“Con il Piano per la buona scuola a Modena abbiamo aperto un percorso che prevede tante tappe, anche se con alcuni punti fermi e azioni già messe in cantiere, perché il sistema scolastico che abbiamo davanti, che ora è disuguale, diventi omogeneo verso l’alto”. Lo ha affermato l’assessore alla Cultura e alla Scuola Gianpietro Cavazza concludendo il dibattito che si è svolto nel Consiglio comunale straordinario sulla scuola giovedì 17 settembre. La conclusione della discussione, con il voto sugli ordini del giorno sul Piano, è prevista nella seduta consiliare di giovedì 1 ottobre.
L’assessore Cavazza ha proseguito spiegando che “il Comune ha deciso di investire dove ci sono maggiori criticità e per questo ci incontriamo regolarmente con le scuole, le famiglie e le associazioni coinvolte in un patto di corresponsabilità. Abbiamo cercato di mettere in evidenza che educare insieme è un’assunzione di responsabilità a tutto campo: il patto di corresponsabilità e il nuovo patto per la scuola devono vivere di reciprocità, perché questa è la cifra che devono avere le relazioni in un sistema complesso come la scuola. E su questo fronte il Comune ha responsabilità istituzionali ma soprattutto politiche e se le vuole giocare tutte”.
Aprendo il dibattito per il Pd, Carmelo De Lillo ha affermato che per raggiungere gli obiettivi di una scuola accogliente, appropriata e aperta sono necessari “competenza, coraggio per interpretare i dati e intercettare occasioni di crescita anche passando per scelte di razionalizzazione difficili, e una grande capacità di condivisione con tutti gli attori che ruotano intorno alla scuola, dai genitori alle associazioni. Questo piano è uno strumento di lavoro, compito del Consiglio è implementarlo per arrivare all’obiettivo di fare del sistema scolastico una macchina oliata e affidabile”. Per Simona Arletti “Modena negli anni ha investito molto sull’istruzione e per questo è capace di recepire i fenomeni nuovi che si presentano e di innovare. Nelle nostre scuole c’è un’alta percentuale di bambini con almeno un genitore straniero: credo che sia nell’interesse di tutti incentivare la frequenza soprattutto di questi bambini perché inserirli da subito nel sistema educativo li aiuterà a diventare cittadini modenesi a tutti gli effetti”. Arletti ha poi sottolineato come essenziali anche il tema della salute (“l’istruzione è centrale nella garanzia di salute dei cittadini”) e della prevenzione dell’abbandono scolastico, “sul quale serve un impegno maggiore”. Per Grazia Baracchi il Piano per la buona scuola modenese è “ambizioso, vasto e complesso con l’obiettivo di promuovere e rinforzare l’innovazione didattica e l’offerta formativa. La previsione di spesa per il 2015, che supera i 45 milioni di euro, evidenzia la volontà di mettere la scuola al centro dell’azione politica e di continuare a investire sul sistema dell’istruzione. Anche per quanto riguarda l’inclusione degli studenti con bisogni speciali, che saranno sempre di più in futuro. È necessario riflettere su questa sfida che richiede precise scelte politiche che daranno il segno di quale comunità vogliamo costruire”. Per Vincenzo Walter Stella la scuola della tripla A deve anche essere “adeguata ai tempi che cambiano, alla società, ai ritmi di vita e alle esigenze delle famiglie”. L’intervento del consigliere ha toccato anche gli istituti comprensivi che “dovranno essere realizzati, se non strutturalmente, almeno concettualmente per garantire una buona continuità didattica”, e la necessità di sostenere all’interno della scuola iniziative per approfondire la differenza di genere e prevenire violenza e discriminazione. Secondo Paolo Trande “l’investimento di ingenti risorse sulla scuola da parte del Comune conferma la coerenza tra ciò che si annuncia e quanto si realizza e che per questa Amministrazione l’istruzione è realmente un settore strategico”. Sulla questione del calo demografico che si riflette sui nidi e sulle scuole dell’infanzia anche il capogruppo del Pd ha sostenuto la necessità “di mantenere in equilibrio il sistema e per farlo bisogna che le scuole pubbliche siano in numero tale da fare massa critica e continuare a guidare il sistema. Dobbiamo capire come mantenere l’attuale sistema integrato senza far prevalere criteri meramente economici”.
Per Marco Cugusi di Sel “a Modena abbiamo una storia di servizi educativi molto ricca, ma oggi la società è cambiata e il nodo centrale della scuola è definire le strategie per il futuro. Davanti al calo demografico e alla diminuzione delle domande dovuta alla crisi economica, sarebbe più lungimirante tenere aperti, anche in modo più flessibile, i servizi interamente gestiti dal pubblico e lasciare quelli appaltati ai privati. Si dice che le scuole paritarie costano meno di quelle pubbliche, ma è per il fatto che non prendono i lattanti, che costano di più, non hanno le cucine interne e pagano meno gli insegnanti”.
Giuseppe Pellacani (FI) ha incentrato il proprio intervento sulla riforma nazionale della scuola “sulla quale buona parte del partito di maggioranza ha protestato. Sembra che finora abbia vinto l’immobilismo – ha affermato il consigliere – e, anche se so che il mondo scolastico è sempre stato restio ai cambiamenti, le buone ambizioni iniziali, come i maggiori poteri decisionali ai presidi e la valorizzazione del merito, si sono perse per strada. C’è ancora tanto da fare, anche a Modena dove rimangono ancora incompiuti tanti progetti su edifici scolastici, per i quali non si sa se avremo i soldi, e la riforma verso gli istituti comprensivi”. Il consigliere ha concluso chiedendo la valorizzazione del ruolo delle scuole private, soprattutto per l’infanzia, che “producono risparmi per la collettività mantenendo un livello qualitativo pari a quello della scuola pubblica e garantiscono quel valore da non disperdere che è la libertà di scelta per la formazione dei nostri figli”.
Mario Bussetti (M5s) ha esordito sottolineando la contraddizione tra il fatto che “tutti definiscono fondamentale la scuola ma poi si fa una grande fatica a reperire le risorse da dedicarvi”. Il consigliere ha proseguito osservando che “a Modena, a fronte del calo della natalità si chiudono le strutture pubbliche per l’infanzia dando così una preferenza, anche se ancora limitata nei numeri, alle scuole private. Il sistema è ancora equilibrato ma siamo preoccupati perché se si continua su questa strada le scuole comunali, che sono un nostro patrimonio importante, non potranno più svolgere la loro funzione di traino sul piano della qualità. Anche la Fondazione Cresciamo, a cui non sappiamo bene che ruolo dare, secondo noi contribuisce a questo sfilacciamento del patrimonio pubblico”. Sollevando il problema dell’educazione alle nuove tecnologie, Bussetti ha chiesto quali risorse ci sono per farle entrare nelle scuole, e sull’integrazione sociale ha sostenuto che “quando nelle classi elementari c’è una maggioranza di bambini stranieri bisogna mettere in campo gli strumenti adatti per creare integrazione, e non siamo sicuri che siano stati scelti quelli giusti”.
Antonio Montanini di CambiaModena ha affermato che “oggi si compete sulla capacità di essere innovativi nel sapere ma il nostro sistema scolastico e universitario, per troppi anni considerato un costo e non un investimento, competitivo non lo è più. La scuola ha bisogno di un cambiamento che non ci potrà essere finché il sistema sarà così fortemente centralizzato: le scuole, di ogni ordine e grado, dovrebbero dipendere dalle amministrazioni locali. Il successo del Fermi ne è un esempio”. Per il consigliere è fondamentale il rapporto scuola-università-mondo del lavoro “ma spesso c’è un ritardo negli indirizzi di studio, nei contenuti della formazione che diamo ai nostri ragazzi e, in casi come quello delle tecnologie informatiche, anche nella preparazione dei docenti. Il ruolo degli enti pubblici invece dovrebbe essere proprio quello di prevedere il futuro e di fare da avanguardia. È un compito complesso ma è forse il principale dovere che abbiamo”.
Secondo Marco Chincarini di Per me Modena, la presentazione del piano per la buona scuole modenese è solo l’inizio di un percorso e di un dibattito: “Siamo contenti che siano stati recepiti i nostri ordini del giorno sull’apertura pomeridiana dei giardini scolastici, sulla cittadinanza onoraria ai bambini stranieri, che rende la scuola più accogliente, e apprezzo anche il lavoro per la costruzione degli istituti comprensivi. Vorrei che finisse il momento degli annunci e arrivasse quello delle azioni. Sono qui e aspetto”.