Sono sempre più vicini alla fusione i Comuni di Granaglione e Porretta Terme, sull’appennino bolognese. Dopo il sì dei cittadini nel referendum consultivo di domenica 11 ottobre, la commissione Bilancio, Affari generali e istituzionali, presieduta da Massimiliano Pompignoli, ha licenziato oggi il progetto di legge che istituisce un nuovo comune unico al posto dei due attuali (favorevole il Pd, astenuto il M5s). Ln e Fi non hanno partecipato al voto, in attesa – hanno spiegato in dichiarazione di voto Daniele Marchetti (Ln) e Galeazzo Bignami (Fi) – che siano forniti in Aula da parte dell’assessore al Bilancio, Emma Petitti (oggi in commissione), i chiarimenti sollecitati sul futuro della gestione del servizio idrico. Il progetto di legge sulla fusione sarà infatti in Aula a metà novembre, per il voto definitivo dell’Assemblea legislativa.
Nel corso della discussione in commissione, entrambi i consiglieri hanno indicato la necessità di capire se e come sia stato affrontato il tema posto dallo stesso sindaco di Granaglione quale precondizione alla fusione, e cioè la gestione del servizio idrico attualmente svolta in forma diretta dal Comune. In base al progetto di legge in discussione, “i Comuni interessati dal processo di fusione hanno facoltà di chiedere standard qualitativi particolari per la valorizzazione delle risorse locali rispetto a quelli determinati per l’ambito gestionale del servizio idrico integrato” e a tal fine, entro il 31 gennaio 2015, devono stipulare un accordo di programma fra il regolatore del servizio e le amministrazioni interessate per lo sviluppo di una forma di gestione coordinata. Un atto di indirizzo approvato dall’Assemblea legislativa nel marzo scorso invitava a stipulare l’accordo di programma in questione “non oltre il 46esimo giorno precedente la data di svolgimento del referendum”.
“Dato che ci eravamo lasciati con il voto contrario della Lega sull’indizione referendum, non perché fossimo contrari a priori alla fusione, ma perché volevamo vedere le carte in tavola rispetto all’accordo di programma- ha detto Marchetti – vogliamo sapere se ad oggi è stato siglato, perché non vorremmo trovarci a fusione fatta e andare a raccontare ai cittadini che l’accordo sul servizio idrico non è stato siglato. Ad oggi l’unica cosa chiara è che ci sarà un aumento delle tariffe di fognatura e depurazione, adeguate al bacino tariffario di area bolognese”. Stessa richiesta è stata avanzata da Bignami: “Il sindaco di Granaglione in campagna referendaria avrebbe dichiarato in un comunicato stampa ufficiale che l’accordo di programma confermerebbe la gestione diretta ed esclusiva del servizio idrico mentre Atersir dice che la gestione sarà in capo a Hera, che potrà avvalersi del Comune. Chiediamo di comprendere- ha proseguito il consigliere- se si conferma o no la gestione diretta ed esclusiva, perché questo è un tema su cui i cittadini hanno deciso. Se fosse vera l’ipotesi di un mantenimento della gestione diretta ci sarebbe un conflitto di attribuzioni tra leggi ordinarie e sarebbe una cosa enorme, ma in caso contrario ci sarebbe qualcuno che ha truccato le carte”.
Petitti ha ribadito la legittimità del percorso istituzionale avviato: “L’Assemblea con atto di indirizzo ha invitato a stipulare un accordo quadro rispetto alla gestione del servizio idrico. E’ evidente che c’è la volontà di andare in quella direzione ma ci saranno dei passaggi che verranno realizzati tra Regione, Atersir e gli stessi Comuni per una forma coordinata di servizio idrico. C’è l’impegno, i Consigli comunali hanno deliberato di andare verso questo accordo. Valuteremo se sia stato siglato, al momento non ci risulta”, ha concluso l’assessore impegnandosi a fornire un aggiornamento.
In caso di fusione, il nuovo Comune di “Alto Reno Terme”, il nome che ha ottenuto il maggior numero di consensi al referendum, con decorrenza dal 1^ gennaio 2016 si estenderà su una superficie di circa 73 Km quadrati per oltre 7.000 abitanti. Si tratterebbe della seconda fusione nel bolognese, dopo quella che ha dato il via al nuovo comune di Samoggia a partire dal primo gennaio 2014. In favore dell’ente di nuova istituzione è previsto un contributo regionale annuale costante di 200 mila euro, per complessivi 15 anni e – a titolo di compartecipazione alle spese iniziali – una ulteriore quota straordinaria in conto capitale pari a 150 mila euro annui per tre anni. Ai complessivi 3 milioni e 450 mila euro di contributi regionali andrebbe poi sommato anche il contributo statale annuale di 340.451 euro per un decennio.
Nella stessa seduta, la commissione assembleare ha dato il via anche ad altri due progetti di legge relativi alle fusioni tra i Comuni di Polesine Parmense e Zibello (in provincia di Parma) e Montescudo e Monte Colombo, nel riminese. Dall’inizio del processo di riordino territoriale avviato nel gennaio 2014, in Emilia-Romagna si sono concretizzate 5 fusioni. Potrebbero diventare 8 dal primo gennaio 2016.