voluto mettere a disposizione dei ricercatori uno strumento per immaginare possibili scenari complessi e pensare così a risposte adeguate in contesti diversi”. Una prospettiva, questa, rispetto alla quale l’evoluzione tecnologica può essere di grande aiuto. “Utilizzando sistemi con una capacità di calcolo adeguata – conclude infatti il docente Unibo – si potrebbero ideare simulazioni dei possibili effetti a cascata generati da situazioni di crisi. In questo senso un grosso aiuto potrebbe arrivare dalla raccolta e analisi dei big data. Ad oggi, questa è una delle poche risposte possibili”.