Mercoledì 8 novembre alle 21 a Carpi, nel cinema Corso, lo spettacolo Portami a casa racconta le case famiglia di Don Oreste Benzi, l’infaticabile sacerdote riminese scomparso esattamente dieci anni fa. Lo spettacolo è messo in scena, grazie al contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Carpi, dagli attori della compagnia teatrale Piccola Piazza d’Arti della Comunità Papa Giovanni XXIII. La sceneggiatura ripercorre, attraverso alcuni episodi della vita di don Oreste Benzi, l’incontro con persone che hanno sperimentato opportunità di rinascita e di riscatto.
Venerdì 10 novembre alle 21 andrà in replica a Mirandola (MO) , Auditorium Rita Levi Montalcini, via 29 maggio 4.
Il 15 novembre alle 18 a Modena nel Seminario Metropolitano di Corso Canalchiaro 149, Don Oreste e le sue battaglie: serata di presentazione dei libri più recenti scritti su temi di attualità (la pace, l’accoglienza della vita nascente, la tratta degli esseri umani) che stavano a cuore al Servo di Dio Don Oreste Benzi. In collaborazione con la Galleria Incontro Dehoniana interverrano gli autori modenesi Irene Ciambezi, Andrea Mazzi; il responsabile dell’Associazione in Emilia Andrea Montuschi.
Dal 26 novembre al 1 dicembre nella Parrocchia di Gesù Redentore di Modena sarà possibile visitare la mostra fotografica Amare Sempre, dedicata alla vita e alle opere di don Oreste Benzi. L’Arcivescovo di Modena — Nonantola Mons. Erio Castellucci qui celebrerà l’Eucarestia, il 26 novembre alle ore 20.30.
CHI ERA DON ORESTE BENZI: nato nel 1925, spende la propria vita a favore degli ultimi. Giovane sacerdote nell’Italia martoriata del dopoguerra, propone ai giovani «un incontro simpatico con Cristo». Nel 1968 con un gruppetto di ragazzi e alcuni altri sacerdoti dà vita all’Associazione Papa Giovanni XXIII, che conta oggi oltre 400 case famiglia e realtà di accoglienza in tutto il mondo. Don Benzi guida l’apertura della prima Casa Famiglia a Coriano, sulle colline riminesi, il 3 luglio 1972. È il primo in Italia a lottare contro la cultura della prostituzione e a denunciare la tratta delle donne; con la sua lunga tonaca scura ed il rosario in mano negli anni ’70 ed ’80 incontra le donne vittime del racket della prostituzione proponendo loro la liberazione immediata e l’inizio di una vita nuova.